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(FOTO) Tortolì, stamattina il “Punta in alto day”: l’incontro per sensibilizzare i ragazzi sulle dipendenze

Si è tenuta oggi la giornata conclusiva del percorso lungo un anno scolastico che le due educatrici Alessandra Merlini e Silvia Scudu hanno svolto presso le classi 2A, 2B, 3A, 4A e 4B dell’Istituto Agrario di Tortolì. Protagonisti di oggi, non solo i ragazzi dell’Agrario, però: nell’Aula Magna dell’ITI, per l’evento “Punta in alto day”, si sono riunite molte classi degli istituti vicini.

Al centro del discorso, le dipendenze, focus sulla ludopatia.

Dopo aver messo a proprio agio i ragazzi con un gioco mirato a stimolare la loro attenzione e a conoscerli meglio, come prima cosa, Scudu e Merlini hanno spiegato il progetto “Punta in alto” che, attivo anche in altre 9 regioni, ha trovato casa in Sardegna proprio a Tortolì, sotto la loro ala.

«Il senso di questa ultima giornata» hanno spiegato «è di sensibilizzarvi nei confronti della ludopatia e delle dipendenze in generale, ancora troppo poco conosciuto dai giovani».

Quasi subito, ha preso la parola la psicologa Carla Murino.

«Fino a qualche tempo fa» ha spiegato la dottoressa «si consideravano come dipendenze vere e proprie solo quelle che avevano a che fare con le sostanza. Adesso, invece, si sono unite a quelle classiche anche le dipendenze chiamate “comportamentali”».

Quali sono? Murino ha spiegato che anche comportamenti socialmente accettati – come usare lo smartphone, mangiare e giocare ai videogiochi –, quando mutano diventando da occasione di divertimento, da gioco sano, da momento di convivialità a ossessione, necessità, bisogno oltre ogni limite, be’, sono da collocarsi nello spettro delle dipendenze.

Instaurando un dialogo con i ragazzi (rimasti per tutto il tempo protagonisti e non semplici spettatori) sono state individuate le caratteristiche comuni ai vari tipi di dipendenze, le conseguenze deleterie che si abbattono sulla vita di chi ne soffre, le cause e i fattori di rischio – che, come hanno specificato le due educatrici Scudu e Merlini, sono da ricercare all’interno di noi, nelle nostre fragilità e nei nostri picchi di stress – ed è stata analizzata persino la concezione che la persona affetta da una dipendenza ha di se stessa.

Per far capire appieno ai ragazzi la dipendenza dal mondo virtuale – una piaga, ahimè, dei nostri giorni –  è stata proiettata la prima parte del film “Ready Player One” (adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Ernest Cline): siamo nel 2045 e nessuno vive più la vita reale. Tutti sono infatti schiavi dei propri visori e di un mondo virtuale, Oasis, che – come una sorta di The Sims mondiale – sostituisce il reale.

Durante la fase del vero-falso – con gli studenti dell’Agrario che ponevano alla platea delle domande – si è inserito il secondo, interessante intervento: la dottoressa Laura Solanas, psicologa del SerD, ha spiegato il perché la cannabis faccia male, soprattutto se assunta con regolarità prima di una certa età.

«Se voi veniste da noi,» ha spiegato «capireste quanto fanno male certe sostanze. Prima dei 25 anni è particolarmente deleterio assumere droghe perché il lobo frontale non è ben collegato alle altre zone del cervello, non è del tutto formato.

Solanas ha poi sottolineato l’importanza del SerD: «Mediante personale specializzato – medici, psicologi, infermieri, assistenti sociali –, si può non solo agire su dipendenze già in atto ma anche effettuare una giusta prevenzione. Da noi vengono anche persone che hanno bisogno di un consiglio, che vogliono aiutare qualcun altro».

L’unico modo – ha detto la specialista – per farsi aiutare è proprio rivolgersi a personale specializzato.

«Tutti pensiamo che la dipendenza sia distante da noi» ha detto Valeria Tangianu, laureata in Psicologia e tirocinante proprio presso il Servizio per le Dipendenze «e anche io ne ero certa. Poi, quando ho iniziato a lavorare a contatto con queste situazioni, ho capito che tutti noi dobbiamo impegnarci in prima persona per capire se un problema esiste o no, se ci sono o non ci sono i rischi. Soprattutto, ci dobbiamo chiedere: “Qual è il confine?”. Ecco,» ha concluso, «vi lascio con questa domanda: “Quanto la mia vita potrebbe essere in pericolo? Quanto sono consapevole?”»

Particolarmente toccante e utile – perché, si sa, per muovere gli animi ci vuole sempre l’esperienza di chi ha vissuto certe situazioni – è stata la proiezione della storia di Antonio, ex giocatore d’azzardo. Dalla sensazione di sentirsi importanti, dalle prime (peraltro gioiose) esperienze fino all’angoscia, alla consapevolezza di perdere tutto, all’isolamento sociale.

“Non scappi, dal poker, il poker ti compra”.

«Dovete crearvi uno spazio sano» ha chiarito la Murino «dove esprimere voi stessi, dove sentirvi importanti».

Ultimo intervento esterno, quello della professoressa dell’Agrario Tiziana Onnis che ha spiegato come questo progetto abbia fatto da ponte tra insegnanti e alunni: «Abbiamo capito l’importanza del dedicare ai ragazzi qualche minuto prima di iniziare le lezioni anche solo per chiedere “Come stai?”» e ha concluso poi «Io sono molto contenta dei miei ragazzi».

L’incontro è terminato con l’esposizione dei volantini che i ragazzi dell’Agrario hanno prodotto per l’occasione e con la distribuzione dei gadget: un braccialino ai presenti e una locandina per ricordare che sì, bisogna puntare in alto.

Un incontro, quello organizzato da Merlini e Scudu, che ha significato molto: i ragazzi ora hanno la giusta consapevolezza per capire il confine labile tra gioco sano e malattia e sanno che da certi tunnel si può uscire.

«Siamo soddisfatte di questa giornata, della partecipazione dei ragazzi che si sono dimostrati come sempre una risorsa» hanno dichiarato. «L’obiettivo era informare e sensibilizzare i ragazzi sui rischi e su quanto non siano così lontani da noi. Quindi è stata una giornata mirata per lo più alla riflessione e ad una nuova consapevolezza».

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