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Ogliastrini e sport. Il 22enne Simone Loddo, da Tortolì ai mondiali di karate

 

Simone Loddo, 22 anni, di Tortolì racconta la sua passione per il karate che l’ha portato ad arrivare alle competizioni mondiali.

La passione di Simone per il karate nasce molto presto. All’età di 4 anni, infatti, entra per la prima volta in una palestra e si sente subito attratto da questa particolare disciplina.

E’ suo padre, praticante agonista di karate, che lo porta per la prima volta in palestra, facendogli scoprire a poco a poco questo mondo. Da subito Simone si mostra entusiasta e decide di seguire le orme paterne partecipando alle lezioni del corso, nonostante la giovanissima età.

Fondamentale in questo percorso, è proprio la figura del padre di Simone, Giancarlo Loddo, cintura nera 4° DAN e maestro nella palestra “Europa Club Tortolì”.

«Inizialmente è stato difficile vederlo come un ‘maestro‘, perché per un bambino non è semplice scindere la figura del ‘papà’ da quella dell’insegnante, ma con il tempo ho iniziato ad apprezzare la cosa e, se devo essere sincero, oltre ad avermi insegnato tanto per quanto riguarda la pratica della disciplina, gli allenamenti in palestra hanno sicuramente rafforzato il nostro legame nella vita di tutti i giorni».

Parliamo però di una “disciplina”, termine che Simone tiene a precisare, non molto ‘gettonata’, soprattutto dai più giovani, che preferiscono sicuramente altri sport, quali il calcio, probabilmente condizionati dai
modelli imposti dalla società.

«Ci sono differenze sostanziali tra la pratica del karate e quella di altri sport, come il calcio per esempio. Non si tratta solamente di ‘tirare pugni’ o ‘spaccare tavolette con la testa’, come molti possono credere, ma alla base ci sono dei principi fondamentali, quali il rispetto e l’educazione che spesso purtroppo, nel calcio così come in altri sport, vengono a mancare».

Simone racconta di aver ottenuto tantissime soddisfazioni personali grazie al karate, vincendo per cinque volte il titolo di campione regionale, ottenendo un primo posto ai campionati italiani e un secondo posto agli europei.

Non può fare a meno di nominare anche i suoi compagni, primo fra tutti Alessandro Vargiu, tortoliese anche lui, per il quale nutre una profonda stima, sottolineando che anche in questa disciplina, nonostante non si tratti di un ‘gioco di squadra’, sia possibile instaurare delle bellissime amicizie.

Alla domanda sull’imminente partecipazione al mondiale, si emoziona: «Non è stato semplice arrivarci – racconta – è stato necessario vincere sia ai campionati italiani sia agli europei, e quello è stato sicuramente un ottimo trampolino di lancio. In tutti gli sport, per emergere, è necessario farsi notare da qualche ‘pezzo grosso’ e così è stato nel mio caso e in quello di Alessandro. Non so ancora con precisione tutti i dettagli, ma posso dire che saranno due i mondiali a cui parteciperemo: uno si svolgerà a Londra e l’altro in Marocco, rispettivamente a febbraio e marzo 2019».

Simone sa di aver faticato tanto per guadagnarsi questa partecipazione ma racconta di essere ancora incredulo a riguardo. «Quando ci hanno comunicato questa notizia, sono rimasto sconvolto, non potevo credere che stesse succedendo proprio a me, ma dopo l’emozione iniziale, ho cominciato ad allenarmi più duramente di prima». E’ consapevole della portata di questo evento e fiero di rappresentare l’Ogliastra, la Sardegna e l’intera Italia.

«Ai campionati europei sono stato io a portare la bandiera italiana e quella sarda – racconta – in quel momento, ho sentito addosso una grandissima responsabilità. Il pensiero che questo riaccada, ma in una  competizione ancora più importante, mi fa sentire tanta ansia, ma allo stesso tempo posso dire di essere fiero di rappresentare l’Italia, ma soprattutto la mia terra, la Sardegna.” Il sogno nel cassetto di Simone è diventare un esempio in quest’arte marziale ed è anche per questo che ha scelto di iscriversi alla facoltà di Scienze Motorie.

«Sono un appassionato di sport in generale, quindi sentivo che questa fosse la via giusta per me. Soprattutto, però, ho scelto questo percorso di studi perché se un giorno dovessi diventare maestro di karate, vorrei poter dare ai miei allievi il massimo della professionalità».

Conclude raccontando le emozioni che prova ogni volta che partecipa a una competizione. «Prima di qualsiasi gara provo sempre tantissima ansia, ma cerco di rimanere concentrato, anche se il cervello inizia a pensare alle cose più disparate. Quando l’arbitro pronuncia il mio nome, la mente si svuota e l’unico pensiero che si fa strada è quello di cercare la strategia migliore per battere l’avversario o eseguire al meglio la forma. Quando vinco una competizione, il mio primo pensiero va sempre alla mia famiglia, alla mia ragazza e ai miei amici: a loro dedico tutte le mie vittorie».

 

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