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Covid-19, la testimonianza di una sarda guarita: “Aiutiamo medici e infermieri, persone eccezionali”

Emanuela Mannu è una delle migliaia di sardi che in questi mesi è risultata positiva al Coronavirus.

A due giorni dalla notizia più bella, quella della guarigione sua e della madre, ha deciso di rendere pubblica la sua storia, per raccontare a tutti quello che ha vissuto, ringraziare quanti l’hanno aiutata e curata e cercare di dare i consigli giusti a tutti noi.

Una testimonianza preziosa e positiva che vogliamo riportare integralmente. C’è tutto quello che serve per raccontare il difficile periodo che stiamo attraversando e per affrontarlo con lo spirito giusto, fatto di responsabilità, gratitudine per i professionisti del settore sanitario e senso di umanità.

«Ho voluto postare questa foto e rendere pubblica questa mia esperienza per due motivi…Uno, perché volevo ringraziare pubblicamente tutte quelle persone che mi sono state vicine sin dal primo momento, senza lasciarci soli neanche un giorno…Ho avuto sempre la presenza costante di qualcuno che mi ha fatto compagnia consolandomi in questo periodo difficile. Non voglio elencarle appositamente perché non vorrei correre il rischio di dimenticare qualcuno, invece vorrei che chiunque abbia fatto per noi anche il minimo gesto, si senta incluso fra le persone alle quali sarò sempre grata. Ogni cosa è stata importante.

Vorrei ringraziare inoltre la protezione civile di Arzachena, sempre presente per qualsiasi esigenza anche nelle giornata di forte pioggia. Ma il più grande ringraziamento, non me ne vogliano gli altri, va ad una Donna meravigliosa che è stata di fondamentale importanza in questo cammino, la dottoressa Carla Pintus, il mio medico di base. Una Donna straordinaria, un kamikaze che lotta e si batte per il bene dei suoi pazienti, “sarò il tuo stalker”mi disse appena ricevuto la positività… è così ha fatto. Insieme alle sue infermiere, ci è stata vicino in ogni momento, perché lei è il medico che sacrifica la sua vita per i suoi pazienti, che incoraggia, che conforta, che protegge, che si prende cura, che ti fa compagnia. Non posso non nominarla, non posso non rendere pubblica la stima che ho per questa fantastica Donna. Io le sarò grata per tutta la vita. Senza di lei le cose sarebbero andate diversamente, ed io questo lo urlerò al mondo intero per sempre.

Purtroppo questa esperienza non l’ho vissuta da sola perché ho contagiato i miei genitori, portando mia madre ad essere ricoverata a Cagliari. Ho avuto la grande paura di non rivederla più e se fosse successo, non me lo sarei mai perdonata. Io e Anto non siamo stati malissimo, anche se abbastanza provati, ma lei si. Nessuno sa quello che succede veramente in quegli ospedali, nessuno sa in cosa consistono effettivamente le cure che stanno salvando tantissime persone, è qualcosa di inimmaginabile. Per questo mi sento di dire, perché so cosa realmente sta succedendo, che noi dobbiamo dare il nostro contributo ai medici che lottano in prima linea, dobbiamo aiutarli e fare in modo che questi ospedali non si intasino di gente, facciamo in modo che i ricoveri diminuiscano, aiutiamoli usando più che possiamo tutte le precauzioni possibili per evitare ulteriori contagi. Ci sono medici che sono stanchi di ricoverare gente, e gli ospedali sono pieni.

Proteggiamoci per proteggere i più deboli, perché non hanno le armi per difendersi, proteggiamo gli anziani. Loro possiedono la ricchezza storica di ogni paese, sono i protagonisti di quei racconti e di quelle storie che ci porteremo per sempre. Sono un patrimonio importante ed è nostro dovere proteggerli.

Inoltre cerchiamo di stare vicino a chi ha il virus, possiamo dargli il nostro aiuto anche senza dargli la mano e senza avere contatti, non dobbiamo avere paura. Con una chiamata non ci si contagia, neanche con un messaggio, un “ciao come stai” da fuori di una finestra può avere un’importanza fondamentale per far sì che la solitudine non abbia la meglio. Cerchiamo di mettere in pratica il senso civico, rispettiamoci a vicenda e diamo valore alla vita nostra e degli altri.

Grazie alla mia famiglia, ai miei fratelli e mie cognate che, insieme a Simone Dettori mi hanno retto le spalle nei momenti di sconforto. Ai miei cugini che hanno sorvegliato mia mamma dal primo giorno in ospedale. Grazie alle mie amiche, sempre con me anche in questa esperienza e grazie ai vicini di casa di mamma che hanno pianto con noi.
Grazie alla mia azienda e i colleghi di lavoro per come mi hanno rasserenata.

Il Santissima Trinità di Cagliari è un ospedale fantastico dove ogni giorno vengono salvate tante persone, il reparto di pneumologia è ricco di angeli che hanno coccolato amorevolmente la Donna nonché maestra della mia vita.

Non possiamo comandare il nostro destino, né tantomeno decidere se ammalarci o no. Possiamo fare una cosa però. Possiamo bloccare questo virus e tutte le altre malattie virali per fare in modo che i malati affetti da malattie imprevedibili possano essere curati degnamente. Abbiamo tutti questo potere. Un abbraccio a chi legge queste righe e che ha provato sulla sua pelle la mia stessa esperienza».

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