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Letto per voi. “Ho sognato di correre”: l’universo femminile raccontato da Margherita Musella

“Ho sognato di correre”, quarto romanzo di Margherita Musella, racchiude in sé alcuni valori importanti. Le protagoniste, forti seppur fragili, sono vere, sono leali, sono belle nel loro essere speciali e dolcissime.

Serena, madre e nonna, ha bisogno del mare, del suono delle onde che sbattono sulla battigia, del profumo di salsedine. Ne ha bisogno perché il mare la carica e le dà speranza. È tanto buona da stare in pena per gli altri costantemente, le sue lacrime sono autentiche e talvolta liberatorie, certamente aperte al mondo intero, dedicate alla sofferenza in generale.

“«Io» aveva detto «non mi stanco mai di osservarlo, anche quando è mosso; non esiste il pericolo che il rumore di un cavallone possa infastidirmi. E non potrei mai pensare di trasferirmi in un posto senza mare».”

Adora sua nipote e sua figlia e ama follemente suo marito, sole che colora – ancor oggi, dopo molti anni – le sue giornate. E questo non significa che non ci possano essere dei problemi. No. Talvolta qualche incomprensione complica le cose, ma basta l’amore a risolvere tutto, a mettere tutti i tasselli al proprio posto. Un incontro fortuito, poi, le darà ulteriore ragione per essere felice, per alzarsi soddisfatta la mattina.

“Tuttavia, la parte più bella dei suoi pensieri era rivolta al momento in cui le avrebbe dato la poesia, di cui si sentiva fiera, perché era la dimostrazione del suo essere ancora capace di scrivere. Quella, in particolare, esprimeva il suo sentire profondo per l’anima gentile che aveva incrociato per un bellissimo scherzo del destino”.

Stefania, la settantenne che incontra per caso in una struttura per anziani, le apre un mondo: tramite i suoi racconti, Serena può volare. Può stare bene. Può superare anche le difficoltà quotidiane. Sono racconti di cieli lontani, di emozioni distanti da lei ma non troppo, di speranze passate.

“Eppure loro, sentendosi di nuovo uniti in un progetto, anche se non di grande portata, ritrovarono il perduto equilibrio di coppia. Entrambi pensarono alle ricette che avrebbero potuto fare con quella verdura selvatica e dolce”.

Marigio’ è un’insegnante precaria. Sempre insicura, perennemente in ansia, tesa come una corda di violino. Teme il contatto con i bambini, non si sente mai pronta all’assegnazione, da parte di una determinata segreteria, di una classe. Il timore – che le cose possano non andare come pensa lei, come desidera, come sogna – le attanaglia il cuore. Tuttavia, fa un salto e si impegna… si impegna nonostante tutto. Nonostante il tremolio, nonostante gli occhi spalancati sul mondo e desiderosi di certezze e di tranquillità, nonostante il pianto che la coglie spesso.

Questo suo impegno è ben ripagato. Insieme ai bambini imparerà tante cose e crescerà. È buffo come siano proprio i bambini a renderci adulti. Buffo e magico insieme.

“Tuttavia riconobbe, con certezza assoluta, che il suo vedere in ogni bambino un essere umano con tutto il suo mondo interiore, che non aspetta altro che sentirsi rassicurato e considerato, è il punto di partenza per quel compito passeggero: non sia mai, la sua supplenza, una sorveglianza nuda e cruda”.

Viene aiutata dal vento, il vento che la avvolge e che le dà la forza di essere se stessa, di cullare i bambini tra le sue ali forti. Non mancheranno i problemi, nemmeno in questo caso, ma Marigio’ farà dei passi da gigante. È una fata, una fata madrina che deve accompagnare dei piccoli bruchi nel percorso per diventare farfalle. Entrambe amano il mare, in entrambe l’amore vince su tutto, entrambe hanno il cuore grande quanto il cielo. È inevitabile che si incontrino, che si piacciano, che costruiscano un muro di amicizia e di comprensione.

“Le due donne sarebbero presto entrate in una fase della loro vita dove si sarebbero supportate a vicenda, dove un’urgenza di vivere, che le avrebbe strappate alle loro angosce, avrebbe fatto da padrona; avrebbero scoperto che non avevano niente da perdere ma solo da afferrare”.

Un libro sulle donne, per le donne, sì, ma anche per gli uomini. Un libro che parla di fragilità e di forza, di ostacoli da saltare e di amori da salvare. Un libro che si occupa di tematiche importanti e che non nasconde la paura, quella che attanaglia il corpo e raffredda la mente.

C’è l’amicizia, un’amicizia che si nutre dell’ascolto, della pazienza e dell’apertura. E c’è l’amore. L’amore che spesso non è senza macchia ma che è vivo e ben radicato.

Margherita Musella, come in tutti i suoi precedenti romanzi, analizza il mondo femminile, lo scandaglia e lo racconta mettendoci un pezzetto del suo stesso mondo, lasciando l’impronta di sé nelle frasi, nelle virgole, negli spazi. Anche quest’opera si può leggere tranquillamente con la sua voce, infatti. Chiunque la conosca sa che ascolto, comprensione, amicizia e amore sono i pilastri della sua vita. E che con il suo sorriso è capace di colorare le giornate. Le giornate di tutti.

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