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Elle Decor Italia dedica un articolo all’artista ogliastrina Maria Lai: dalle origini sino ad oggi

Maria Lai. Ph. Elisabetta Loi_Courtesy Fondazione Stazione dell'arte_

Maria Lai. Ph. Elisabetta Loi_Courtesy Fondazione Stazione dell'arte_

“Nel cuore di una Sardegna lontana dagli sfarzi delle mete turistiche e selvaggia, come testimoniano quei naufraghi travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, ecco che arroccata tra i Tacchi d’Ogliastra, inarrivabili vette che caratterizzano il territorio, spunta Ulassai, cittadina di poco più di 1.400 abitanti, diventata celebre per aver dato i natali all’artista Maria Lai”.

È così che inizia l’articolo di ELLE Decor – rivista che riporta tutte le novità e le tendenze su design, architettura, arredamento –  dedicato all’artista ogliastrina conosciuta in tutto il mondo Maria Lai.

Si parte dallo spazio avuto, in occasione del centenario della nascita della Lai, al MAXXI e si prosegue con un viaggio nella nostra Ogliastra, a Ulassai, la terra che le diede i natali. La sua storia incredibile è messa nero su bianco sin dagli esordi, a partire dalla sua predisposizione all’arte mostrata sin dalla più tenera età, proseguendo con i suoi viaggi e con i suoi studi.

“‘La mia prima accademia l’ho frequentata con le donne che facevano il pane a casa mia. Era bellissimo’. È  su questo tema che si sviluppa una delle due mostre dedicate a Maria Lai in corso alla Stazione dell’Arte: Pane quotidiano, curata da Davide Mariani in collaborazione con l’Archivio Maria Lai, intende ripercorrere i momenti più significativi della sua produzione legata alla panificazione, sia da un punto di vista materico sia da uno più simbolico e allusivo, ovvero come metafora dell’arte e della vita” continua l’articolo. “Così presenti nei riferimenti dell’artista, da sempre i miti locali, le storie e le poesie, tramandati oralmente, hanno rappresentato la modalità privilegiata di trasmissione della memoria e dell’identità dei popoli. Maria Lai, in questo, era abile maestra e riusciva a sintetizzare il visibile con l’invisibile attraverso opere che lei stessa amava raccontare. Questa ricerca è il tema della seconda mostra che, fino al 3 novembre, è allestita alla Stazione dell’Arte: Tenendo per mano l’ombra, idealmente collegata alla mostra romana, nasce con l’intento di ripercorrere l’intera produzione di fiabe, miti e leggende presenti nell’opera di Maria Lai per svelarne i significati profondi che si celano dietro le immagini metaforiche impiegate nei racconti”.

Si parla poi della Stazione dell’Arte, della sua nascita e dell’evoluzione nel tempo.

Particolare rilevanza è data, nell’articolo, all’opera “Legarsi alla montagna” (1981) l’opera-azione più conosciuta dell’artista che unì l’intera comunità attraverso fili colorati.

Maria Lai © Pierluigi Dessì

“Maria decise di prendere ancora una volta spunto da un’antica leggenda di Ulassai che aveva per protagonista una bambina che, per ripararsi da un forte temporale, si era rifugiata dentro una grotta dalla quale uscì dopo essere stata attirata da un nastro celeste, salvandosi in questo modo da una terribile frana. Il nastro apparve come la metafora perfetta dell’arte che, seppure non dà certezze e può sembrare una frivolezza, indica una via di salvezza. Così nacque la sua proposta di legare con un nastro una casa all’altra del proprio vicino. Dopo un’iniziale rifiuto, i cittadini decisero di prendere parte a questo grande gioco e così la Lai escogitò un codice capace di esplicitare i rapporti di vicinato proprio attraverso l’uso del nastro celeste: dove vi erano motivi di rancore il nastro sarebbe passato diritto, dove vi era serenità si sarebbe fatto un nodo, in presenza di amicizia un fiocco e in caso di amore si sarebbe intrecciato un pane della festa. Per dare vita all’opera, l’unico commerciante di stoffe del posto mise a disposizione tredici pezze di tela dalle quali furono ricavati ventisei chilometri di nastro”.

Eccolo, il legame tra la Lai e Ulassai.

Per ultimo, è nominato il rientro in patria del cartello di Ulassai, presente al MAXXI fio al 21 settembre.

Maria Lai creava cose così semplici, così immediate che spesso non erano comprese (come diceva Nivola). Non sempre la sua arte arrivava in modo completo, soprattutto in un tempo nel quale l’originalità e le innovazioni erano viste con sospetto, con irrequietezza. La costante ricerca di qualcosa, la passione per il suo lavoro, la forza di volontà: ecco cosa animava Maria Lai, ecco cosa le permetteva di creare imprese all’apparenza impossibili. La forza, il talento, la voglia e il coraggio. E tanto altro ancora. La consapevolezza. Di cibarsi di arte. Di vivere una passione. Di battersi per le sue idee.

Tramite le parole della gallerista Boesky è possibile cogliere il cuore del suo lavoro: «Naturalmente è bello e coinvolgente da un punto di vista estetico, ma quello che mi ha colpito è stata anche la sua abilità di prendere materiali semplici e trasformarli in sculture complesse e poetiche. Aveva una capacità sbalorditiva di cucire insieme una sorta di esperienza universale che accomuna pubblici diversi e ispira reazioni sia personali che condivise».

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