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Covid-19, “Isolando gli anziani la mortalità sarebbe dimezzata”: lo studio dell’Ispi

Isolare la popolazione anziana per contrastare gli effetti più nefasti della diffusione del Coronavirus e salvare migliaia di vite. Secondo L’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI), potrebbe essere questa una soluzione molto efficace.

«In Italia (ma pressappoco la stessa cosa avviene in tutto il mondo), – si legge nel report dell’Ispi – l’82% dei deceduti per Covid aveva più di 70 anni e il 94% ne aveva più di 60 anni. È d’altronde naturale che sia così: è ormai noto che la letalità plausibile del virus cresce esponenzialmente con l’età, uccidendo meno di 5 persone su 10.000 nella fascia d’età 30-39 anni, ma oltre 7 persone ogni 100 tra gli ultra-ottantenni. Se ipotizziamo, come abbiamo fatto sopra, che il 70% della popolazione italiana si contagi, la mortalità diretta causata dal virus sarebbe equivalente a poco meno dello 0,8% della popolazione (95% CI: 0,7% – 1,2%), facendo quasi raddoppiare il tasso di mortalità annuo che, come detto, nel 2019 è stato dell’1,1%. Aggiungendo il probabile sovraccarico delle terapie intensive, i decessi salirebbero intorno all’1% (95% CI: 0,8% – 1,4%) e l’età mediana delle persone decedute scenderebbe notevolmente».

«Cosa accadrebbe se, invece di decretare un lockdown nazionale, superato un certo livello di guardia decidessimo di isolare in maniera perfetta le persone più anziane? – si chiedono gli esperti dell’Ispi -. In altre parole, cosa accadrebbe se fosse decretato un lockdown solo per le fasce d’età più a rischio?»

«Il grafico qui sopra – si legge ancora – prova a rispondere proprio a questa domanda, calcolando il numero di morti dirette dovute al contagio da SARS-CoV-2 nel corso di un anno solare. Sulla sinistra compare lo scenario “non fare nulla” di cui abbiamo già parlato, con morti dirette causate dal virus equivalenti a circa lo 0,8% della popolazione che andrebbero a sommarsi all’1,1% della popolazione che ogni anno decede per altre cause (ricordando che no, a oggi non c’è nessuna prova che una parte significativa delle persone decedute con Covid-19 sarebbe deceduta comunque, e dunque non c’è effetto sostituzione tra l’una e l’altra cifra). Procedendo verso destra si nota quale effetto avrebbe l’isolamento di ciascuna fetta di popolazione: sarebbe sufficiente isolare gli ultra-ottantenni per dimezzare o quasi la mortalità diretta del virus. Se poi riuscissimo a isolare efficacemente gli ultra-sessantenni, la mortalità scenderebbe allo 0,07%, circa dieci volte inferiore, equivalente a 43.000 persone. Di fatto, si tratterebbe di un numero di decessi annui inferiore all’eccesso di mortalità fatto registrare tra marzo e maggio in Italia nel corso della prima ondata (circa 49.000 persone), malgrado l’attesa infezione di 29 milioni di italiani (ovvero il 70% degli italiani nella fascia d’età 0-59 anni), che sarebbero circa il decuplo rispetto ai 2,5-3 milioni di infetti plausibili nel corso della prima ondata. Ricapitolando, anche in uno scenario di diffusa circolazione virale nella popolazione più giovane, si scenderebbe da un eccesso di mortalità diretta per Covid-19 di 460.000 persone senza isolamento, a 120.000 (-74%) se si isolassero gli ultra-settantenni e a 43.000 (-91%) se si isolassero gli ultra-sessantenni. È come dire che la mortalità totale nel corso di un anno solare in Italia aumenterebbe del 71% senza isolamento, ma solo del 18% con isolamento degli over-70, e appena del 7% con isolamento degli over-60».

«Dal punto di vista economico – sostiene il report – un lockdown selettivo per fasce d’età permetterebbe di evitare i contraccolpi più severi. In Italia nel 2019 la forza lavoro era composta da 25,9 milioni di persone. Di queste, 2,3 milioni (il 9% della forza lavoro) erano ultra-sessantenni. Salendo di soli cinque anni, i lavoratori ultra-sessantacinquenni si riducono già a circa 600.000 persone (il 2,4% del totale), mentre se considerassimo solo gli ultra-settantenni ci fermeremmo a circa 130.000 (lo 0,5% del totale). Oltretutto, per una certa fetta di queste persone isolamento non deve necessariamente significare assenza di lavoro, perché rimarrebbe disponibile l’opzione del remote working (che sarebbe comunque cruciale estendere il più possibile all’intera forza lavoro)».

Infine, si legge ancora «l’isolamento delle persone anziane non risolve il problema del probabile sovraccarico delle strutture ospedaliere nel caso di alta circolazione virale nella popolazione. Tuttavia, è importante sapere che anche su questo versante un isolamento selettivo allevierebbe molto la pressione sul sistema sanitario nazionale».

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