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Un emozionante viaggio nella Sardegna dei centenari alla scoperta del segreto della longevità

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Da sempre, è risaputo, la storia dell’uomo è stata caratterizzata dalla ricerca di un elisir in grado di garantire giovinezza e lunga vita. Ne parlava già Erodoto nell’Antica Grecia e ai tempi di Alessandro Magno si riteneva fosse stata trovata l’Acqua della vita, una fontana mitica raggiungibile solo dopo avere sconfitto gli spiriti delle Terre oscure. Lo stesso Santo Graal, cercato da Re Artù e dai suoi Cavalieri, era considerato donatore di vita eterna. L’idea di una sostanza capace di garantire una lunga vita è presente anche nella mitologia indiana, in quella cinese e in quella dei nativi americani. Per gli alchimisti, poi, la ricerca dell’elisir di lunga vita ha sempre rappresentato uno dei principali obiettivi da perseguire.

Quello che non tutti sanno è che il segreto dell’elisir di lunga vita è in realtà nascosto in alcune zone del mondo precisissime. Una di queste è l’Ogliastra, in Sardegna.

Questo elisir ha una ricetta che è stata studiata ed è ben precisa: genetica, stile di vita, alimentazione, luoghi incontaminati, contatto con la natura. E la prova del fatto che questa formula funzioni è rappresentata da decine di centenari che abitano in Ogliastra, ormai famosa in tutto il mondo non solo per le bellezze del territorio e l’invidiabile enogastronomia, ma anche per essere una delle cinque Blue Zones al mondo, termine coniato ad hoc dagli studiosi Gianni Pes e Michel Poulain.

Conosciamo meglio, in un piccolo viaggio virtuale, due dei comuni ogliastrini che sfidano il tempo che passa: Baunei e Arzana.

Baunei

Storicamente e geograficamente il confine a nord dell’Ogliastra, arroccato su un costone calcareo ma con un territorio che arriva fino al mare, ecco Baunei.

Con una popolazione di circa tremila persone, Baunei è uno dei comuni più ricchi di attrattive naturali di tutta l’Ogliastra, proprio per questa sua duplice caratteristica: il profilo montano del bellissimo borgo principale, circondato da guglie, valli profonde, pinnacoli, monti e boschi di rara bellezza, e la zona costiera, che vanta la frazione di Santa Maria Navarrese – con il suo delizioso porticciolo turistico e la torre spagnola che svetta sul mare cristallino –  e alcune tra le Cale più belle e più famose d’Italia, meta ogni estate di migliaia di turisti.

Le più note, degli autentici angoli di paradiso, sono ovviamente Cala Luna, Cala Sisine, Cala Goloritzè e Cala Mariolu. Quest’ultima è stata resa celebre, negli anni Settanta, dal film di Lina Wertmuller “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto”.

Sembra quasi impossibile che in un unico centro si possa concentrare così tanta bellezza e in forme così varie.

Nell’altopiano di Golgo si apre poi Su Sterru, la voragine carsica più profonda d’Europa, nei cui pressi si trovano le antiche pozze denominate “As Piscinas” e la chiesa campestre dedicata a San Pietro. Un percorso di circa otto chilometri lo separa dal centro abitato baunese. Meta di tanti turisti e curiosi, Golgo è stato anche scelto, in più di un’occasione, come set per film e video musicali, proprio per il suo richiamare atmosfere westner.

Altra tappa obbligata per chi visita questo borgo votato alla longevità è sicuramente Pedra Longa, una guglia che si erge per 128 metri e cade a picco in un mare dai colori che non scorderete più. È in questo punto che mare e montagna si incontrano e si abbracciano. È stata dichiarata monumento naturale nel 1993 e segna non solo l’inizio della spettacolare Costa di Baunei ma anche il punto di partenza per il famoso trekking del Selvaggio Blu.

Intorno al borgo principale ormai da anni è tutto un pullulare di turisti e di attività di vario genere ( escursioni, trekking, gite in barca etc) ma gli anziani del paese vivono ancora lontani dal caos, protetti dalla piccola comunità di cui hanno sempre fatto parte e godendosi aria pulita, ritmi lenti e buon cibo.

Oltre a salumi e formaggi deliziosi, il piatto principe di Baunei è senza dubbio la carne di capra, simbolo del paese e della vecchia economia pastorale e protagonista di una nota e sempre molto partecipata sagra estiva.

 

 

Arzana

A quasi 700 metri sul livello del mare, sorge il comune di Arzana, che vanta la vetta più alta della Sardegna, Punta La Marmora. Dal piccolo comune ogliastrino, che conta poco più di duemila abitanti ed è circondato da boschi di ginepri, lecci e querce da sughero, sorgenti e corsi d’acqua, è possibile osservare tutta la piana ogliastrina. Da Monte Idolo, in particolare, dove svetta un’enorme e maestosa statua di San Michele, si può respirare aria buona e ammirare dall’alto il Golfo di Arbatax tra mufloni, cinghiali e cervi.

Un quadro naturale quasi incontaminato, dove risiedono da sempre alcuni dei centenari ogliastrini. Se interrogati sulla loro lunga vita, i nonnini arzanesi rispondono così: il segreto della longevità sta nel duro lavoro, nell’aria pulita, nell’affetto della famiglia, nello stare vicini alla natura e lontani dal caos e soprattutto nel buon cibo.

A quest’ultimo proposito si può certamente dire che Arzana si distingua per le prelibatezze portate sulle tavole, dai culurgionis con il semplice sugo di pomodoro ai salumi e formaggi del luogo. Protagonisti in cucina, poi, anche i funghi. Non a caso, ogni anno ad Arzana, si tiene la nota Sagra del Porcino d’Oro.

Se capitate da quelle parti, segnate in agenda sicuramente una visita alla chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista (che conserva due preziosi oggetti: un ostensorio seicentesco e una croce medievale), una capatina alla sorgente montana di Funtana Orrubia e una alle Domus de Janas e ai complessi nuragici del territorio arzanese. Nella speranza poi che il Trenino Verde della Sardegna torni ai vecchi fasti, ricordiamo che anche nel borgo ogliastrino dei centenari è presente una delle stazioni della linea storica Mandas-Arbatax.

Imperdibile anche una visita al villaggio nuragico di Ruinas, che a quota 1,1197 metri sul livello del mare, risulta uno dei più alti della Sardegna. Il villaggio si sviluppa intorno al maestoso nuraghe omonimo, che domina oltre duecento capanne con base circolare, di cui son rimaste le basi in pietra. La tradizione orale tramanda una storia per la quale il villaggio, abitato fino al Medioevo, venne abbandonato in seguito a una pestilenza che decimò la popolazione. I sopravvissuti alla malattia vennero accolti ad Arzana e gli arzanesi ereditarono le terre di Ruinas.

 

 

 

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