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Gli ogliastrini fuori sede e il viaggio della speranza verso casa

Articolo di Vanessa Conti

Sono tantissimi gli studenti e i lavoratori ogliastrini che, per un motivo o per un altro, hanno dovuto lasciare la loro amata terra e partire, diretti verso un futuro che sembra essere più allettante rispetto a quello offerto dalla loro Isola.

Si dividono principalmente in due categorie: coloro che hanno lasciato la provincia per dirigersi in altre zone della Sardegna e coloro che, invece, hanno abbandonato l’isola per cercare fortuna altrove.

La maggior parte degli ogliastrini che sono rimasti in Sardegna ha scelto di dirigersi verso centri maggiori, soprattutto Cagliari e Sassari. Si tratta per la maggior parte di studenti che, dovendo intraprendere il percorso universitario, si sono visti costretti a questo spostamento.

L’Ogliastra, infatti, non offre molte possibilità ai giovani che terminano le scuole superiori: l’unica proposta disponibile è l’università telematica che, però, secondo la maggior parte degli intervistati, non è una proposta abbastanza valida.

La maggior parte di questi dichiara di tornare in Ogliastra circa ogni due settimane, ma nessuno si ritiene soddisfatto dei mezzi di trasporto a disposizione. Quasi tutti prediligono l’utilizzo di Bla Bla car o vari servizi taxi, come alternativa al servizio di linea extraurbana ARST.

«Le condizioni dei pullman sono disastrose» racconta Salvatore Cervone, studente tortoliese iscritto alla facoltà di Informatica a Cagliari «non funzionano le luci, i sedili sono distrutti e lo spazio è veramente ridotto, soprattutto considerando che le ore di viaggio per rientrare sono veramente infinite».

Tutti gli intervistati, infatti, sostengono la necessità di collegamenti migliori tra l’Ogliastra e il resto della Sardegna, lamentandosi delle eccessive ore di viaggi, della scomodità di quest’ultimo e chiedendo l’attivazione di linee ferroviarie e il miglioramento dei servizi urbani.

Diversa, ma non migliore, è la condizione degli studenti e dei lavoratori che hanno lasciato la Sardegna per recarsi in altre zone d’Italia o all’estero.

La maggioranza ha preso questa decisione perché considera che il livello accademico delle varie facoltà in Sardegna sia inferiore rispetto a quello offerto in altre zone del Paese e perché crede che l’Isola non offra grossi sbocchi lavorativi al termine del percorso universitario; in altri casi, invece, il corso scelto non era disponibile negli atenei sardi e quindi spostarsi è diventata una scelta obbligata.

A queste motivazioni, si aggiunge ovviamente la voglia di fare nuove esperienze e porsi faccia a faccia con i propri limiti, staccandosi dalle proprie abitudini per entrare ufficialmente nel “mondo dei grandi”, quello fatto di responsabilità, dove non c’è la mamma a mettere in ordine la stanza e il papà ad accompagnarti da una parte all’altra della città.

«Se da una parte sentivo la necessità, per motivi personali, di allontanarmi da ciò che in quel momento era la mia vita in Ogliastra» racconta Giorgia Corona, studentessa originaria di Jerzu e iscritta alla facoltà di Ingegneria Biomedica a Pisa «dall’altra avevo una gran curiosità di scoprire realtà nuove e uscire finalmente dalla mia comfort zone. Non meno importante è stato ovviamente l’aspetto accademico e lavorativo».

Il 90% degli intervistati, dichiara, inoltre, di rientrare in Sardegna solamente tre volte l’anno: a Natale, a Pasqua e durante il periodo estivo, sia a causa del poco tempo a disposizione, sia per fattori economici.

Anche in questo caso, infatti, che potrebbe apparire positivo rispetto al precedente, ci sono parecchie problematiche legate al mondo dei trasporti.

La maggior parte dei fuori sede che vivono attualmente fuori dall’Isola viaggia in aereo. Quasi tutti, lamentano il costo eccessivo del biglietto.

«Il costo dei biglietti, nonostante in certi casi sia possibile usufruire della continuità territoriale – dice Leonardo Cattari, studente tortoliese iscritto alla facoltà di Economia a Milano – resta elevatissimo, se paragonato al costo di treni e bus che prendono i miei colleghi per spostarsi in altre zone della penisola».

La continuità territoriale è vista da tutti gli intervistati come una nota molto positiva per i fuori sede, ma purtroppo ancora troppo limitata, essendo prevista esclusivamente per Roma e Milano.

Nei vari aeroporti italiani volano diverse compagnie aeree e non tutte, infatti, prevedono tratte per la Sardegna.

Inoltre, le compagnie low-cost, che normalmente dovrebbero presentare prezzi più contenuti, propongono orari pessimi e penalizzano notevolmente coloro che decidono di fare il biglietto all’ultimo minuto.

Tutti gli intervistati, infatti, dichiarano di acquistare il biglietto con almeno 2 o 3 mesi di anticipo rispetto alla data effettiva del volo, così da poter risparmiare, anche se non è quasi mai possibile sapere con largo anticipo le date in cui sarà effettivamente possibile rientrare a casa.

L’alternativa utilizzata da molti, in questo caso, è quella della nave, che offre uno sconto ai residenti e ai nativi in Sardegna e consente di prenotare il biglietto all’ultimo momento, a un costo più o meno fisso. Questa, per gli ogliastrini, è un’opzione molto valida, considerato il funzionamento del porto di Arbatax, che, attualmente, rappresenta l’unico accesso diretto dal resto d’Italia alla provincia.

Non si può, infatti, sostenere lo stesso per quanto riguarda i trasporti aerei, poiché l’aeroporto più vicino all’Ogliastra è quello di Cagliari, distante circa 140 km; difatti, una volta giunti in Sardegna, i fuori sede sono costretti a iniziare un secondo viaggio che, stando alle testimonianze raccolte, risulta di gran lunga peggiore del primo.

La rabbia degli ogliastrini riguarda soprattutto l’aeroporto di Tortolì-Arbatax che, se funzionante, consentirebbe un accesso diretto alla provincia, permettendo a molti di rientrare a casa più spesso e in maniera più agevole.

«L’Ogliastra può essere considerata un’isola su un’Isola» sostiene Claudio Fois, studente tortoliese iscritto alla facoltà di Economia e Management a Torino «perché gli ogliastrini vivono una condizione d’isolamento doppia: in primo luogo ci sono le difficoltà riscontrate per raggiungere la Sardegna ma poi, una volta arrivati, ce ne sono altrettante per raggiungere l’Ogliastra, vista la carenza della rete stradale e la mancanza di quella ferroviaria».

Alla domanda “Rientreresti più spesso in Ogliastra se ne avessi la possibilità?”, tutti gli ogliastrini fuori sede che vivono lontani dalla Sardegna rispondono di sì, senza esitazioni.

«Si va via perché si è costretti» dice, infatti, Fabiana Gillone, studentessa baunese iscritta alla facoltà di Rischio ambientale e protezione civile ad Ancona «ma il cuore rimane sempre lì».

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