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Accadde oggi: il 20 novembre 2011 moriva Mario Martiradonna, “la Roccia”, uno degli eroi dello Scudetto

Nove anni fa, il 20 novembre 2011, all’età di 73 anni morì a Cagliari Mario Martiradonna, uno dei grandi protagonisti dello Scudetto del Cagliari. Una brutta malattia se lo portò via in poco tempo. Nacque a Bari il 28 agosto del 1938 e quest’anno avrebbe compiuto 80 anni.  Esordì nel 1959 con il Teramo in serie C, per poi andare alla Reggiana e, notate le sue grandi potenzialità, da lì il Cagliari decise di ingaggiarlo. Era il 1962. Due anni dopo, il suo primo traguardo, proprio con i colori rossoblù: la promozione in serie A.

Ma il giovane terzino destro pugliese (soprannominato la “Roccia” per il suo essere coriaceo e grintoso nel gioco) non avrebbe mai immaginato che il meglio doveva ancora arrivare e che di lì a qualche anno avrebbe vinto lo scudetto che diede prestigio alla principale squadra della Sardegna. Chi in campo ebbe il compito di marcarlo e i tanti tifosi dell’epoca che lo videro giocare, hanno sempre raccontato di un giocatore che sul rettangolo di gioco metteva l’anima; per lui era come disputare una battaglia, che affrontava a viso aperto, ma senza mai perdere l’umiltà. Come raccontò in seguito, all’epoca gli stipendi erano bassi e si giocava per passione, non per soldi. Quella passione lui l’ha sempre dimostrata.

Ben 239 partite in serie A, tante soddisfazioni ma anche qualche delusione. Era il 1970 e Valcareggi, all’epoca ct della Nazionale italiana, stava preparando gli Azzurri per i Mondiali del Messico e gli aveva assicurato la convocazione, ma all’ultimo qualcuno gli portò via il posto. Non si demoralizzò, neanche quando Scopigno, sdrammatizzando, gli disse: «Con quel cognome così lungo non vai da nessuna parte. Se ti chiamassi Martin saresti già in Nazionale». Avrebbe voluto vincere un altro scudetto ed era convinto che se Riva non avesse subito quel grave infortunio che gli stroncò la carriera, sarebbe potuto accadere nuovamente. Invece tutto andò come non doveva andare e si ritirò dal calcio giocato nel 1974.

Amava Cagliari tanto che, come altri suo compagni, decise di rimanere a viverci. Ha allenato le squadre giovanili come il Monte Claro e gli Allievi del Cagliari e gestito un distributore di benzina rilevato da Arrica. Purtroppo, però, in seguitò non andò nel migliore dei modi: la società rossoblù gli tolse gli Allievi e, come se non bastasse, dovette chiudere il distributore per colpa di chi approfittò di lui. Anche qui non si diede per vinto, nonostante una pensione di poco più di 800 euro e il rischio sfratto da una casa popolare proprio a inizio 2011. La sua ultima “avventura” a Cagliari fu la candidatura a consigliere comunale nelle fila del Pd in occasione delle elezioni del 2011. Poi il ricovero in ospedale e la morte. Di lui rimane il ricordo di ciò che fece per la squadra. Il Cagliari lo ha inserito nella sua Hall of Fame.

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