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Maria Manca Colombo: la prima giornalista che diede voce alle donne sarde

«È permesso? Vi è un posticino vuoto nel vostro elegante salottino dove possa nascondermi senza darvi molestia? Guardate, prendo poco spazio, sono sottile, sottile, quasi diafana, non mi ci si vedrà nemmeno. Son venuta a farvi una visita, è da un pezzo che lo desideravo, degli anni addirittura, ed è appunto per questo motivo che sono deperita, venni tanto gracilina; ma mi rimetterò subito in gamba se mi farete buona accoglienza (…)». Con queste parole discrete e gentili una giornalista sarda, pioniera dell’editoria nell’isola si affacciava nel mondo delle donne sarde della fine del 1800.

Nata a Torino nel 1851 Maria Manca Colombo era una giornalista e scrittrice. Sarda di adozione, nacque nel continente ma lo lasciò ben presto per trasferirsi in Sardegna. A Cagliari si sposò con Cesare Manca, un impiegato nella costruzione del tratto ferroviario tra Mandas e Nurri e abitò per diverso tempo nel paese del Sarcidano. Qui nacquero i suoi primi interessi culturali che vennero incanalati in seguito tra le pagine del suo giornale.

La rivista“La Donna Sarda” vide la luce nell’ambiente cittadino.

Era un progetto editoriale, una missione educativa che Maria Manca Colombo osava intraprendere in una Cagliari ancora conservatrice e in un’epoca ancora ostile per le donne. Sul finire del 1800 le donne non avevano infatti neppure il diritto di voto, erano escluse dalle cariche amministrative e dall’istruzione. Eppure la pioniera dell’editoria sarda si rivolgeva proprio a loro, dando voce ad un movimento di pensiero che nasceva proprio in quegli anni in Sardegna. Nel giornale di Maria Manca Colombo le donne desideravano raccontare il proprio mondo senza fare morale, creare dibattiti e generare opinioni.

“Verrò da voi come una buona amica e non con la pretesa di dettarvi la morale” scriveva l’autrice il 15 luglio del 1898. Si parlava di moda, di giardinaggio, di consigli per la casa ma anche di cultura.

Il giornale collaborò infatti con figure autorevoli del mondo della cultura come Grazia Deledda, l’emblema della donna culturalmente impegnata, le scrittrici Maria Bobba ed Emilia Marsiani e la storica femminista Anna Maria Mozzoni.

Col passare del tempo, collaborarono col giornale anche con firme maschili. Il giornale costava 20 centesimi e pur non essendo accessibile a tutti veniva venduto ugualmente con grande successo. Continuò ad esistere per tanti annidando voce al movimento femminile del tempo fino alla svolta socialista del 1901, quando il quindicinale cambiò veste modificando i contenuti. Fu questa la fine di un sogno, quello di una coraggiosa e lungimirante giornalista e del suo giornale Le Donne di Sardegna.

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