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Nuoro, lo sport educa alla libertà: a Badu’e Carros 10 detenuti sono diventati istruttori di body building e fitness

«Il rispetto delle regole nella vita quotidiana, la valorizzazione dell’attività sportiva per la salute fisica e mentale e la capacità di riscattare se stessi acquisendo competenze in grado di salvare la propria vita e quella di chi si trova in difficoltà. La Casa Circondariale di “Badu ‘e Carros ha vinto la scommessa sulla formazione sportiva dei detenuti e sul primo soccorso per rafforzare la speranza di 10 giovani ristretti di reintegrarsi pienamente nella società usufruendo di un titolo professionale. Un prezioso contributo per rendere il percorso detentivo un’occasione di crescita». Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento al corso “Liberi nello Sport”, promosso dal sezione regionale del CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale), in collaborazione con la Direzione dell’Istituto nuorese, dell’Area della Sicurezza e Trattamentale e l’Amministrazione Penitenziaria, conclusosi con la cerimonia di consegna degli attestati.

«La particolarità del corso – ha precisato il Commissario Capo Comandante di Reparto Manuela Cojana che ha fatto gli onori di casa in occasione dell’appuntamento conclusivo alla presenza del Presidente regionale del CSEN Francesco Corgiolu – è stata la duplice finalità, la durata e l’articolazione. Le lezioni teoriche e pratiche, tenute da istruttori professionisti, si sono svolte nell’arco di 7 mesi e hanno richiesto la frequenza dei corsisti per due ore settimanali per 4 volte al mese. Un impegno che è stato rispettato da tutti i 10 detenuti iscritti. Ragazzi di un’età media di 30 anni, alcuni prossimi a lasciare l’Istituto, che potranno vantare non solo il titolo di tecnico sportivo essendo istruttori di Body Building e Fitness ma anche di operatori di primo soccorso con l’utilizzo del defibrillatore».

Nell’esprimere soddisfazione per il risultato ottenuto, la Comandante, che ha ricordato il ruolo determinante della Direttrice del Carcere Patrizia Incollu e di tutti gli operatori, ha evidenziato il valore dell’attività sportiva. «È uno degli aspetti del trattamento penitenziario – ha detto – che racchiude ed esprime profondi valori quali l’amicizia, la solidarietà e il rispetto delle persone e delle regole di convivenza. Lo sport e l’attività fisica sono infatti uno strumento di crescita personale e umana. Lo sport in carcere abbatte le barriere. È un’importante risorsa per il benessere dei detenuti, e un mezzo insostituibile per la prevenzione di molte patologie e disfunzioni legate alla sedentarietà e all’ozio. È inoltre un abile strumento per ridurre lo stress della vita penitenziaria: i detenuti vivono un livello di stress molto alto perché ogni giorno devono imparare ad esercitare l’autocontrollo e ciò non è sempre facile. L’auspicio è che continui e si rafforzi il rapporto con le organizzazioni sportive e culturali del territorio in modo da moltiplicare le iniziative per l’integrazione».

«L’iniziativa – conclude Caligaris – è un esempio positivo del valore culturale e sociale della formazione professionale. È necessario però che la promozione di corsi professionalizzanti diventi una routine per offrire occasioni di reintegro di chi ha sbagliato nella propria comunità e ridurre la recidiva. La sicurezza sociale infatti si rafforza con l’emancipazione culturale e professionale delle persone».

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