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(FOTO) Carnevale: i sei migliori dolci “in maschera” della Sardegna

A carnevale ogni scherzo vale. Si presuppone che valgano anche gli scherzi alle rigide diete a cui ci sottoponiamo ogni anno, soprattutto quando i fogli del calendario da voltare prima dell’estate diventano pochi. Tra maschere, goliardia, allegria e riti di antica derivazione pagana, il carnevale sardo si caratterizza anche per l’intensa produzione dolciaria. Un vero e proprio paradiso dei golosi il periodo che precede la Quaresima, dove a regnare sono soprattutto le saporitissime quanto caloricissime fritture. Noi di Vistanet abbiamo voluto passare in rassegna i migliori dolci del carnevale sardo. Non ci resta che augurarvi buona abbuffata!

Zippulas (zeppole sarde)

Morbide, soffici e dolcissime. Da mangiare rigorosamente calde, appena fritte. Le zeppole sono le regine assolute del carnevale sardo. L’impasto si realizza mescolando farina, uova, latte, patate lesse sbucciate e un pizzico di zafferano. Una volta fritte nell’olio caldo vengono cosparse di zucchero. Hanno la forma di una ciambella irregolare.

Zeppole

Fatti Fritti (Parafrittus)

Se Homer Simpson fosse sardo, il suo dolce preferito sarebbero i parafrittus. I fatti fritti sono infatti la cosa più simile alle ciambelle che si produce in Sardegna. L’impasto è molto simile a quello delle zeppole, ma bisogna aggiungere  il burro o lo strutto (più tradizionale). Non ci va invece lo zafferano, tocco inconfondibile della parente più famosa. La forma è quella di una ciambella regolare. Ciò che non cambia è il “quintale” di succhero che si deve cospargere sopra.

Parafrittus

Meraviglias (chiacchiere)

Le meraviglias sono molto simili alle chiacchiere o ricciole, dolce tipico fritto diffuso in tutta Italia. La differenza è che nell’impasto della ricetta tipica delle meraviglias ci si usa mettere del liquore sardo, come il filu’e ferru o la vernaccia oristanese. Come in quasi tutti i dolci tradizionali sardi a dare corpo all’impasto non è il burro, ma lo strutto che va ad aggiungersi alla farina, alle uova, allo zucchero e alla scorza di limone. La bella amalgama viene poi stesa e divisa nella tradizionale forma di listelle seghettate per poi essere ovviamente fritta nell’olio bollente. Una volta fritte si consiglia di cospargerle con miele, magari un po’ amaro, o per i palati più viziosi con zucchero a velo. Occhio, una tira l’altra (e non dite che non vi avevamo avvisato).

Meraviglias

Orillettas

Ecco una variante della chiacchiera tipica del nuorese, della Baronia e del Logudoro. La differenza con le Meraviglias sta innanzitutto nella forma. La pasta di farina e uova tirata viene attorcigliata come a formare i petali di una rosa. Nell’impasto si usa di più la scorza di arancia al posto di quella di limone e nel dopo frittura è rigorosamente vietato lo zucchero. Miele, caldo e abbondante.

Orilletas – Foto di Punta Lizzu

Frittura araba

Rispetto all’impasto delle zeppole non cambia nulla. Ciò che cambia è l’irresistibile forma allungata e arrotolata su sé stessa. La frittura araba è una zeppola che non finisce mai, irresistibile per i palati più golosi. Anche qui è lo zucchero a fine frittura a dare quel tocco di buono e poco sano, che per una settimana all’anno ci si può giustamente concedere.

Frittura araba

Uvusones

Un’altra prelibatezza fritta chiude questa carrellata dei dolci sardi di carnevale, gli Uvusones. Trattasi di bocconcini di pasta fritta. L’impasto è molto simile a quello di zeppole e frittura araba, ma senza latte: farina, burro, uova, zucchero, lievito. Lavorato l’impasto si friggono le pallette nell’olio o, per i più coraggiosi, nello strutto. La grande novità arriva dopo la frittura: con una siringa i bocconcini fritti vengono riempiti di miele d’acacia e filu’e ferru per dare vita a una sorta di babà alla sarda.

Uvusones – Foto di Terra di Sardegna

 

 

 

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