Che a Monserrato Forza Italia abbia sbagliato i conti è certo. La lista era composta da 15 candidati, quindi secondo la legge sarebbero dovuti essere 10 di un genere e 5 dell’altro. Non necessariamente in maggioranza uomini. Ma la lista stilata dal partito di centro destra a sostegno della candidata Caterina Argiolas, presentava 11 donne e 4 uomini. I candidati domani presenteranno ricorso al Tar, come fanno notare dal quartier generale, la notizia dell’esclusione è arrivata solo venerdì notte e i tempi sono strettissimi. Si aspetta di sapere se è possibile porre rimedio all’esclusione rinunciando a due candidate donne per ripristinare le proporzioni tra i due generi.
Ma il nocciolo della questione è proprio questo: una legge nata per garantire una maggiore presenza femminile nella politica, che stabiliva un terzo come quota minima (sia per le donne che per gli uomini) forse non è più attuale. Il caso di Monserrato è emblematico e impone una riflessione, in questo caso infatti a essere in inferiorità erano proprio gli uomini. Il problema naturalmente prescinde dall’orientamento politico della lista esclusa, e riguarda tutti, uomini e donne. Si potrebbe interpretare il caso in senso positivo, e pensare che forse finalmente le donne in politica stanno aumentando anche nel ricoprire cariche e ruoli di vertice come gli assessorati e i ministeri.
Quindi sarebbe il caso di ritoccare quelle percentuali e stabilire che i generi devono essere divisi equamente a metà, oppure i tempi sono maturi per lasciare che siano i meriti a stabilire chi deve candidarsi per le proprie competenze e capacità al di là del genere a cui si appartiene? Ecco cosa pensano i quattro candidati sindaco di Monserrato, il comune protagonista di questa vicenda.
Caterina Argiolas, della cui coalizione fa parte la lista esclusa, si dice delusa: «Dispiace moltissimo, non solo per le donne – ha dichiarato la candidata sindaca – ma anche perché si trattava di una lista di ragazzi e ragazze giovani, pieni di entusiasmo. Spero che il ricorso venga accolto, faremo il possibile, noi abbiamo in generale nella coalizione una fortissima presenza femminile, però questa legge non tutela la donne, anzi proprio nei casi come il nostro le penalizza, sicuramente andrebbe rivista, fatta così diventa una contraddizione in termini».