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Tensioni nel finale di Cagliari-Juventus, Allegri categorico: “I razzisti non entrino mai più allo stadio”

Minuto 86, Moise Kean segna il suo quarto gol consecutivo con la maglia della Juventus. Dopo essere stato beccato per tutta la partita con continui ululati, si ferma davanti alla curva del Cagliari e allarga le braccia. Sembra chiedere “perché tutto questo astio?”.

Eppure quel gesto viene inteso come una provocazione: Cragno e Ceppitelli provano ad allontanarlo, il pubblico lo becca con continui ‘uh uh uh‘ e inizia a lanciare oggetti in campo. Una bottiglietta raggiunge il capitano rossoblù, il finale si fa concitato. In tribuna centrale si scatena un putiferio tra tifosi rossoblù e bianconeri. Spinte, urla, forse un cazzotto. I carabinieri intervengono a risolvere la questione, lo speaker annuncia i divieti e l’arbitro Giacomelli ferma tutti per qualche minuto. Sarà decisivo il suo referto per capire che genere di punizione verrà inflitta al Cagliari.

Nel post partita i commenti sono discordi, ognuno tenta di schierarsi. L’unico che la pensa in maniera netta è Massimiliano Allegri: «Non voglio strumentalizzare né enfatizzare la cosa. Ci sono delle telecamere, ci sono le autorità, i responsabili devono essere puniti non per un mese o una settimana, ma a vita. Devono stare a casa, non devono più entrare allo stadio- Sennò è inutile che stiamo qua a parlarne». Lo dice con un tono di voce alto e quasi spazientito, avrebbe voluto parlare della gara e della vittoria della sua squadra, e invece suo malgrado si trova a discutere d’altro.

Diverso il tenore delle dichiarazioni di Tommaso Giulini a Sky, che parla di falso moralismo da parte dei commentatori, di Daniele Adani in particolare: «Se la stessa esultanza l’avesse fatta Bernardeschi sarebbe stato uguale. Credo che Kean abbia sbagliato, come mi hanno detto anche alcuni giocatori della Juventus. È un ragazzo, ha 19 anni, imparerà. Così come credo che se le stesse sceneggiate di Matuidi le avesse fatte Bonucci, sarebbe accaduto la stessa cosa. Non c’è razzismo».

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