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Sospesa la caccia alla Pernice e alla Lepre sarda: il Tar ha deciso

Il T.A.R. Sardegna ha sospeso il decreto regionale che aveva aperto la caccia alla Pernice sarda (Alectoris barbara) e alla Lepre sarda (Lepus capensis mediterraneus) per due giornate (4 e 11 ottobre 2020), con un carniere potenziale complessivo per ognuno dei 35.987 cacciatori sardi di due esemplari per ogni specie animale.

Il Tribunale amministrativo, come spiega un comunicato del Grig, che ha portato avanti la battaglia per la sospensione della caccia a questi animali, ha ribadito un principio giuridico che ormai dovrebbe esser stato assimilato dalla Regione autonoma della Sardegna al pari delle altre regioni e province autonome: il parere dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (I.S.P.R.A.) è preventivo e obbligatorio, sebbene non vincolante e può essere superato solo con adeguata e comprovata motivazione.

Il fatto che la Regione non abbia atteso tale parere “non può essere superata nemmeno dalle valutazioni compiute dall’amministrazione regionale … esposte nella ampia motivazione del provvedimento impugnato, tenuto conto che la Regione può anche eventualmente determinarsi motivatamente in senso diverso dal parere dell’ISPRA (essendo in materia, come si è già ricordato, il parere obbligatorio ma non vincolante) ma non può anticipare le sue determinazioni in una fase che precede l’emissione del parere e quindi senza tenere conto dello stesso”.

Infine, “la rilevata illegittimità non può essere superata nemmeno sulla base dei contenuti limiti (giornalieri e di carniere) stabiliti per la caccia alla Lepre sarda e della Pernice sarda nell’impugnato decreto”. Il ricorso presentato al T.A.R. Sardegna dalle associazioni ambientaliste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus (GrIG), Lega per l’Abolizione della Caccia (L.A.C.) e WWF Italia onlus, assistite dall’avvocato Carlo Augusto Melis Costa del Foro di Cagliari, ha come di consueto l’obiettivo di ricondurre a legalità ed eliminare le conseguenze più deleterie determinate dall’attività venatoria sulla fauna selvatica, già danneggiata da inquinamenti, antropizzazione del territorio, perdita degli habitat naturali.

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