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La chiesa ai tempi del Coronavirus: cosa è cambiato? Intervista al parroco di Ulassai, Osini e Gairo, Don Roberto Corongiu

Di fronte alle restrizioni imposte dal Governo italiano per contrastare la diffusione del Covid-19, le chiese italiane continuano a svolgere le loro attività, salvo seguendo i protocolli di sicurezza previsti. La pandemia mondiale che tutti noi stiamo affrontando, ha inciso in modo significativo in tutte le attività dove le interazioni interpersonali sono fondamentali: tra esse, le celebrazioni delle funzioni religiose. 

La comunità ecclesiastica segue in modo puntiglioso tutte le disposizioni: dal distanziamento dei posti a sedere nelle panche all’obbligo per tutti di indossare la mascherina durante l’intera durata della liturgia.

Abbiamo intervistato Don Roberto Corongiu, per capire come le limitazioni previste dai dpcm hanno influito sulla normale celebrazione della messa, delle funzioni religiose in generale, sulle attività di incontro e di preparazione come il catechismo, ma anche dal punto di vista umano. 

Come si svolge la celebrazione della messa? Come sono cambiati i momenti di interazione sociale?

Per lo svolgimento delle messe bisogna seguire tutti gli accorgimenti necessari e i protocolli di sicurezza, sia da parte di noi sacerdoti che dei fedeli. Ovviamente sono cambiati i momenti più importanti della messa, che prevedono interazioni sociali tra i cittadini: dallo scambio del segno di pace al momento dell’eucarestia. Per quanto riguarda l’eucarestia non ci sono particolari divieti. Personalmente non accolgo più le persone come da tradizione, ovvero in fila al centro della chiesa nonostante si potrebbero creare file ordinate, ma do la comunione nei banchi dopo che le persone che vogliono riceverla si alzano in piedi e ovviamente previa igienizzazione delle mani.

Come vengono celebrate le funzioni religiose? Quali sono le differenze sostanziali? 

Quasi tutte le funzioni religiose vengono svolte normalmente, seguendo i protocolli di sicurezza. Si possono celebrare matrimoni, battesimi, comunioni e cresime ma seguendo il distanziamento sociale imposto anche nella sistemazione dei posti a sedere, l’uso della mascherina durante tutta la durata della funzione e seguendo, da parte nostra, degli accorgimenti utili alla sicurezza dei fedeli. Nell’ultimo periodo, nonostante il via del Governo, non ci sono state celebrazioni, in tutte e tre le parrocchie, di matrimoni e battesimi. Probabilmente la gente aspetta tempi migliori. 

Per quanto riguarda i funerali, negli ultimi mesi è possibile il loro normale svolgimento, seguendo le limitazioni previste dai dpcm. Come siete organizzati in tal senso?

A inizio pandemia, non era possibile svolgerli normalmente: era possibile solamente la benedizione del sacerdote sulla salma del defunto. Nei mesi successivi, sono state adottate misure meno restrittive limitando più che altro il numero di partecipanti ai parenti più stretti e agli addetti delle agenzie funebri. Dopo i nuovi dpcm imposti dal Governo, lo svolgimento dei funerali è quasi tornato alla normalità. Si deve rispettare il numero di persone massimo a seconda della capienza della chiesa e del cimitero, mantenere il distanziamento sociale e l’uso obbligatorio della mascherina. Ciò che è cambiato drasticamente sono i momenti di interazione sociale. Non svolgiamo cortei per accompagnare il defunto al cimitero per evitare assembramenti, e sono vietate le condoglianze ai parenti: non ci si stringe più la mano o ci si abbraccia, e bisogna sempre disinfettarsi le mani. 

Il sacramento della confessione è permesso? Come si svolge? 

Si, è permesso e non ci sono dei divieti o limitazioni a riguardo. Lo svolgimento resta il medesimo ma ovviamente prendendo gli accorgimenti necessari per evitare la diffusione del virus: distanziamento e mascherina obbligatoria per entrambi. 

Un luogo di incontro e preparazione per i vari sacramenti è il catechismo. Come vi siete organizzati?

Purtroppo il catechismo è bloccato in quasi tutta la Sardegna. Ci dispiace non dare l’opportunità ai bambini di poter frequentare il catechismo e stiamo pensando a soluzioni sicure per il bene di tutti. Infatti la prossima settimana terremo una riunione con i catechisti per decidere quali saranno i metodi di svolgimento da adottare.

Da un punto di vista umano, cos’è cambiato?

Dal lato umano è cambiato il modo di vivere gli appuntamenti comunitari, tra distanziamenti e protocolli da seguire. Tutto ciò non impedisce l’accesso alle celebrazioni e la vita religiosa della comunità ma certamente ne complica qualche dinamica. La difficoltà è stata e sta nel prestare attenzione a quelle piccole cose che venivano spontanee e che ormai sono vietate o inopportune. Ovviamente c’è molto timore, soprattutto nel riprendere la vita sociale, anche in parrocchia. Dall’altra parte ci sono ancora persone che non comprendono la gravità della situazione che stiamo affrontando vivendo le restrizioni con lassismo o persone che hanno lasciato la pratica religiosa riducendola a qualcosa di individuale. Nonostante tutto rimane forte la disponibilità e la vicinanza dei sacerdoti verso la comunità, e viceversa. Speriamo in tempi migliori. 

 

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