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‘Fanghi sospetti’, la Geco spiega: «Siamo in regola, i nostri operai minacciati sul web»

Da due giorni gira sul web un video, peraltro già in rete da questa estate, in cui si denuncia uno scempio ecologico: l’ex Governatore della Sardegna Mauro Pili lo pubblica affermando che si tratta di un traffico di fanghi provenienti da altre regioni italiane e smaltiti in buche poco profonde a Magomadas. Il titolare della Società però fornisce la sua versione dei fatti.

«Intanto vorrei subito chiarire che non è affatto vero che l’operaio inquadrato nel video, come ha dichiarato Pili, sta scappando – afferma Leonardo Galleri, titolare della Geco – In realtà il video è montato in maniera fuorviante: l’operaio gli stava proprio andando incontro, per capire chi fosse e per prendere il numero della targa e quella che il leader di Unidos chiama maschera per incidenti nucleari, non è altro che una dotazione obbligatoria per chi svolge la mansione di quell’operaio, imposta per legge».

Leonardo Galleri il titolare della Geco s.r.l., finita nel mirino dell’ex Governatore della Regione, ha spiegato che la sua azienda è munita di tutte le autorizzazioni necessarie, che sono atti pubblici e dunque consultabili da tutti, inoltre i mezzi che trasportano i fanghi, percorrono lunghi viaggi su strade e traghetti e che vengono sottoposti a continui controlli.

«Trattiamo fanghi, che non sono assolutamente rifiuti pericolosi, me semplici fanghi di depurazione, che vengono da altre regioni – prosegue Galleri- a parte il fatto che la Sardegna invia in altre regioni rifiuti ben più inquinanti, noi non smaltiamo, ma riutilizziamo i fanghi come concime. Per ottenere quel tipo di concime abbiamo bisogno di fanghi con caratteristiche precise che rispettino certi parametri, ma in Sardegna ancora non ne ho trovato. Qui è ancora consentito utilizzare i fanghi così come escono dai depuratori, quindi nessuno investe sui depuratori, visto che i fanghi si possono spandere “Talquali”».

Il titolare della Geco ha poi precisato che quelle che Pili chiama buche non sono certo improbabili luoghi dove nascondere i fanghi, ma si tratta di un sistema per testare i fanghi sul terreno, passaggio necessario per dotare i concimi di marchiatura europea. La Geco quei fanghi non ha nessun interesse a sotterrarli visto che la sua attività consiste nel produrre concime, imbustarlo e venderlo.

«Sono state fatte diverse affermazioni non corrispondenti al vero – aggiunge Galleri – si parla di spiazzo abbandonato in cui faremmo sostare i nostri mezzi, in realtà è lo spazio di pertinenza di un distributore di benzina in attività, è stato lo stesso proprietario a chiarire che lì c’è traffico quotidianamente di tante auto e non ci sostiamo solo noi. Se Pili ci avesse chiesto di effettuare dei prelievi, fatti seriamente, da un laboratorio autorizzato, noi glielo avremmo permesso, abbiamo fatto visitare ai giornalisti la nostra azienda, questi giorni si sono presentati in tanti e senza preavviso. Non abbiamo nulla da nascondere».

«Quanto ai cattivi odori lamentati dai cittadini – conclude il titolare della Geco s.r.l.- è probabile che in certi giorni si senta cattivo odore, trattiamo concimi, è normale, ma noi siamo in zona industriale, dove le abitazioni distano quanto stabilito per legge, non abbiamo edifici residenziali vicini. Stiamo producendo 300 tonnellate a settimana con 8 dipendenti, a pieno regime possiamo produrre 220 tonnellate al giorno e potremmo offrire lavoro a oltre 30 persone. A breve c’era l’intenzione di assumere altro personale, perché la produzione era in aumento, ma adesso con questa pessima pubblicità si dovranno valutare le ricadute negative. Questo danno d’immagine non solo porta un grave danno economico, ma mette tutti in cattiva luce. Sui social alcune persone hanno minacciato gli operai, hanno scritto che metteranno dell’esplosivo, non è piacevole lavorare con questo clima».

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