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Sardegna ancora in zona arancione, la voce di baristi e ristoratori: “Il ricorso? Non ci aspettavamo la vittoria”

Ricorso perso al Tar, la Sardegna resta in zona arancione sino al 7 febbraio. Niente da fare allora per baristi e ristoratori, costretti a stare chiusi anche a pranzo. Asporto e consegna a domicilio consentiti, certo, ma in questi due settori, dove la convivialità e la socialità giocano un ruolo chiave, non poter servire l’aperitivo di mezzogiorno o il pranzo sono sicuramente un brutto colpo. E allora da Cagliari la voce degli addetti ai lavori si fa sentire, immediatamente dopo la sentenza del tribunale. Quasi tutti, però, non si aspettavano nessuno “sconto”.

Cagliari, inaugurazione mancata e chiusi ancora prima di aprire

Alla Marina lo sa bene Mauro Lecca del Ristorante Bistrot nella via Baylle. Inaugurazione del locale prevista per lo scorso 23 gennaio, ma inevitabilmente “bucata” dal passaggio dell’Isola in zona arancione. “Avevamo già comprato la merce e ricevuto diverse prenotazioni. Tutto saltato, ci siamo dovuti organizzare con l’asporto. Praticamente questo locale non ha ancora avuto modo di aprire alla gente”. Chiusi ancora prima di aprire, dunque. Eppure sull’esito della “diatriba” Regione e Ministero, passata via Tar, Lecca non ha dubbi: “Sapevo che il ricorso non l’avremmo vinto. Si sarebbe creato un pericoloso precedente”.

Bar chiusi tutti il giorno, resta l’asporto: “Il lavoro non è lo stesso”

Una leggera sfumatura cromatica che pesa tantissimo anche per i baristi del centro. Nella centralissima via Mazzini lo storico Tramer vedeva, sino a poco tempo fa, tanti avventori occupare, nelle belle mattine cagliaritane, sedie e tavolini ai piedi del monumento ai Caduti.  Ancora per qualche giorno, allora, tutto in magazzino. Solo asporto. “Sì, si continua a lavorare. Ma qui, in zona gialla, si farebbe molto meglio”.

Piazza Yenne, il “vuoto” anche a pranzo: “Ce lo aspettavamo. Costa tanto, siamo al limite”

Nessuno “sconto”, dunque. Sino al 7 febbraio la piazza Yenne rimane orfana di sedie e tavolini anche a pranzo. Dal bar centrale Michela Ghiani non sembra delusa. Semplicemente, e realisticamente, rassegnata. “Non ci aspettavamo di certo la vittoria del ricorso. Ora speriamo bene nel weekend. Lavorare così costa tanto e noi siamo al limite”.

 

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