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La didattica a distanza non ferma i liceali di Lanusei, promossi al B2 di Cambridge. La prof Fiera: “Come ci siamo preparati in questo difficile momento”

Tra i principali effetti collaterali di questa emergenza sanitaria senza dubbio dobbiamo annoverare la difficoltà che docenti e studenti hanno dovuto affrontare nel doversi relazionare a distanza. Un metodo completamente nuovo da accettare, approcciare e fare proprio.

La docente di lingua e cultura inglese Maria Antonietta Fiera, del Liceo Leonardo da Vinci di Lanusei, ci racconta come è andata, pochi giorni dopo aver saputo che i suoi alunni che hanno sostenuto e superato alla grande il livello B2 per conto dell’Università di Cambridge, dopo aver frequentato le sue lezioni online.

Qual era il suo metodo di insegnamento prima del lockdown? Su cosa puntavi?

Molto complesso ed articolato e mai centrato sullo sviluppo di una sola competenza linguistica o l’utilizzo di un solo metodo e/o approccio, ma ha sempre comportato l’attivazione di tutte le abilità linguistiche in contemporanea o in successione, attraverso un continuo gioco interattivo che è molto difficile da catalogare in sequenze ricettive e produttive separate e che può essere reso soltanto da un processo. Le lezioni, svolte prevalentemente in lingua inglese, hanno sempre avuto la finalità di centrarsi sul discente dandogli la possibilità di usare la lingua individualmente, ma anche in coppia o in gruppo, sviluppando e/o potenziando le abilità linguistiche in modo integrato e funzionale alle sue esigenze comunicative nel rispetto dei suoi stili cognitivi. Si può parlare di approccio comunicativo nel mio caso, ma penso che la definizione più corretta sia quella di approccio eclettico-digitale, in quanto comprende oltre all’approccio funzionale-nozionale anche alcuni principi e tecniche che derivano da approcci precedenti come lo strutturale, il situazionale, il metodo cognitivo o razionale fino ad arrivare alla più recente metodologia CLIL che prevede l’insegnamento di una materia non linguistica (Storia dell’Arte nella mia scuola per esempio) in lingua inglese; il tutto sempre coronato dall’uso di tecnologie informatico-digitali, che nel periodo del lockdown sono state particolarmente incentivate, insieme alla partecipazione a diversi social media per condividere materiali didattici, effettuare compiti riguardanti ricerche, test, creazione di materiale multimediale, etc.

Cosa è cambiato con la DAD? Quali sono i punti di forza e – invece – le pecche di questo nuovo sistema?

Considerata la flessibilità metodologica da sempre messa in atto durante le mie lezioni, l’approccio DAD non è stato particolarmente destabilizzante. O meglio, lo è stato i primi tre giorni di chiusura della scuola, poi si è configurato via via come grande occasione di sperimentazione di nuovi approcci e di valore aggiunto alla didattica in presenza. “Perché quello che si fa in aula reale non può essere fatto in aula virtuale?” “Cosa cambia?” “Perché farsi scoraggiare?” Queste le domande che mi sono posta all’inizio. Le risposte le ho trovate quasi subito, almeno credo, mettendomi all’opera e non perdendo mai il contatto con i ragazzi delle mie 6 classi curriculari del Liceo Artistico di Lanusei (che incontravo regolarmente in videoconferenza al mattino come da orario scolastico dopo tre giorni di chiusura della scuola ) e di un’altra classe extracurriculare formata da alunni interessati a sostenere l’esame Cambridge B2 “First for School” il giorno 15 luglio 2020 (questi ultimi li incontravo una volta alla settimana per due ore nel pomeriggio sempre dopo tre giorni che la scuola chiudesse), provenienti, dopo un’accurata selezione avvenuta tramite test d’ingresso, dal L.Artistico, L.Classico, ITCAT, L.Linguistico, L.Pedagogico, L.Scientifico dell’Istituto Leonardo da Vinci di Lanusei. Di sicuro cambia il mezzo con la DAD.

Ma può un mezzo, come un monitor per esempio, essere così potente da cambiare il nostro rapporto con gli studenti ed interrompere la nostra attività didattica? L’insegnante è il pilota. Non è l’unico depositario delle conoscenze, ma è una guida, può sempre adottare un approccio umanistico-affettivo e mantenere il controllo; l’alunno è il soggetto attivo di apprendimento e il computer serve solo da strumento. Anche nell’epoca dell’automazione didattica, il docente rappresenta sempre la “garanzia fondamentale” di ogni efficacia didattica. Lo smart working è una realtà dalla quale non si può sfuggire, ma che può rivelarsi piacevole se il rapporto uomo-macchina pone sempre al centro dell’attenzione l’allievo o il rapporto interpersonale allievo-docente o se, in altri termini, il docente cerca di trarre un arricchimento professionale dal sussidio multimediale non accettando un’eccessiva robotizzazione o una situazione di conflitto con forme di didattica percepite come concorrenziali o ostili. Sicuramente con lo smart working si guadagna tempo e i programmi possono concludersi ed ampliarsi, ma ciò richiede molta più concentrazione ed attenzione rispetto alle lezioni in presenza. E’ molto faticoso l’approccio DAD, svolto sia in modalità sincrona sia asincrona, ma non per questo non produttivo. Anzi, può essere ancora più efficace del lavoro svolto in aula reale, se tutti avessero un buon dispositivo elettronico ed una buona connessione internet. Il problema è che non tutti hanno questa disponibilità. La DAD potrebbe essere utilizzata in futuro per corsi di recupero e/o potenziamento, non perdendo mai di vista la possibilità di incontrarsi con gli alunni anche in presenza.

Come hanno reagito i suoi allievi a questi cambiamenti didattici?

All’inizio erano spaesati. Ma poi pian piano si sono adeguati al cambiamento. Si sono comportati in modo responsabile e hanno capito quanto la scuola fosse importante da tutti i punti di vista. Avevamo l’appuntamento fisso ogni giorno sullo stesso canale. La maggior parte non voleva perdersi le video lezioni e ci sentivamo anche fuori orario scolastico per chiarimenti o approfondimenti. Alcuni non hanno partecipato per problemi di connessione e per questo dovranno recuperare, si spera, quando si rientrerà a scuola. Abbiamo svolto le nostre lezioni normalmente, come se fossimo in classe reale, ma si sono privilegiate le lezioni interattive a quelle frontali, affinché gli studenti  diventassero i veri protagonisti e non si facessero scoraggiare da uno schermo apparentemente freddo; si incontravano anche in autonomia in videoconferenza per svolgere attività di gruppo. Avevano bisogno davvero di molte attenzioni e non sono mancati momenti di ilarità.

Come ha impostato la loro preparazione in vista dell’esame per Cambridge?

Con il gruppo Cambridge la fatica è stata maggiore perché il B2 è un esame molto impegnativo che si prepara in due anni generalmente, invece in questo caso ho cominciato le lezioni a febbraio  2020 in aula reale e poi ho continuato a partire da marzo fino a luglio in aula virtuale per un totale di circa trenta ore. E’ stata una vera e propria sfida e ringrazio il Dirigente Ing.Antonio Piroddi per aver approvato questo mio progetto e avermi dato fiducia nel preparare i ragazzi a distanza e in così breve tempo. Sono stati molti i momenti di scoraggiamento per la difficoltà dell’esame da parte degli studenti. Penso che i Phrasal Verbs rimarranno il loro incubo maggiore. Anche con loro ho proceduto facendo lezioni in modalità sincrona (attraverso lezioni in videoconferenza) e asincrona (attraverso spedizione di materiale e correzione di saggi e storie) per monitorare costantemente l’abilità linguistica del Writing, anch’essa prevista in questo tipo di esame, insieme alle altre abilità di Reading and Use of English, Speaking e Listening, monitorate queste ultime nella modalità sincrona.

Che soddisfazione è stata vedere arrivare i risultati positivi? Cosa vorrebbe dire ai suoi  ragazzi?

Devo precisare che sia gli alunni di tutte le mie classi curriculari sia quelli del gruppo Cambridge mi hanno dato grosse soddisfazioni e mi hanno incoraggiata a non temere gli ostacoli e ad andare avanti qualsiasi cosa succeda. Vorrei ringraziarli tutti per l’impegno profuso e per aver superato ogni difficoltà con dedizione e impegno. Bravi! Alcuni di loro si sono diplomati quest’anno e oltre al diploma sono ora anche in possesso di una certificazione internazionale importante come il B2 First for Schools dell’Università di Cambridge, riconosciuta dagli ambienti universitari e professionali di tutto il mondo. Well done! Ai ragazzi che ancora non si sono diplomati e a quei pochi che hanno conseguito il livello inferiore B1, dico di prendere esempio dai loro compagni più grandi ed impegnarsi a conseguire il B2 quest’anno, frequentando e studiando regolarmente. Per ora mi congratulo con Elisa, Cristiano, Giulio, Michele, Simone, Anisia Valentina, Giulia, Maria Aurora, Gaia per aver conseguito il B2. Bravi, ce l’avete fatta! Continuate così!

Come vede quest’anno scolastico che sta per iniziare? Che messaggio vorrebbe lanciare ai suoi colleghi e studenti?

Questo nuovo Anno Scolastico lo vedo incerto, ma non sono preoccupata. Sono sicura che col buon senso, l’impegno e il coraggio affronteremo anche questo anno nel migliore dei modi. Non mi dispiacerebbe continuare con lo smart working, integrandolo con le attività in presenza. Sarebbe l’unico modo per evitare i contagi, guadagnare tempo, spazio e risolvere il grosso problema dei mezzi pubblici che portano i ragazzi a scuola. Non vedo l’ora di rivedere colleghi e studenti a scuola con le dovute precauzioni ovviamente, ma tengo a ribadire che la lotta contro l’evoluzione tecnologica è perdente nel campo dell’insegnamento, per cui non bisogna temere di sfruttare, con il giusto equilibrio, i potenti strumenti che essa ci mette a disposizione.  Come può la scuola non aprire un dialogo con questo “mondo grande e terribile” che è lo smart working  impiegando i suoi  linguaggi e le sue stesse modalità comunicative? Come può prescindere da questa nuova galassia in movimento nello spazio storico e in visibile espansione?

 

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