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Perché la Sardegna è passata in zona arancione? I dati che ‘condannano’ l’Isola al cambio di colore

Da oggi, domenica 24 gennaio, la Sardegna è passata in zona arancione.

Ma quali sono le motivazioni scientifiche che hanno portato il ministro della Salute Roberto Speranza a firmare l’ordinanza che impone all’Isola il cambio di colorazione?

Il dato principale lo conosciamo tutti: si tratta dell’indice Rt che nel caso della Sardegna, da solo, non giustificherebbe il passaggio alla zona arancione, essendo di poco inferiore a 1, 0,95 per la precisione. Un dato comunque non particolarmente positivo visto che è in linea con quello nazionale di 0,97, che non si può ancora considerare “sicuro”.

L’altro indicatore che viene menzionato nero su bianco nell’ordinanza ministeriale riguarda i casi ogni 100mila abitanti. In Sardegna sono più di 50, indicatore che colloca la regione tra quelle “a rischio alto”.

Terzo indicatore che preoccupa la cabina di regia pandemica sono i focolai nelle residenze sanitarie per anziani, in aumento nell’Isola.

C’è poi l’altro dato più importante insieme a quello dell’indice Rt che da solo basterebbe a giustificare il cambio di colore: il superamento della soglia critica del 30% di occupazione dei posti letto in terapia intensiva. In Sardegna questo indicatore, per quanto concerne il periodo preso in esame dall’Iss, è leggermente superiore al limite giudicato sopportabile dal sistema sanitario regionale.

Infine c’è un fattore che condanna definitivamente l’Isola: si tratta del «forte ritardo di notifica dei casi nel flusso Iss che potrebbe rendere la valutazione di questi indicatori meno affidabile», come spiegato dalla cabina di regia. In sostanza la Sardegna avrebbe comunicato in ritardo i dati, rendendo il lavoro di elaborazione dell’Iss più complicato.

Questi sono i cinque punti, dati alla mano, che condannano la Sardegna al passaggio in zona arancione.

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