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A breve l’esordio di una talentuosa stilista. Silvia Blumenthal racconta la sua storia e i suoi progetti

Una delle sfide più importanti che un essere umano deve affrontare è quella di comprendere quale sia il proprio cammino nella vita in base alla propria predisposizione, per sentirsi realizzato e sfruttare il proprio potenziale.

Silvia Blumenthal è una ragazza di poco più di trent’anni, con un entusiasmo e un’energia positiva travolgente, baciata alla nascita dalle “Janas” da vari talenti artistici.

Originaria dell’oristanese, anche se il cognome fa trasparire antiche discendenze straniere, si può definire un’ogliastrina d’adozione, essendosi trasferita in tenera età a Lanusei, e da più di un decennio a Tortolì.

Ha sempre avuto in famiglia esempi di donne forti e determinate, come la nonna, la madre e le zie che le trasmettono queste qualità insieme all’insegnamento di non dipendere mai da nessuno.

Dopo la maturità vorrebbe iscriversi all’Università di Udine al Corso di Storia della Moda, orientata da uno dei suoi talenti artistici, ma per altri motivi e la mancanza di consapevolezza, decide di intraprendere Mediazione Linguistica all’Università di Sassari.

Silvia dopo un anno decide di abbandonare gli studi, e con la sua ferrea volontà d’indipendenza inizia a svolgere diversi lavori, anche fuori dall’Isola. Nel frattempo coltiva sempre la sua vena artistica che non conosce limiti. Alcune di queste doti le condivide con le sue due gemelle e con gli altri fratelli, una sorta di patrimonio genetico familiare. Tra le tante, la pittura e gli origami che la portano all’attenzione di Vogue con la proposta di una collaborazione.

Quattro anni fa si accorge che sta tralasciando la sua vera “missione: «È stato un anno fondamentale,» racconta «sono successe diverse cose che mi hanno segnato, ma soprattutto ho capito quello che voglio fare veramente nella vita: creare abiti e intraprendere la carriera di stilista».

Così si iscrive ad un corso a pagamento di sartoria “Le Grand Chic”, continuando contemporaneamente a lavorare.

«Ho frequentato i primi due anni» dice Silvia «il terzo non l’ho potuto concludere per varie vicissitudini, ma grazie al materiale didattico fornito, da autodidatta ho portato a compimento il programma dell’ultimo anno. Mi sono entusiasmata nelle parti più difficili, ottenendo grande soddisfazione nell’apprenderle».

Il 29 Giugno la sua passione prenderà vita in un progetto molto interessante, spiega Silvia: «Avrò la possibilità di presentare un’anteprima della mia idea di “autoconsapevolezza femminile”, all’interno di uno spazio nel saggio di fine anno della “Magic Dance School Music”, grazie all’ospitalità di Rosa Quintino. Sfileranno, con abiti completamente diversi, otto donne con storie di vita importanti alle spalle. Le definisco “guerriere”».

Una scelta non casuale, tra amiche e conoscenti, di età e fisicità differente. «Ho voluto loro» racconta Silvia «in quanto rappresentano per il loro vissuto e le loro differenze diverse tipologie di donna. Perché ogni persona ha un modo di vestire ed un abito adatto alle proprie caratteristiche e alla sua personalità».

Un punto di vista ben preciso, in contrasto con la ricerca della perfezione delle campagne di moda, dove viene mostrato un tipo ideale di donna.

«Tutto deve partire dalla consapevolezza del proprio essere» sottolinea Silvia «e dalla conoscenza del proprio corpo. Ogni donna ha in se una “scintilla” della “Donna” ideale, ma nessuna da sola può rappresentare questa. Fondamentale in questo mia riflessione la canzone “Five Minutes” del gruppo francese Her, che nel prologo sottolinea questo concetto».

Da questo punto cardine parte per la creazione degli abiti della prima sfilata, che rappresenterà il suo esordio, il vestito è pensato in virtù della persona che dovrà indossarlo. Vista la sua grande passione per la pittura, sarà lei che “dipingerà” sulla modella l’abito più adatto, valorizzando le potenzialità del fisico in armonia con la sua personalità.

«Voglio liberare le donne» ci confida Silvia «dall’inganno di essere inadeguate e non poter trovare il proprio abito, basta con l’idea che certi vestiti possano essere indossati solo le modelle professioniste. Non siamo noi che dobbiamo rincorrere quel prototipo femminile, è il vestito che si deve adeguare a noi».

E visto che l’arte chiama arte, i suoi vestiti saranno accompagnati dai gioielli prestati da Giusy Materazzi (di Lanusei) il cui brand prende il nome di Magius.  A luglio ci sarà il secondo appuntamento con la sfilata degli abiti da sera di Silvia, nel centro di Tortolì durante una notte bianca.

Silvia si è sposata con Massimiliano lo scorso settembre, e sottolinea l’importanza anche di suo marito, che la sostiene, sempre fiero di lei, nel suo percorso artistico.

Consapevole del fatto che dovrà ancora fare una lunga strada, ma determinata a realizzare il suo sogno, Silvia spera: «Un giorno vorrei avere un laboratorio tutto mio creando e realizzando io stessa i vestiti. Dove le donne oltre ad un abito, trovino una sorta di “oasi” per lo spirito. Per arrivare a questo, dovrò fare ancora molti sacrifici, cercare di prendere varie qualifiche nel settore, cercando nel frattempo di far coincidere il mio lavoro. Metterò il cuore nell’impresa, perché sono consapevole di come voglio costruire il mio futuro».

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