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Cani malati, legati agli alberi e denutriti. La scoperta agghiacciante di una turista a Gesturi

Un lager per cani dietro la riserva dei cavallini della Giara di Gesturi. È quello che hanno scoperto dei turisti francesi e che, grazie alle segnalazioni su Facebook, sono riusciti a denunciare pubblicamente con la speranza che chi di dovere prenda al più presto dei provvedimenti. La vicenda è stata raccontata da una giovane rimasta sconvolta dallo scenario desolante che si è presentato ai suoi occhi.

Una gita alla Giara per vedere gli splendidi cavallini in libertà si è trasformata nella scoperta di quasi una ventina di cani detenuti all’aperto fra la sporcizia e le malattie, magri e denutriti e legati agli alberi con delle catene. Ora la ragazza ha contattato due associazioni che si occupano di tutela degli animali, una delle quali farà una dichiarazione alla polizia con la sua testimonianza. Ecco la storia di Ombeline Giraud:

“Durante la nostra passeggiata in bicicletta abbiamo notato una piccola cappella e ci siamo diretti verso quella parte. A fianco abbiamo visto un cagnolino completamente malridotto, in condizioni pietose che non aveva nemmeno la forza di guardarci o di bere l’acqua che abbiamo provato a dargli. Ci siamo avvicinati ad una sorta di magazzino per vedere se ci fosse qualcuno che potesse aiutarci e là, altro orrore: l’ipocrisia umana allo stato puro. Un altro cane, che sembrava stesse per morire, senza esagerare; l’abbiamo accarezzato e quelle carezze lo hanno fatto muovere piano piano. Era pieno di nodi e a forza di grattarsi si è ferito e aveva una piaga. Poi una cagnetta, incinta – non oso immaginare cosa ne faranno dei cagnolini che porta -, poi un altro cane, più in forma ma attaccato ad una cordicella con una campana intorno al collo, che voleva la nostra attenzione.

Abbiamo poi provato a chiamare un altro cane, attaccato ad una catena, e che non si muoveva, e che aveva un occhio cieco. Tutti cani adorabili, con lo sguardo pieno di tenerezza non appena ci si avvicinava a far loro delle carezze e mostrare loro affetto e compassione. Ma non erano gli unici cani là. A qualche metro di distanza abbiamo scoperto una dozzina di cani incatenati agli alberi con corde lunghe un metro, che non smettevano di abbaiare. Nessuno di loro aveva acqua a disposizione.

Anche lo spazio circostante rifletteva lo stato dei cani: abbandonato e triste. Abbiamo aspettato e abbiamo potuto incontrare il gestore di quello spazio; quando abbiamo provato a parlargli si è rivelato non molto cordiale e ha continuato a far rientrare le sue pecore (ha pure lanciato una pietra per farle muovere, si fa così, vero?). In seguito siamo andati a parlare con i custodi del parco: loro non parlavano inglese e noi non parliamo italiano e la comunicazione fra di noi è stata impossibile.

Con le lacrime agli occhi siamo dovuti partire, senza poter fare di più con i nostri mezzi. Per questo pubblico questa storia affinché qualcosa cambi. È l’ipocrisia al massimo della sua espressione: ti mostrano una riserva per cavalli selvatici e tu pensi – è bello, gli animali in libertà- ma poi fai la scoperta che a fianco a tutto questo c’è il maltrattamento degli animali, l’aggressività e l’inumanità.

Il pastore non sembra avere niente a che fare con la riserva, anche se ha un terreno all’interno. Dubito che la riserva abbia potuto ignorare e non sapere quello che quest’uomo fa qui. Siamo stati qui solo una volta e abbiamo scoperto questo orrore; i gestori del parco hanno fatto questo tragitto tante e tante volte e non si sono mai accorti di dozzine di cani in cattivo stato, attaccati agli alberi, che abbaiano tutto il giorno?

Facciamo cambiare le cose, per riuscire a salvare questi dolci animali, pieni di innocenza e disperazione. Nessuno, animale o essere umano dovrebbe essere trattato così”.

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