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Pronta “Sa cannuga”? È arrivato il momento di raccogliere i fichi d’india, ma attenti alle spine!

Un tempo non c’era cortile in cui non ci fosse una canna per prendere i fichi d’india. Il frutto nutriente, dolce e succoso, ricco di vitamine che cresceva spontaneo e quindi praticamente gratis, veniva raccolto in abbondanza a partire da dopo Ferragosto. “Sa figu morisca”, i fichi d’india, venivano consumati freschi, oppure si utilizzavano per preparare dolci o conserve.

Per raccoglierli veniva utilizzata una canna particolare realizzata semplicemente con del filo di ferro e un sasso. Si praticavano tre tagli verticali a un’estremità, profondi circa 25 centimetri si distanziavano i segmenti di canna inserendo il sasso e fermandolo con il filo di ferro. In questo modo si creava una sorta di “Mano artificiale”. Ancora oggi in questo periodo non è raro vedere ai bordi delle strade di campagna persone che raccolgono fichi d’india, ma è meglio non improvvisarsi, ci sono infatti delle regole, per evitare le insidiosissime spine, che sono così sottili che basta mettersi contro vento per riempirsi gli abiti.

L’ideale sarebbe raccoglierli dopo un bel temporale estivo, ma non sembra che quest’anno ci sia questa possibilità. Una volta raccolti e consigliabile metterli sotto un getto d’acqua potente per liberarli il più possibile dalle spine prima di sbucciarli, altrimenti le spine finirebbero inevitabilmente sul frutto sbucciato. I migliori? Quelli che dalla buccia verdolina, sono i più delicati, ma sono rarissimi, di solito quelli venivano riservati alla nonna o se in casa c’era qualche donna in attesa, spettavano a lei di diritto.

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