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Gli avvocati del Foro di Lanusei contro alcune frasi del Magistrato Davigo: «Eresie con intento persecutorio e diffamatorio»

Tribunale Lanusei

Tribunale Lanusei

Riunione amara, quella del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del Foro di Lanusei avvenuta il 10 gennaio.

Sul banco degli imputati, le dichiarazioni rilasciate alla stampa dal Magistrato, in ruolo presso la Suprema Corte di Cassazione, Piercamillo Davigo. A scatenare sconcerto e preoccupazione, come specificato dall’Avvocato e Presidente COA Gianni Carrus in una deliberazione – inviata al Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione, al Presidente del C.S.M., al Presidente della Corte d’Appello di Cagliari, al procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Cagliari e al Presidente del Tribunale di Lanusei –, alcune frasi del Dottor Davigo.

Eresie – tuonano gli avvocati del Foro ogliastrino – con “evidente intento persecutorio e diffamatorio” verso l’importantissima figura dell’avvocato e verso le persone deboli, bisognose.

Per questo, gli avvocati chiedono che “il Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione e il Presidente del C.S.M agiscano disciplinarmente nei suoi confronti sollevando lo stesso dalle funzioni giudicanti” poiché le sue affermazioni “integrano ‘in re ipsa’ violazione del principio deontologicamente vincolante per qualsiasi Magistrato di astenersi dal rilasciare dichiarazioni o interviste in violazione dei principi di equilibrio e misura”.

Queste le frasi sotto accusa: in materia di declaratoria di inammissibilità dei ricorsi in Cassazione, Davigo avrebbe infatti affermato: «Basterebbe rendere l’avvocato responsabile in solido. Così quando il cliente gli chiede di ricorrere, gli fa depositare fino a seimila euro e poi, in caso di inammissibilità del ricorso, verserà lui la somma al posto del cliente». Poi, in materia di patrocinio a spese dello stato per i non abbienti, avrebbe aggiunto: «La non abbienza è una categoria fantasiosa, perché molti imputati risultano nullatenenti. Così lo stato paga i loro avvocati a piè di lista per tutti gli atti compiuti, e quelli compiono più atti possibile per coprire la parcella. Molto meglio fissare un forfait una tantum secondo i tipi di processi: così gli avvocati perdono interesse a compiere atti inutili. E lo Stato, con i risparmi, può difendere gratis le vittime, che invece la dichiarazione dei redditi la presentano e di rado accedono al gratuito patrocinio».

“Dette affermazioni” si legge scritto sulla deliberazione firmata da Carrus a nome di tutti “costituiscono un violentissimo attacco allo stato di diritto ed all’esercizio della giurisdizione in ogni suo ambito”. Non solo: “Denotano mancata conoscenza degli Istituti Giuridici e della loro ratio e una visione faziosa e unilaterale della giurisdizione tanto da mettere in discussione secoli di storia del diritto, storia giuridica, verso una deriva giustizialista”.

Davigo sarebbe “‘accecato’ da una visione giustizialista” e mostrerebbe “disprezzo ad insensibilità pubblica verso la tutela e il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini”. Una visione “distorta”, “contra-legem” del processo penale, dei diritti e dei principi fondamentali nostro Ordinamento giuridico (presunzione di innocenza, diritto di difesa, diritto alla difesa, principio del contraddittorio nella formazione della prova)”: ecco il rischio che, come specificato nella missiva, deriva dalle affermazioni.

“Egli, chiamato ad essere terzo e imparziale e a garantire i diritti che pubblicamente disconosce, arreca un enorme danno all’immagine dell’amministrazione della giustizia, all’intera Magistratura, manifestandosi non più terzo, non più indipendente e non più imparziale ma in termini generali a risultarne leso è l’intero sistema di Garanzia dei Diritti”.

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