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Folklore, Magia e Tradizione: Capodanno in Sardegna tra antichi riti, credenze e filastrocche portafortuna!

 

Ogni regione ha le sue tradizioni e la Sardegna non fa eccezione: durante questa festività così importante nell’Isola si recitavano filastrocche propiziatorie e si celebravano usanze particolari che sono state tramandate attraverso le varie generazioni. Non stupisce, infatti, che qualcuna di esse sia utilizzata ancora oggi! Ecco alcune tra le più famose tradizioni sarde tipiche di capodanno.

La prima persona che si incontra il mattino del primo dell’anno

Questa usanza in realtà non è valida solo a capodanno, ma in tutti i giorni dell’anno, anche se, proprio quando l’anno sta per finire, essa dovrebbe aumentare la propria potenza. Si tratta di una credenza, molto in voga nei paesi,  di pensare che la persona incontrata per prima,  il giorno dopo capodanno, avesse una grande importanza, perché poteva rivelare il futuro. Secondo la tradizione, se si incontrava un uomo o una donna con una gobba, questo voleva dire che nell’anno nuovo si sarebbe stati molto fortunati. Se, addirittura, si riusciva a toccare la gobba, allora era il presagio di un’enorme fortuna.

Incontrare una donna come prima persona dopo capodanno, invece, si racconta fosse segno di mala sorte. Se la donna in questione poi era una suora, la sfortuna si sarebbe particolarmente accanita contro il malcapitato.

Diversa era la situazione se si incontrava un uomo, in questo caso, ci si doveva aspettare una buona dose di fortuna, ma senza esagerare.

La Filastrocca per l’anno nuovo

Durante la notte del 31 Dicembre e nella giornata del 1 Gennaio non mancavano le filastrocche: queste venivano recitate dai bambini e dagli adulti, sia per divertimento, sia perché si pensava che queste fossero di buon auspicio per l’anno nuovo. In particolare, una filastrocca che veniva recitata spesso era “A sa noa!” (all’anno nuovo):

“Gennarxu est passau, nì nieddu nì braxu mi nd’at tocau.
Friaxu, su pilloni prenit su scraxu.
Martzu. Chi bis chi fàciu unda, piga sa scova e munda…
Chi non accarraxu su surcu, strexidindi su bruncu.
Abrili, torrat lèpori a cuili.

Nì Maju sentz”e soli, nì bagadia sentz”e amori.
A Làmpadas chini no podit messai, spigat.
Mes”e Argiolas depidori, Austu pagadori.

Cabudanni. In s’àiri is brebeis, àcua fintzas a is peis.
Mes”e Ladàmini. Po santu Simoni dònnia tapu bàndat a su cuponi.
Donniasantu. Po santu Martinu in dònnia carrada est prontu su binu.
Mes”e Idas. Intr”e dias mannas e festas nodias nci acabant de passai is cidas.
A Sa Noa! – Deus bollat!”