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Virgo Fidelis, a Lanusei il 77esimo anniversario. Il vescovo e i Carabinieri celebrano la patrona

Ogni anno, il 21 novembre, i Carabinieri festeggiano “Santa Maria Virgo Fidelis”, la loro patrona, ricordando inoltre la battaglia di Culqualber in Etiopia e la giornata dell’orfano.

Questa mattina a Lanusei, presso la parrocchia di Santa Maria Maddalena, sarà celebrata da sua Eccellenza il Vescovo Antonello Mura la Messa in onore del “Virgo Fidelis”. Alla cerimonia parteciperanno tutte le autorità civili, militari e religiose del territorio, i militari in servizio della Compagnia CC di Lanusei e Jerzu e quelli in congedo dell’Associazione Nazionale dei Carabinieri, con le loro famiglie ed i familiari dei Carabinieri caduti in servizio.

La “Madonna Virgo Fidelis” venne scelta, come celeste patrona dell’Arma dei Carabinieri, poiché ispirata alla loro fedeltà nei confronti della Patria. Il loro motto è: “Nei secoli fedele”.

L’8 dicembre 1949, Papa Pio XII accolse l’istanza di S.E. Mons. Carlo Alberto di Cavallerleone e il voto unanime dei cappellani militari dell’Arma e dell’Ordinario Militare per l’Italia, proclamando ufficialmente Maria “Virgo Fidelis Patrona dei Carabinieri” e fissando la celebrazione della festa il 21 novembre, in concomitanza con la presentazione di Maria Vergine al Tempio e con la ricorrenza della battaglia di Culqualber.

L’Arcivescovo Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone è anche autore della preghiera del Carabiniere alla “Virgo Fidelis”. L’ Arma dei Carabinieri è molto legata a tale ricorrenza ed è emozionante il momento in cui, durante la cerimonia, viene ricordata la battaglia di Culqualber.

Essa venne combattuta in Abissinia dal 6 agosto al 21 novembre 1941 e fu una battaglia difensiva nei confronti delle truppe britanniche e irregolari etiopi. Fu un conflitto che vide tra i suoi protagonisti principali i Carabinieri e gli Zaptié (truppe coloniali italiane) del 1° Gruppo Carabinieri Mobilitato, comandato dal Maggiore Alfredo Serranti. L’obiettivo era quello di difendere un caposaldo strategico sia per la difesa che per le comunicazioni dell’intero schieramento italiano nella regione di Gondar. 

Dopo la resa del Duca d’Aosta, la campagna d’Africa Orientale risultava oramai conclusa ma, nella regione di Gondar, resistevano ancora truppe nazionali e coloniali italiane al comando del Generale Guglielmo Nasi, con lo scopo di farsi onore e di tenere impegnate nello scacchiere africano-orientale le truppe britanniche.

A Culqualber e dintorni avvennero feroci combattimenti che, per mancanza di munizioni, furono spesso condotti corpo a corpo. Alla fine, quasi tutti gli stremati difensori (compreso il Maggiore Serranti) furono uccisi in combattimento. Fu una carneficina.

Il 21 novembre ebbe inizio l’assalto finale: i combattimenti raggiunsero livelli di incredibile violenza. Anche quando la vittoria degli inglesi apparve certa, i Carabinieri e gli Zaptiè continuarono comunque a proteggere il loro caposaldo. Quasi tutti persero la vita e tra le vittime ci furono tutti e tre i Comandanti: Carlo Garbieri; Alfredo Serranti; Alberto Cassòli. Emerse, in particolar modo, il valore del Maggiore Serranti il quale, pur sanguinante per le ferite ricevute, rifiutò di lasciarsi medicare pur di non abbandonare i suoi Carabinieri e i Zaptié che, galvanizzati dalla sua presenza, seguirono l’esempio e la sorte del loro Comandante, preferendo morire piuttosto che arrendersi. La sera del 21 novembre 1941 si spense l’ultima resistenza del caposaldo di Culqualber “in sanguinosa, impari lotta”.   

Per l’eroismo dimostrato nella battaglia di Culqualber e per il conseguente estremo sacrificio del 1° Gruppo Carabinieri Mobilitato, la bandiera dell’Arma dei carabinieri ricevette la seconda Medaglia d’oro al Valor militare.   

La cerimonia è dedicata anche alla “Giornata dell’Orfano” e vengono ricordate le iniziative che da sempre l’Arma intraprende in favore dei figli dei propri militari caduti in guerra o in servizio. Le risorse provengono dall’Opera nazionale di assistenza agli orfani militari dell’Arma dei Carabinieri (O.n.a.o.m.a.c), un ente nato nel 1948 e sul quale possono contare oltre un migliaio di orfani nonché, i figli di militari deceduti in congedo. L’aiuto economico è offerto sotto forma di borse di studio e viene erogato due volte l’anno, fino alla fine degli studi universitari. Tale ente viene alimentato dai contributi volontari offerti mensilmente dai militari dell’Arma di ogni ordine e grado. Anche tale gesto dimostra quanto siano importanti per l’Arma i valori della famiglia e della solidarietà. 

 

 

 

 

 

 

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