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È tempo di raccogliere i fiori dello zafferano: la magia dell’oro rosso ogliastrino nell’azienda di Salvatore Marongiu e Nicola Angioi

Articolo a cura di Simone Sarritzu

È da poco sorto il sole ed un prezioso tappeto di fiori viola colora i filari dell’orto. I cinque petali del Crocus Sativus – meglio conosciuto come zafferano – delicatamente si aprono. Non c’è tempo da perdere: vanno raccolti subito con dei cesti di vimini per fare in modo che si asciughino dalla brina.

Una fioritura che ci viene regalata una sola volta nell’arco di un anno. Nel periodo che abbraccia ottobre e novembre, infatti, il prezioso oro rosso ogliastrino è oggetto delle delicate fasi di raccolta manuale, la cosiddetta mondatura.

 

Lo zafferano viene sottoposto ad un processo lungo e delicato prima di essere trasformato in spezia, processo che deve essere potato a compimento lo stesso giorno della raccolta dei fiori perché la qualità del prodotto diminuisce con il passare del tempo.

 

La sfioratura consiste nella separazione degli stimmi dagli stami. Gli stimmi vengono poi riposti in un setaccio sopra della brace per essere essicati.

 

Tempo fa, oltre che per insaporire i cibi, lo zafferano veniva utilizzato anche per profumare gli ambienti e tingere le stoffe.

 

Oggi l’azienda agricola-bio ogliastrina “Terra e Abba” di Salvatore Marongiu e Nicola Angioi a Girasole lo utilizza anche per insaporire il liquore, il torrone e addirittura la birra.

 

Ringraziamo Salvatore e Nicola per queste belle foto, che attraverso le immagini raccontano la magia del cammino che lo zafferano innesca nel suo passare dal campo alle nostre tavole.