Mirella Manca, scrittrice ilbonese, ha esordito con “Oltre al vento, solo silenzio” (Sa Babbaiola Edizioni, 2017) nel quale ci offriva uno spaccato della nostra Ogliastra – nello specifico di Ilbono, suo paese natio – negli anni ’60 caratterizzati da lutto, miseria e dolore. Un episodio autobiografico, quello, che mostrava quanto difficile fosse barcamenarsi in quelle che erano mille difficoltà.
Torna con una nuova opera che odora di nuovo di Sardegna.
In “La colpa di Ines. Sa tribulia” il fulcro è la violenza sulle donne, argomento di cui si parla molto ma che si conosce, in tutte le sue sfaccettature, veramente poco. La vittima, Ines, infatti viene spinta in un baratro mortale che, estremo paradosso, la rende colpevole agli occhi dei benpensanti.
“Ines è una giovane e avvenente ragazza sarda. Insofferente delle restrizioni paterne e della scarsa affettività materna proprie di un contesto contadino tradizionale, tenta la via dell’emancipazione attraverso il matrimonio con un giovane del posto bello e “balente”. Purtroppo le cose non andranno come lei avrebbe desiderato. Lo sposo è uno sfaticato e violento, troppo spesso sotto l’effetto dell’alcol. Tuttavia Ines non riesce a non restargli attaccata, persevera nei suoi doveri di moglie e spera di responsabilizzarlo con un figlio e poi con un altro, ma senza successo. Anzi, il marito le riserverà una sconcertante sorpresa. Intanto lei deve prendersi cura del gregge e dei campi e cercare di tirare avanti fino al punto in cui sarà spinta a un comportamento inatteso ed estremo che non mancherà di stupire il lettore con un epilogo che richiama lo stile delle antiche tragedie” questa la trama che si accompagna al libro.
Manca ha uno stile straordinario, permette di entrare nei meccanismi dell’epoca, di sentire gli odori descritti, di provare, insieme ai protagonisti, le sensazioni che scuotono il loro animo.
“Mi piace quella vena smoderata, così differente dalla scipitezza che si vede in giro. Mi piace sempre più. Come posso non amarlo! Finalmente posso realizzare il mio sogno di libertà. Su balente, lo spavaldo, è mio.” «Con me sarai appagata, vedrai. Se vieni stanotte, strappo la luna al cielo e te la regalo. Vieni, ti aspetterò.» Il rosario di pensieri che aveva sciorinato nei giorni a seguire era fatto di preghiere differenti. Aveva chiesto a Dio di esaudire il suo desiderio per quell’amore irrefrenabile che la faceva sentire viva, certissima che Boele le avrebbe offerto una vita migliore, lontana dallo squallore che aveva vissuto fino ai suoi sedici anni. “La luna, la luna. Altro che luna! Mi ha fatto vedere le stelle più d’una volta.” Sopraffatta, Ines stenta a trattenere i pensieri.