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Fare tesoro della storia sarda: è la nostra carta d’identità. Ieri a Villagrande un convegno con gli esperti

Articolo di Maria Aurora Murgia

 

Ieri, sabato 7 dicembre, nella sala comunale di Villagrande, si è svolto il convegno storico sulla Sardegna: “Dai Fenici ai regni giudicali. Dal regno di Sardegna a oggi”, organizzato dal Coro Ogliastra Amistade, in collaborazione con l’amministrazione comunale e la parrocchia San Gabriele.

Numerosi i presenti ad assistere alle relazioni degli esperti: il Dottor Giovanni Serreli e il professor Francesco Cesare Casula, collegato in videoconferenza.

«L’approfondito lavoro dei due illustri relatori, ha permesso di sviscerare e conoscere avvenimenti antichi e moderni, raccontando, con dovizia di documentazione, la nostra storia spesso sconosciuta e dimenticata.  Questo permette di valorizzare le proprie radici e avvicina a un mondo lontano ma familiare che rappresenta una grande eredità!» ha spiegato il moderatore Antonio Mura. 

Dopo i saluti dell’avvocata Marcella Lepori, rappresentante dell’amministrazione consiliare, e del parroco Don Ernest, Antonio Mura ha ringraziato gli ospiti, il pubblico e i parroci per l’impegno dimostrato nell’incentivare il coinvolgimento della comunità in attività culturali, volte alla riflessione sulla storia sarda. 

In seguito, ha lasciato la parola al Dottor Giovanni Serreli, ricercatore ISEM CNR, docente di istituzioni medioevali e moderne presso l’Archivio di Stato di Cagliari:  «È fondamentale organizzare questi convegni per riappropriarci della storia del nostro territorio, perché è la nostra carta d’identità e occorre farne tesoro». 

Ha così ripercorso i secoli intercorrenti tra il periodo nuragico e il Regno di Sardegna. 

Partendo dall’iscrizione sulla stele di Nora e dai primi empori commerciali fenici, situati nella costa Occidentale della Sardegna, per arrivare sino alla formazione dei quattro giudicati: Calari, Gallura, Arborea, Torres, che avevano un importante ruolo geopolitico nel Mediterraneo ed erano caratterizzati da uno specifico stemma, da un proprio sistema burocratico e legislativo “carta de logu”.

Ma anche: l’arrivo dei Cartaginesi che, avanzando nell’entroterra, suscitarono la reazione difensiva delle popolazioni autoctone, il successivo arrivo dei Romani, che apportarono molte innovazioni nella viabilità e la restaurazione delle infrastrutture, da parte dei sovrani di Arborea, durante il Medioevo. La supremazia dei vandali e poi dei bizantini, che tentarono di ricostruire l’impero romano e ancora le incursioni arabe, il distacco da Costantinopoli, i conseguenti rapporti autonomi con le altre potenze mediterranee, e infine il dominio pisano e aragonese.

Sono state illustrate le religioni nuragiche, sostituite dalla diffusione del culto cristiano e poi descritte le ville rurali trasformate in chiese, gli accampamenti e le abitazioni campestri, analizzando anche la fondazione di varie città e la scomparsa di numerosi villaggi. Ponendo inoltre, particolare attenzione sull’antica origine del paese di Villagrande Strisaili, attraverso l’analisi di autorevoli documenti, tratti dai censimenti. 

A seguito dell’intermezzo canoro,   il professor Francesco Cesare Casula, direttore dell’ISEM CNR, consigliere culturale del presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ordinario di paleografia, diplomatica e storia medioevali, ha delineato il passaggio dal Regno di Sardegna, uno stato composito (comprendente inizialmente il Piemonte e il Ducato di Nizza e Savoia) diventato poi unitario, all’attuale Repubblica Italiana. 

Il professore ha guidato, i presenti nella comprensione della “storia patria”, quindi dei padri e dello stato, di cui tutti i cittadini sono parte, sottolineando la funzione unificatrice delle leggi.

Interloquendo col pubblico, ha chiarito la sfumatura di significato tra, storia e fatti storici passati e tra ‘stato italiano’, inteso politicamente, quindi soggetto a un continuo cambiamento nel tempo e ‘penisola italiana’ geograficamente immutabile, esponendo criticamente il tema dell’identità politica, storica, culturale e sociale sarda.

Inoltre, avvalendosi del supporto di numerose fonti storiche, cartine geopolitiche, documenti, antichi testi e frammenti epistolari, ha specificato la differenza tra la ‘storia statuale’ e quella tradizionale e chiarificato i concetti di amministrazione statale, governo centrale- periferico e il rapporto stato-regioni, ribadendo l’importanza dell’autonomia, della sovranità sul patrimonio culturale e dell’autodeterminazione.

La serata, si è così conclusa sulle note del canto: ”A kentu e prusu” dedicato a tutti i presenti.

 

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