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Il cantante tortoliese Marco Cannas, in arte Young Zeep, racconta la sua passione per la musica

Marco Cannas, in arte Young Zeep, è un ragazzo tortoliese di 25 anni, laureato in architettura. Oggi ci parla della sua passione per la musica.

Com’è nata la tua passione per la musica?

Sicuramente da bambino, avendo da sempre ascoltato tanta musica in casa. Alle elementari scrissi il mio primo testo, che imposi di ascoltare a tutti i miei parenti. Le prime vere canzoni le scrissi attorno ai 19/20 anni.

Come sei al di fuori dell’ambiente musicale? 

Seppur in minima parte, ho acquisito col tempo piccole differenze. Al di fuori dell’ambiente musicale infatti, tendo ad essere più tranquillo e a conservare i miei rapporti d’amicizia. Mentre da cantante mi ritrovo ad interpretare il ruolo di un personaggio incline a tirarsela un po’. Lo faccio per mantenere fede alle caratteristiche di Young Zeep, ponendo una netta separazione tra questa persona creata ed il mio essere Marco. In questo modo sono riuscito a creare una barriera tra artista e pubblico.

Quanti album hai pubblicato?

Al momento due. Uno nell’ottobre 2016, l’altro nel gennaio 2018. Il primo si chiama BANGERANG e di questo sono uscite 5 tracce, nonostante ce ne fossero 15 pronte. Il secondo disco, intitolato WHITE NIGGA, è stato realizzato in maniera più professionale. Ora come ora avrei cambiato alcune cose, ma al tempo li consideravo perfetti così. Il prossimo disco uscirà questo ottobre e ne sono pienamente soddisfatto.

Hai mai collaborato con qualcuno?

Sì. Inizialmente soltanto con amici e conoscenti, poi anche con artisti stranieri (come nel caso di WHITE NIGGA) e l’ho fatto per staccarmi un po’ dall’ambiente musicale italiano che in quel periodo non mi faceva particolarmente impazzire. Ho collaborato sia con un rapper americano che con uno francese, mentre nel disco che uscirà ad ottobre (KING XIX) ci saranno collaborazioni sia italiane che straniere.

Parlaci dei tuoi successi.

Tutte le cose che due anni fa consideravo successi, adesso le vedo come semplici step fondamentali per il raggiungimento di un ipotetico successo. Un traguardo adesso potrebbe essere quello di vedere un mio disco in vendita su Feltrinelli o negli store ed è un obiettivo che reputo raggiungibile. Un successo potrebbe essere anche quello di avere un pubblico che mi segue da tutta Italia, nonché collaborare con artisti che fino a poco tempo fa consideravo idoli.

In quale lingua scrivi i tuoi testi?

Generalmente in italiano ma ho scritto anche testi in inglese, sia nel primo che nel secondo disco. L’ho fatto quasi come presa di posizione, per far capire al pubblico quanto fossi capace anche in quello. Nel terzo disco non mi esporrò in inglese, dato che non ne ho sentito la necessità. Infatti ho semplicemente evitato che i miei collaboratori stranieri cantassero in italiano.

Ci sono testi autobiografici e a quale canzone sei maggiormente legato?

Tutte le canzoni parlano di me. Al momento non tratto di argomenti sociali, perchè spero che le persone possano in qualche modo immedesimarsi nella mia storia. Le canzoni a cui sono maggiormente legato sono 3: Time, appartenente al primo disco, è la più autobiografica, nonché quella da cui sono partito; Ready to Blow che mi ha portato maggior successo; Origami 2.0 poiché è stata la prima collaborazione con DJ Myke (artista che ho sempre stimato).

Le tue canzoni vengono trasmesse anche in radio?

Si, è capitato spesso che venissero trasmesse su web radio, nonché sulle radio locali. Questo mi ha fatto piacere perchè anche chi non possiede i social in questo modo può ascoltare le mie canzoni.

Parlaci delle differenze tra Marco Cannas e Young Zeep

In entrambi esiste sia una parte arrogante che una tranquilla ed ambedue escono nelle canzoni. Ovviamente nella musica viene maggiormente fuori la parte arrogante, ecco perché Young Zeep viene visto come un personaggio snob. Però è solo una esagerazione. Nel terzo disco Young Zeep parlerà di ciò che Marco vive.

Come mai hai scelto questo nome d’arte?

L’ho scelto una volta iniziato a collaborare, un po’ per gioco, con un altro cantante della zona. Aveva un piccolo studio in camera e mi aiutava a pubblicare i testi. Quando arrivò il momento di scegliere un nome per indossavo un braccialetto con una cerniera zip e da li nacque il mio primo nome. Col tempo mi accorsi di quanto in realtà fosse poco professionale e di conseguenza lo trasformai in Young Zeep.

Qual è il verso della una canzone che più ti rappresenta?

Sono due. Uno mi rappresenta dal punto di vista dell’artista: “La differenza tra Young Zeep e Marco è solamente il nome però entrambi spaccano”. L’altro è più personale e lo scrissi nel momento in cui venne a mancare una persona: “Incisi un verso quella volta che vidi dei visi in meno tra crisalidi di carta e origami sparsi nel cielo”.

Come ti vedi tra qualche anno sia a livello musicale che professionale?

Non saprei, poiché il tipo di approccio che ho con la musica è sempre diverso. L’idea rimane quella di non fare passi indietro e di migliorarmi, portando la musica ad un livello superiore, sia sotto l’aspetto del prodotto che della visibilità. A livello professionale vorrei lavorare in uno studio di architettura, l’altra mia passione. Mi piacerebbe vedere dei progetti realizzati e firmati da me.

Come sei riuscito a separare la tua vita da studente da quella di musicista?

Non ci sono riuscito. Ho sempre cercato di incastrare le due cose facendole convivere e lasciando comunque spazio anche allo studio.

Parlaci dei tuoi progetti per il futuro.

Sicuramente spero di poter portare in tour il mio disco. Attendo inoltre la pubblicazione dei dischi KING XIX e INSTAGRAM STORIES (un disco più professionale che uscirà nel 2019 e per il quale ho grandi aspettative).

Ti rispecchi in qualche artista?

Non c’è un artista in cui mi rivedo. Sono cresciuto ascoltando musica che non c’entra niente con il rap, tanto cantautorato italiano e pop inglese/americano. Perciò a livello di crescita musicale non mi sono lasciato influenzare da nessuno. Mi piace il fatto di non riuscire a rivedermi in nessun artista, restando riconoscibile in quello che faccio.

Hai cambiato modo di fare musica dagli inizi fino ad ora?

Si perché all’inizio, non sapendo fare musica, scrivere canzoni e non avendo eseguito nessun tipo di studio, avevo raggiunto una semplice fase sperimentale. Anche il modo di registrare è mutato, prima mi ci voleva il doppio del tempo.

Descriviti utilizzando tre aggettivi.

Arrogante, fortunato, zarro di classe.

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