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(FOTO) A Ussassai risorge “Su Barraccu” grazie al prof. Carlo Mura: “Desideravo recuperare la struttura di mio nonno pastore”

 

 

Le dimore arcaiche dei pastori, figlie della grande e antica tradizione sarda delle tecniche di “costruzione a secco”, sono il risultato di secoli di storia.

Sono diverse le denominazioni in “limba” per indicare questi antichi ovili: “ ‘uviles”, “cuìles” o “coìlis”, “pinnettas” o “pinnettos”, “barràccas” o “barràccus”. La struttura si presenta solitamente con una base circolare, con copertura conica, con due varianti: costruita completamente con pietre a strati, senza legante, oppure con la base in pietra e la copertura realizzata con legno e frasche.

Utilizzate dai pastori per il pernottamento, ma anche come deposito di vivande o utensili per il lavoro, a Ussassai sono chiamati “barràccus”. Il Prof. Carlo Mura, classe ’51, laureato in Lettere Moderne, con un passato da insegnante e dirigente scolastico, ha mantenuto la promessa che si era fatto: recuperare il vecchio “barràccu” del nonno pastore Patrizio Mura.

«Intorno al 1980 ho maturato l’idea di restaurare il vecchio ovile di nonno Patrizio, – racconta il prof. Mura – da quando ho iniziato ad occuparmi del mio terreno, ma a causa di vari impegni ho sempre dovuto rimandare. Lo scorso anno ho deciso: a prescindere da costi e fatica avrei portato a compimento il progetto. E così è stato».  Patrizio Mura, classe 188,  pastore e proprietario terriero, rimanda alla mente la figura del “Re Pastore” descritta abilmente da Emilio Lussu, rispettato e ben voluto nel paese ogliastrino e nella zona circostante, che oltretutto ricoprì la carica di Sindaco di Ussassai tra il 1913 e il 1915, e in seguito intorno al 1918.  

Al prof. Carlo Mura, quando descrive il nonno, brillano gli occhi: «Era una persona molto intelligente, dotata di un grande senso dell’ironia. Era un pastore proprietario di molte terre, che si avvaleva di molti servi pastori, alcuni originari di Esterzili, che anche decenni dopo la sua morte avvenuta il Natale del 1960, ne conservavano un ottimo e affettuoso ricordo». Già negli anni cinquanta nella zona “Isca Longa”, precisamente nella località “Perda ‘e Muntoni”, nessun “barràccu” era più in piedi.

«Quando ho iniziato a recuperare l’ovile nella primavera dello scorso anno – spiega il docente – nel terreno era presente solo una muratura circolare malconcia, intrappolata tra le sterpaglie. Al centro vi era una pianta di leccio, che ci ha fatto penare nell’estirparla». Con un gruppo di amici Mura ha portato avanti i lavori, seguendo attentamente tutte le fasi previste dalla tradizione costruttiva ussassese. «Abbiamo sistemato la base muraria, ricostituendo gli strati mancanti con le pietre di scisto in loco, come quelle usate originariamente, con la metodologia “a secco” – afferma Mura – Poi abbiamo iniziato a creare la copertura, con le travi di legno di castagno, rivestendo il tutto con legno e frasche di fillirea, erica arborea, corbezzolo, e cisto».

Proprio per la realizzazione della copertura, il gruppo di amici ha dovuto attingere alla sapienza e alle conoscenze degli antichi costruttori, svela il prof. Mura: «Sotto la guida dell’amico Orazio Loi, che in gioventù ha fatto il pastore, acquisendo le conoscenze tramandate dai nostri avi, siamo stati in grado di posizionare le frasche. Sono rimasto ammaliato: una vera e propria arte nel creare  vere e proprie trame tra i vari arbusti e il legname utilizzato. Abbiamo pazientemente aspettato i cicli della luna propizi per il taglio del materiale ligneo utilizzato, esattamente l’ultima luna di gennaio, evitando che il legname marcisse».

Ha “ripreso vita” in questo modo su “barraccu ‘e tziu Patriziu”,l’unico ora presente a Ussassai. Ora si resta in attesa che anche altre strutture simili vengano restaurate. Molte sono ancora nascoste dalla vegetazione o abbandonate, disseminate in gran numero nelle campagne del paese ogliastrino. È uno dei pochi, quello dei Mura, recuperati dell’antica Barbagia di Seulo, che scruta l’alba ogni giorno guardando a est.

«Mi auguro che altri recuperino altri antichi ovili, – auspica  ilprof. Mura – perché sono strutture autentiche del nostro territorio. Una parte della nostra identità, che ci ricorda da dove arriviamo. I miei figli sono rimasti entusiasti del recupero, e anche i miei compaesani hanno apprezzato e ne parlano».

Forse oggi è stato posto un seme per la consapevolezza dell’importanza del recupero di queste antiche strutture a Ussassai e in Ogliastra. Ovili arcaici coerenti con le bellezze dell’ambiente circostante, e vere attrazioni turistiche in altre zone della Sardegna.   

Le foto del recupero:

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