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Storia di un Amore nato in quarantena in Sardegna: Marco Antonio e Maria Ausilia, dalla musica in balcone all’altare

Di Marco Antonio vi avevamo già parlato: era stato lui uno dei primi, durante il lockdown dello scorso marzo, ad allietare gli animi del vicinato di via dei Giudicati con il suono del suo organetto. Quella melodia era arrivata non solo a noi di Vistanet e ai suoi vicini di casa ma anche a una ragazza, Maria Ausilia. E, come un racconto d’amore che può esserci capitato di leggere in un romanzo o vedere in un film ecco invece una moderna storia d’amore nata all’ombra del Covid, nutritasi, perchè negarlo, grazie anche ai social. Ma lasciamo la parola a Marco Antonio che, con grazia ed eleganza, ha raccontato a Vistanet com’è andata. Per voi, preparatevi a emozionarvi!

“Chi l’avrebbe mai detto che il 2020, anno del Covid 19, anno di tanti avvenimenti tristi e deprecabili, potesse essere per qualcuno, in questo piccolo e vasto mondo, l’anno più importante della propria vita? E se quel qualcuno fosse poi un giovane “vagamondo” in cerca di un perché, che senza né arte né parte si è affacciato da un balcone per strimpellare con il suo organetto due rime messe in croce senza neanche saper suonare sul serio, e divenisse poi probabilmente il primo “saltimbanco” al mondo che ha voluto rispondere all’angoscia di una pandemia con il sorriso degli ingenui e dei fanciulli, beh, se quel qualcuno fosse proprio lui a fare del 2020 l’anno più bello della propria vita…neanch’egli ci crederebbe mai!

Eppure eccomi qua, son proprio io, Marco Antonio Pia, a raccontarvi la mia storia, che è pure quella di Maria Ausilia Perra, la mia dolce metà! In seguito al turbine che involontariamente ho provocato e nel quale sono stato immerso dopo che, nel pomeriggio del 12 marzo scorso, sono uscito nel balcone del palazzo di via dei Giudicati in cui abitavo a Cagliari, strimpellando il mio organetto con l’unico fine di risvegliare l’allegria nel vicinato e rompere il gelido ghiaccio dell’angoscia che già calava sulle nostre coscienze a pochi giorni dall’inizio della quarantena, sono stato invaso da richieste di amicizia e segui sui social divenendo in poche ore il centro dell’attenzione di tantissima gente, rimanendone schiacciato. Se da un lato la cosa all’inizio mi ha divertito perché assurda e inaspettata, portando allegria e divertimento in casa, subito posso dire di aver preso le distanze dalla distorsione che si voleva ottenere del messaggio spontaneo che avevo voluto lanciare: non sono un esibizionista, non volevo l’attenzione “particolare” di nessuno, volevo solo dire ai miei vicini e ai miei amici di non lasciarsi andare alla paura e alla negatività ma di affrontare questa difficile circostanza con propositività per quanto possibile, con intelligenza e un pizzico di ironia. Così, con la spontaneità di un qualsiasi ragazzo sardo di “paese”. Infatti per questo abbiamo poi creato con i miei coinquilini una pagina Facebook (“Quelli del balcone”) che non metteva al centro la mia persona, ma la voglia di dare un messaggio di speranza e un piccolo conforto da parte di un gruppetto di giovani che non volevano gettare la spugna davanti alla sfida attuale.

Così facendo mi sono svincolato dalla pressa che i social mi avevano sbattuto addosso, rendendo poi uno strumento e un servizio occasionale il mio “affacciarmi dal balcone”, riprendendo la mia vita ordinaria (per così dire, visto che eravamo chiusi in casa) come prima del mio exploit dal balcone. Tuttavia, come ho detto altrove lasciando una dedica a colei che ora è mia moglie, “l’Amore, come la Musica, non ha barriere e viaggia aldilà del Tempo e dello Spazio, perché è fatto della stessa sostanza dell’Eterno.” E infatti la forza della musica, di un gesto sincero o di una buona intenzione, ha portato il mio messaggio molto molto lontano: mi ha scritto gente da tutto il mondo, dall’Australia, dal Brasile, dalla Germania, dalla Francia e chiaramente da tutta Italia. La mia allegria ha dato fiducia a persone che mi hanno scritto per ringraziarmi, per confrontarsi e confidarsi, dandomi modo di continuare nel mio piccolo a fare del bene. Ma non solo. La forza di un gesto, fatto per amore del prossimo, ha fatto sì che da un semplice “mi piace” scaturisse molto di più.

Tra i followers che avevano apprezzato il mio video, ho conosciuto tramite Instagram una ragazza con la quale è nato un dialogo sincero, un confronto autentico e da qui il desiderio di conoscersi di più. Realmente. Dopo una prudente verifica in cui ci siamo “vagliati” a vicenda, ci siamo scambiati il numero e da lì è iniziata la nostra storia. La Quarantena, da limite, è divenuta strumento privilegiato per dare spazio ad un confronto interpersonale non condizionato dalla “fisicità” in cui potersi confrontare spiritualmente, psicologicamente e moralmente. È divenuta quindi il luogo ideale di una conoscenza profonda e autentica, in cui mettere in evidenza chi si è e non chi si vuole far vedere di essere. Dai messaggi siamo passati presto alle videochiamate, che sono state il “luogo” surreale del nostro “primo appuntamento” e dei nostri successivi incontri, divenuti poi l’ordinarietà in cui riuscire quasi a toccare ciò che percepivamo nei nostri cuori nonostante le distanze. Un’esperienza straordinaria, certamente romantica e fuori dagli ordinari canoni relazionali. Così fu che grazie all’organetto e alla spontaneità sincera del mio gesto, la Provvidenza ha fatto sì che incontrassi Maria Ausilia.

Ci siamo scoperti come due gocce d’acqua in tutto ciò che è fondante e fondamentale. Valori, passioni, spiritualità. In tutto ci siamo ritrovati: diversi, si! E grazie a Dio! Ma in perfetta sintonia su
tutto ciò che davvero importa. Due “ragazzi all’antica”, scopertisi in un modo “modernissimo”. Entrambi innamorati delle tradizioni sarde, io con un passato di ricerca vocazionale, lei catechista, uniti nella Fede, nell’amore per la nostra Terra di Sardegna, per il ballo sardo e…per la cucina! In quarantena Maria preparava dolci sardi e da Mandas, il suo paese, me li spediva a Cagliari. Io da
parte mia, gli ho fatto arrivare a casa il mio libro di Poesie, che poi in videochiamata la notte ci leggevamo. E infine, un anello. Un simbolo di qualcosa che stava nascendo e che volevamo mettere alla prova sul serio al termine della quarantena. Un anello-rosario, con una scritta “Posuerunt me custodem”: mi misero a loro custodia, ed ovviamente il riferimento è alla Santa Vergine alla quale da subito abbiamo affidato questa misteriosa, mistica e meravigliosa avventura.

Il 4 maggio ci incontrammo di persona, finalmente! Il nostro primo incontro avvenne davanti all’immagine di Maria Ausiliatrice, nella chiesa di San Paolo a Cagliari. Quale luogo era più sicuro per incontrarsi se non una chiesa, silenziosa e lontana da sguardi indiscreti, per non venir tacciati come trasgressori dei divieti vissuti in quarantena? Ma d’altronde, ormai, eravamo “congiunti”! Da lì in poi la nostra relazione ha potuto maturare ed integrare quegli aspetti relazionali che coinvolgono la fisicità degli innamorati, ma proprio come un qualcosa che ha coronato quella conoscenza già intima e profonda che la “clausura” forzata ci aveva permesso di sviluppare. E’ stato come conoscersi da sempre. Come se doveva solo arrivare il momento giusto, il luogo e le circostanze che la Divina Provvidenza aveva preparato perché le nostre libertà potessero arrendersi volontariamente allo schiocco, al richiamo, dell’Amore! E davanti a tutto questo, davanti ad una pandemia in corso, davanti a tante prove e segni del “destino” direbbe qualcuno e che noi crediamo essere firma della Bontà di Dio nella nostra vita, cosa bisogna attendere? Dopo 7 mesi di conoscenza, e 5 di fidanzamento, abbiamo deciso di credere all’Amore e di dare una forma eterna a quel qualcosa, nato “per caso” da un balcone e coronato infine sull’Altare!

L’11 ottobre io e Maria Ausilia ci siamo sposati, nonostante il Covid, nonostante tante difficoltà, nonostante il panorama scoraggiante in cui l’uomo moderno è innestato, dove il mondo e la società di oggi sono ostili e poco accoglienti verso le necessità di una famiglia nascente e della vita stessa. Noi abbiamo creduto all’Amore. Non in un amore preconfezionato, perfezionista, con la pretesa e l’illusione di sicurezze e certezze che mai si possono impugnare per davvero. No. noi abbiamo creduto nell’Amore come Dono di sé, e quindi come in un inizio e non in un compimento, in un qualcosa in divenire e tutto da scoprire…un’avventura, una chiamata, da abbracciare insieme, nel noi dell’Amore.

Possa questa testimonianza dare coraggio a tutti in ogni circostanza che si trovano a vivere! così come ha avuto eco il suono del mio organetto, possa ridondare ancora il messaggio della Speranza! Non c’è tempo per arrendersi, non rinviamo i nostri progetti, le nostre aspirazioni, i nostri sogni! Abbiamo a disposizione solo il momento presente. Crediamoci, nel nostro oggi, e investiamo in ciò che conta. In ciò che vale, anche se ci chiede il sacrificio di un discrimine, tra ciò che importa e ciò che non è essenziale. Senza paura delle contrarietà, di doversi giustificare con chi non ci comprende o non ci accetta, di dover dimostrare qualcosa a qualcuno, di dover essere capiti per forza. Crediamo nella Vita, nell’Amore, nella gioia vera, e affrontiamo tutto come un qualcosa facente parte “del pacchetto” dell’esistenza. Nel bene e nel male, senza paura! “Non abbiate paura!” – disse appunto S. Giovanni Paolo II di cui da poco abbiamo ricordato la festa – “aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. E questo è il segreto della felicità, dei cuori intrepidi e coraggiosi: l’amore di Cristo, la presenza di Dio nel cuore dell’uomo, la forza che viene dall’aver Fede e dal sapersi amati e pensati per un progetto – la Vita – esaltante e meraviglioso benché difficile, chiamati a renderlo un Capolavoro! Questo è ciò che in noi ha fatto la differenza. E se non avremo paura, “ce la faremo” davvero! E non solo a superare il momento presente con cognizione di causa, ma a essere veramente protagonisti della nostra esistenza per viverla appieno, per esserne felici! Fortza paris!” Marco Antonio e Maria Ausilia.

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