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Il Cammino di Santiago attraverso gli occhi di una pellegrina ogliastrina. L’esperienza di Marcella Puddu

 

Conosciuto fin dall’antico Medioevo, il Cammino di Santiago è il lungo percorso che i pellegrini intraprendono attraverso Spagna e Francia per giungere fino alla tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore. Secondo la leggenda, l’apostolo dopo l’ascesa di Gesù al cielo, iniziò la sua opera di evangelizzazione attraverso la Spagna, giungendo fino alla Galizia. In seguito tornò in Palestina dove fu decapitato. La Leggenda Aurea narra che i suoi discepoli trasportarono il corpo in Spagna su di una barca guidata da un angelo ma a causa delle persecuzioni contro i cristiani, si persero le tracce del luogo in cui venne sepolto. Più tardi, nell’anno 813, l’eremita Pelayo, preavvertito da un angelo, vide delle strane luci simili a stelle sul monte Liberon. Interessato a tale scoperta, il vescovo Teomiro scoprì in quel luogo una tomba contenente tre corpi, di cui uno con la testa mozzata e recante una scritta: “Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomé”. Da qui il nome Compostela che con ogni probabilità deriva da “Campus Stellae” (campo della stella) o “Campos Tellum” (terreno di sepoltura). Da quel periodo in poi iniziarono i pellegrinaggi da tutta Europa. 

Ancor oggi il Cammino di Santiago è la via di pellegrinaggio più conosciuta al mondo. Ogni anno più di 300.000 persone percorrono per 800km l’itinerario più antico d’Europa.  C’è chi lo affronta con spirito di fede, chi come un viaggio, chi come un’avventura, altri come un semplice trekking. Di certo il Cammino di Santiago è un’autentica esperienza di vita che tocca, cambia, trasforma. Noi abbiamo intervistato Marcella Puddu, una tenace jerzese che ha appena concluso questa bellissima esperienza attraverso la Francia e la Spagna. Marcella è partita ai primi di giugno e dopo trenta giorni è arrivata alla meta.  

 

Quali sono le motivazioni che spingono a percorrere il Cammino di Santiago? 

 Ognuno parte con motivazioni diverse. Io personalmente, ero spinta solo dal desiderio di volerlo fare. Si dice che è il Cammino che ti chiama! Non sono partita con domande e non ero in cerca di risposte ma sentivo comunque che qualcosa l’avrei trovata.

Come ti sentivi all’inizio del viaggio?

Considerato che gli unici miei viaggi sono stati le gite scolastiche, intraprendere quest’esperienza è stata per me una prova con me stessa. E sinceramente non mi sono mai sentita sola.

Com’è stato per te il Cammino di Santiago?

Un Cammino fatto con tanta serenità dove la gratitudine, la condivisione e l’amore per le cose più semplici, che hai sempre ritenute scontate, sono state alla base dei miei giorni trascorsi lì, in mezzo alla natura, in mezzo agli sconosciuti, divenuti poi grandi amici. Quando sei lì impari che tre cambi di vestiti sono più che sufficienti per vivere, impari che il saluto di un altro pellegrino è sufficiente a renderti la giornata straordinaria, impari che una cena condivisa con coreani, inglesi, americani, tedeschi, spagnoli, pur non parlando la stessa lingua, può farti sentire in famiglia. 

Che cosa si impara dal Cammino di Santiago?

Impari a guardare ciò che ti circonda con occhi diversi: ti innamori della farfalla che ti svolazza intorno, degli alberi che ti fanno ombra in una giornata calda e afosa, ti innamori di ogni filo d’erba, del cielo che dall’alba al tramonto cambia colore e che ti regala uno spettacolo di luci fantastico. Ti innamori del silenzio. 

Hai mai provato paura durante il tragitto?

Non ho mai avuto paura, non mi sono mai sentita sola e non mi sono mai scoraggiata per chilometri da percorrere, per il caldo o per la pioggia. Nel corso del cammino impari ad accettare tutto quello che ti accade, come i dolori alle gambe che, soprattutto all’inizio, non ti fanno neanche dormire.

Raccontaci una giornata del Cammino. Che cosa significa?

Significa dormire in camerate di 60 o 90 persone, tutte accomunate dallo stesso obiettivo: arrivare a Santiago. Sveglia alle 4/5 del mattino, zip degli zaini in moto, scarpe ai piedi e via, si parte per una nuova tappa, sempre tutti col sorriso, con lo spirito e la gioia di un bambino che non vede l’ora di aprire un regalo per sapere che cosa lo aspetta. 

A chi consiglieresti quest’esperienza? 

Consiglierei quest’esperienza a tutti coloro che sentono il bisogno di ritrovare se stessi, di rivalutare ciò che la vita ogni giorno ci riserva, a tutti coloro che sentono il bisogno di apprezzare i momenti di condivisione con il nostro prossimo, da qualsiasi parte del mondo egli provenga.

Per concludere, cosa auguri a tutti coloro che vogliono intraprendere il pellegrinaggio?

“Buen cammino a todos!”

 

 

 

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