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«Passerete alla storia», Anna e Enrico, 88 e 95 anni, guariti dal Covid ringraziano i loro angeli in camice

«Enrico quando mi porti a mangiare in quel bel ristorantino sul mare, al Poetto?», queste le prime parole, appena dimessa dall’ospedale e tornata a casa, di Anna Porrà, 88 anni, cagliaritana, bella ed elegante anche in vesti casalinghe, in attesa di poter rindossare i soliti panni, in attesa che quella brutta stanchezza passi definitivamente. La signora ci racconta con dovizia di particolari e sempre col sorriso di quando un mese fa il Covid ha sconvolto la sua vita e quella del marito Enrico. «Ho avuto paura, ho visto la mia compagna di stanza riportata in vita per un pelo. Mi ha dato forza la mia famiglia, che pur non vedevo essendo ricoverata al Binaghi, e tutto il personale dell’ospedale, dei lavoratori incredibili».

Ecco le prime parole di Anna, ammalatasi di Covid insieme al marito Enrico, 95 anni portati bene come solo un sardo sa fare, “ogliastrino doc”, ci tiene a precisare. Il signor Enrico era positivo asintomatico e per lui non è stato necessario il ricovero ma per la signora Anna sì: «Ho sempre sofferto di bronchiti ma già dall’anno scorso il nostro medico, il dottor Roberto Pili, ci ha fatto somministrare il vaccino anti pneumococco oltre a quello contro l’influenza. Devo dire che erano due anni che non mi ammalavo ma il Covid non ha perdonato e forse grazie al vaccino i sintomi non sono stati troppo pesanti». Anna non ha avuto febbre, né tosse ma “solo” problemi respiratori. Con lei si sono ammalati, oltre al marito, la figlia (ricoverata al Marino, ndr) e il genero: i primi sintomi subito dopo Capodanno, poi la necessità del trasporto in ospedale e l’ossigeno.

Ospedale Binaghi

«Mi sento dal profondo del cuore di ringraziare tutto il personale: infermieri, oss, i medici. Non credevo, finchè non l’ho visto, che fosse tutto così faticoso per loro. Tutto il giorno con quelle tute, senza aria, senza mangiare né riposarsi. Una dottoressa ci impiega 10 minuti d’orologio per la “vestizione”, li ho cronometrati. Avete idea di quanto sia pesante lavorare in questo modo ormai da oltre un anno?».

Il pensiero della signora Anna, non appena tornata a casa, è andato a loro: agli infermieri, agli oss, alla dottoressa Curreli, alla dottoressa Dellacà, al dottor Stabilini, alla dottoressa Cuboni, alla dottoressa Ruggero e a tutti coloro che al Binaghi si sono presi cura di lei. «Sappiate che passerete alla storia e i vostri figli e nipoti si ricorderanno sempre di voi per quello che avete fatto», le piaceva sottolineare quando era in reparto. «Con il personale si crea un rapporto ben diverso da quello che c’era prima: si vede, sono appassionati al loro mestiere, ci tengono ai pazienti. Peccato che molti di loro abbiano un contratto solo a tempo determinato, perché sarebbero tutti un bel valore aggiunto per l’ospedale».

Adesso Anna e Enrico sono nella loro casa, hanno ricevuto già la lettera della Asl che li dichiara guariti ma il cammino è ancora lungo: la stanchezza si fa sempre sentire ma l’ottimismo è nel loro dna. «A breve diventeremo bisnonni e ci saranno i vaccini. Non aspettiamo altro che poterci godere la buona stagione insieme alla nostra numerosa famiglia!». E noi glielo auguriamo davvero di cuore.

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