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L’allarme del neonatologo Paolo Masile: «Il neonato sardo: specie in estinzione»

«Il 3 luglio, l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) ha presentato il rapporto annuale 2020 con la situazione del Paese. Con i comprensibili ritardi cui l’epidemia di Covid 19 ci ha abituato, – scrive il neonatologo – il 13 luglio saranno resi noti i dati ufficiali dei nuovi nati nel 2019. Come avviene da dieci anni a questa parte, scorreranno fiumi d’inchiostro, dal più banale e inflazionato “Culle vuote” al terroristico “Disastro neonatale”. Saranno intervistati politici di ogni schieramento che a loro volta si stracceranno le vesti e scomodati illustri professori di psicologia e sociologia che, ben lieti di tanta attenzione, pontificheranno la loro ricetta infallibile per risolvere l’ “annoso problema della DENATALITA’’’. Dopo pochi giorni di attenzione mediatica, il problema, alla luce anche delle notizie che incalzano e che di questi tempi certo non mancano, sarà presto accantonato e dimenticato».

«In realtà non serve attendere la pubblicazione ufficiale dei dati – prosegue Masile nel suo post – perché chi usa frequentare le chiarissime tabelle dell’Istituto, ha già a disposizione i numeri del bilancio demografico dei primi 11 mesi dello scorso anno. E’ vero che sono “dati provvisori” come correttamente l’Istat tiene a precisare, ma in realtà le cifre definitive si discosteranno ben poco da queste. Inoltre esistono anche modelli statistici che possono aiutare nelle previsioni. Ebbene, in data odierna i “dati provvisori” delle nascite in Sardegna riportano per i primi 11 mesi dello scorso anno un totale di 8434 neonati: 4314 maschi e 4120 femmine. Se, con tutte le cautele legate a un parametro biologico come la gravidanza, applichiamo un calcolo statistico, otteniamo un valore atteso per l’intero 2019 di 9.200 neonati, con una “forchetta” (possibile oscillazione tra valore minimo e valore massimo) approssimativa tra 9.100 e 9.300 neonati. Se trasferiamo questi dati numerici sul grafico delle nascite in Sardegna, si conferma la continua e impressionante discesa negativa della popolazione sarda dei neonati, che nei soli ultimi dieci anni è calata di ben un terzo dei nati con una tendenza alla diminuzione che non conosce arresti».

Il medico mette poi l’accento su un aspetto che chiama provocatoriamente “La scomparsa delle madri”

«Ancora più impressionante dei numeri riguardanti le nuove nascite – scrive il medico sul suo profilo Facebook- è un fenomeno meno amplificato dai mezzi d’informazione ma nei fatti ancora più importante e inquietante, soprattutto se si vogliono impostare delle previsioni su lunghi periodi. La denatalità in campo nazionale inizia con il termine del “baby-boom” che, convenzionalmente agli inizi degli anni ’70, ha ceduto il passo a quella che è stata chiamata “generazione X”. Da allora si è assistito a un continuo calo delle nascite, che nei primi venti anni di questo millennio ha portato a una fortissima diminuzione del segmento della popolazione formato dalle donne fisiologicamente in età riproduttiva.Statisticamente questa porzione s’identifica nelle persone di sesso femminile da 15 a 49 anni.
Come si vede nel grafico 2, al fenomeno non è sfuggita la nostra isola con una curva discendente di diminuzione della popolazione femminile in età fertile che rispecchia quella delle nascite».

Dunque questi dati preoccupano, e il pediatra e neonatologo Masile spiega che non si tratta solo di un problema di spopolamento, ma se non si corre ai ripari con misure incisive le conseguenze saranno pesanti anche dal punto di vista economico.

«In aggiunta ai due punti precedenti, la stima numerica Istat degli ultimi dieci anni riguardante il tasso di fecondità totale (TFT) nelle donne sarde, dimostra una tendenza discendente che ha raggiunto il minimo nell’anno 2018 con 1,02 nati per ogni donna in età fertile. Questo dato, il più basso in campo nazionale, potrebbe scendere sotto l’unità per il 2019. La valutazione delle tre evidenze, diminuzione dei neonati, calo delle potenziali madri e riduzione del tasso di fecondità, ci permette di comprendere come il fenomeno “DENATALITA’ IN SARDEGNA” sia non solo gravissimo dal punto di vista statistico, ma soprattutto, in assenza di provvedimenti veramente incisivi e idonei, sia destinato ad aggravarsi e non possa essere correggibile se non in tempi lunghissimi.
Si tenga presente che la natalità dell’isola la pone all’ultimo posto nella classifica fra le regioni d’Italia, Paese che a sua volta, sotto questo punto di vista, è tra i fanalini di coda della graduatoria mondiale.
Si potrebbe obiettare che si tratta fondamentalmente di fenomeni di costume inevitabili nella società moderna, che riguardano le singole famiglie e interesseranno le future generazioni, ma, oltre allo spopolamento del territorio, in realtà il calo delle nascite ha in campo finanziario e anche a breve termine, un gravissimo effetto negativo sullo sviluppo economico di tutta la collettività».

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