ogliastra.vistanet.it

Letto per voi. Biagio Arixi e la sua Strega Borghese: viaggio nella Sardegna del 1941, tra mistero e realtà

Giugno 1941, Sardegna. Mentre il conflitto mondiale imperversa, la bella e tormentata Carmen è in viaggio: il pullman rombante la porta via dalla sua cittadina natale, Villasor, da quel quartiere, “Su Guventu”, che non sente più suo. Direzione, Bosa. È angosciata, i pensieri si affastellano nella sua mente tormentata. Ha fatto qualcosa di terribile, Carmen, e quel che nasconde è ancora più agghiacciante. È una strega plebea, la sensuale e procace Carmen, e il viaggio che sta facendo la allontana dal posto in cui, con l’aiuto di forze oscure e maligne, ha ucciso il Priore di Villasor, padre Battista Fogu. Sì, la ragazza – che miete vittime anche tra i cuori dei giovani, attirati da ‘sì tanto fascino – ha dei poteri, poteri forti. Poteri arcaici, poteri misteriosi. A Bosa la attende il Castello Malaflores con la contessa Milly. Riuscirà lì a liberarsi? Lontana dal conflitto, dalle persone che la additano, dal paese natio che ama e odia – ora – insieme, riuscirà a far chiarezza? Forze oscure la animano, la aiutano nei momenti difficili e la orientano e lei deve imparare a conviverci.

“Percepiva, con le sue visioni, casse da morto aperte, e poteva respirare il fetore pestilenziale di corpi in disfacimento che rendevano l’aria soffocante. Erano solo allucinazioni? Non sapeva più discernere la realtà dall’illusione.”

Quanto vorrebbe, l’ammaliante Carmen, essere una Jana, una messaggera benigna, una portatrice di bene. Vorrebbe smettere di essere considerata una strega, una presenza infausta carica di cattivi presagi, per diventare il simbolo del bene, della dolcezza e della purezza. Si sente macchiata, triste per il destino che le è capitato e che affonda le radici nel passato.

“Un racconto popolare sardo descriveva in modo avvincente le Janas: piccoli esseri soprannaturali femminili, sempre vestiti con abiti ricamati d’oro. Si raccontava che abitassero in necropoli scavate nella roccia, dove nascondevano i loro tesori e i preziosi telai con i quali tessevano i veli indossati. Erano reputate figure benigne, capaci di donare aiuto ai bisognosi e ai sofferenti.”

Nel contempo, tuttavia, vorrebbe mostrare quello che sente crescere in petto, la sua forza, la sua voglia di essere quella che è, senza se e senza ma. Sensuale, bella, magica e cupa. Una strega. Che diventerà, da plebea, borghese.

“Ecco, Carmen era nella stessa condizione di quelle donne assetate e voleva stordirsi con il vino, ubriacarsi, e volare su di una scopa per far uscire allo scoperto quei demoni che la possedevano, facendole risvegliare il desiderio di usare i suoi potenti poteri di strega, come quelli raccontati e diffusi dal folclore popolare e paesano.”

La Sardegna raccontata dal cagliaritano Biagio Arixi è una Sardegna primordiale, la Sardegna dell’Ammuntadore – il demone del sonno – e delle Janas, del volo degli uccelli come indicazione per il futuro, dei misteri. È la Sardegna che scorre nelle vene di tutti i suoi abitanti e ancor più, quella nascosta, cupa e senza perdono. È la Sardegna dei poteri e delle credenze, quella degli spiriti dei defunti che sono ancora qui e che appaiono a chi ha la benedizione/maledizione di saperli vedere. È la Sardegna che unisce morte e vita in modo indissolubile – ché poi, in effetti, non è possibile che siano separate. La Sardegna della sorte che può essere benevola o malevola, buona o cattiva nel suo abbattersi sull’esistenza degli individui.

Arixi, con linguaggio limato ed elegante, racconta la vita della bella Carmen, le sue angosce e i suoi tormenti. Il dualismo di una donna che, nella Sardegna del 1941, deve affrontare i suoi demoni e il suo passato. Che deve scavare per scoprire dei tasselli importanti della sua esistenza. Che deve mandar giù bocconi amari. E che può, deve!, ricominciare.

Exit mobile version