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Dialogo sulla Settimana Santa con Don Giorgio Cabras, Vicario Generale della Diocesi Ogliastrina

Nella settimana più importante dell’anno per il Cristianesimo, abbiamo avuto il piacere di parlare con Don Giorgio Cabras, attuale Vicario Generale della Diocesi ogliastrina e Direttore della Caritas diocesana dall’ottobre del 2015.

Don Giorgio, originario di Baunei, sacerdote dal 1991, ha ricoperto in passato per quattro anni la carica di Vice Rettore del Seminario di Lanusei, e per vent’anni è stato parroco della Parrocchia di Stella Maris di Arbatax, dove ancora è ricordato con stima e affetto dai fedeli.

I riti della Settimana Santa si sono susseguiti in tutti i paesi dell’Ogliastra perlopiù in modo tradizionale, ma anche in alcuni contesti con l’introduzione di innovazioni.

«Sicuramente abbiamo un patrimonio di tradizioni in Sardegna, legato alla celebrazione di questi giorni, molto importante» spiega Don Giorgio «altamente identitario e molto sentito dalla popolazione. Pensiamo a “Su Scravamentu” di Seui, rappresentazione antica della deposizione dalla Croce di Gesù, tutto il rito viene celebrato in lingua sarda».

Da qualche decennio stanno prendendo piede anche rappresentazioni viventi della Via Crucis nelle quali molti figuranti prendono parte, con un pubblico in continuo aumento. Anche i giovani sembrano attirati da queste riproposizioni storiche e religiose, come afferma Don Giorgio: «Sicuramente ho notato interesse tra i più giovani per questi eventi, anche se non deve essere un atto meramente formale. Se i ragazzi vivono la vita parrocchiale tutto l’anno, sono preparati a rapportarsi emotivamente verso questi giorni importanti, cogliendo al meglio l’esempio della vita di Cristo».

Una settimana particolarmente intensa, questa, dove viene vissuta l’esperienza umana e divina di Gesù, così come la testimonianza degli apostoli.

«Gesù ha rappresentato un’umanità nuova, è stato capace di perdonare coloro che gli hanno tolto la vita, e con la resurrezione – spiega Don Giorgio – ha risposto a quel rebus che si pone l’uomo da sempre, ovvero quale sia il fine della nostra vita, donandoci quindi la speranza oltre la morte. Gli apostoli, con le loro differenze, rappresentano noi, e come viviamo la fede».

Una similitudine che avvicina la Chiesa sarda a quella latino-americana è il rito de “S’incontru”, dice Don Giorgio: «Il Vangelo non parla dell’incontro tra Maria e Gesù subito dopo la Resurrezione, ma la tradizione popolare ha voluto creare questo evento, con la madre che incontra il figlio ritornato dalla morte».

In questi tempi di egoismo e di superbia dell’uomo, questi riti della Settimana Santa devono essere vissuti in maniera intensa: noi stessi dobbiamo porci delle domande – dice Don Cabras.

«Stiamo vivendo in tempi molto particolari,» continua «dove tutto è in continuo cambiamento sia dentro che fuori di noi. L’umiltà di Gesù è un’importante base di partenza, per non dimenticarci chi siamo, e soprattutto nel rapportarci con il prossimo».

Una testimonianza, quella di Don Giorgio Cabras, che, oltre a farci riflettere su questi giorni di celebrazioni, ci ha fatto riflettere sulla spiritualità e umanità di cui ognuno di noi è portatore.

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