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Seui Arcuerì, parla Daniele Pilia: «Il campionato di Prima Categoria andrebbe fermato»

Daniele Pilia, dirigente del Seui Arcuerì.

“Ci sono dei momenti nella vita in cui il calcio deve passare in secondo piano, questo è uno di quelli, ora pensiamo alla nostra salute e a quella dei nostri familiari, stringiamo i denti e aspettiamo.”

Questo è un passaggio della lettera del presidente del Seui Arcuerì, Stefano Caredda, con la quale comunicava ai propri dirigenti e calciatori la decisione di non scendere in campo alla partenza del campionato.

Volontà esternata dalla società al presidente della Lega Nazionale Dilettanti Sardegna, comunicando la scelta irremovibile a non disputare le gare di campionato.

«Il nostro è stato un comportamento responsabile – spiega Daniele Pilia – abbiamo valutato la situazione, nel nostro paese stavano aumentando i casi di positività al COVID-19. Inoltre un nostro compaesano, risultato contagiato, era appena deceduto in circostante drammatiche.»

Il direttore sportivo giallo-blù aggiunge: «All’inizio della scorsa settimana ho contattato la presidentessa del Villagrande Filomena Dessì. Avremmo dovuto incontrare la squadra ogliastrina all’esordio il 27 settembre. Ho spiegato la situazione creatasi nel nostro paese, nonostante nessun nostro tesserato fosse positivo, e le ho spiegato che non ci saremmo recati in trasferta. Filomena, ha condiviso la nostra scelta e si è dichiarata solidale e disponibile a fare altrettanto.»

Giovedì scorso, la LND ha accolto la decisione del Seui Arcuerì sospendendo tutte le gare di questo campionato a data da destinarsi. Stessa linea adottata per altri sodalizi calcistici isolani, colpiti da vari casi di COVID-19.  Altra squadra coinvolta il Nurri, presente nello stesso girone del Seui, dove militano diverse squadre ogliastrine.

«Per noi prima di tutto – afferma Pilia – viene la salute dei nostri ragazzi, degli amici dirigenti e delle loro famiglie. Non si può giocare a calcio con il rischio di contrarre il virus, sia in campo o negli spogliatoi. Abbiamo condiviso la decisione di chiudere l’impianto sportivo Burridorgiu, da parte dell’Amministrazione comunale.»

Ph: Elisabetta Meloni

Consapevole del momento, con 139 casi di contagio in Sardegna nella giornata di ieri, il dirigente seuese lancia un appello alla Federazione: «Il campionato di Prima Categoria deve essere sospeso e ristrutturato. Il protocollo messo a punto nei mesi scorsi, non è attuabile in queste condizioni dalle società dilettantistiche, innanzitutto per le strutture. Oltretutto i calciatori sono studentilavoratori, che non giocano a calcio per professione. Mi chiedo che ripercussioni avrebbero, oltre alla salute, in ambito lavorativo o scolastico?»

Il direttore sportivo inoltre si sofferma su un’altra problematica, dice:«Il nostro Girone è composto da squadre ogliastrine, del cagliaritano e del sarcidano. Le Rose non sono formate come un tempo da giocatori autoctoni, cresciuti nel vivaio. Nel caso di un aumento di positività in una zona, non ci sarebbe il rischio che il virus si diffonda in un’altra? Ricordiamoci che il calcio è uno sport di contatto, non è come il golf o il tennis per intenderci.»

A tal proposito Pilia, lancia un’idea condivisa da molti altri dirigenti, spiega:«I quattro gironi formati da diciotto squadre, andrebbero razionalizzati in sei gruppi formati da dodici squadre. E in seguito per assegnare promozioni e retrocessioni, basterebbe far disputare i play-off e  i play-out. Questo permetterebbe di riprendere i campionati in tempi più sereni con squadre geograficamente più vicine. Inoltre permetterebbe trasferte economicamente sostenibili, una cosa da tenere in considerazione vista la crisi economica di questi tempi.»

Questa proposta, tra le altre cose, è stata formalizzata nella lettera del presidente Caredda ai vertici della LND Sardegna.

Chiude il direttore sportivo:«Ringrazio i dirigenti e calciatori delle altre squadre, per la solidarietà e la vicinanza dimostrataci con messaggi e telefonate. Molti sono d’accordo per sospendere i campionati dilettantistici, anche perché quello che sta succedendo a Seui potrebbe capitare in altre realtà. Nel nostro paese è stata avviata un’indagine epidemiologica e le autorità competenti stanno prendendo le decisioni necessarie per contrastare i contagi. Pertanto credo che il calcio vada fermato. Lo dice uno che oltre la passione, ci mette l’anima.»

Parole quelle di Pilia, che dovrebbero fare riflettere i vertici della LND.

 

 

 

 

 

 

 

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