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(INTERVISTA E FOTO) Villagrande, le vie del centro prendono colore grazie ai murales realizzati da Antioco e Augusto Cotza

ARTICOLO DI MARIA AURORA MURGIA

Antioco e Augusto Cotza sono due fratelli e pittori sardi. Sono originari del Medio Campidano, più precisamente di Villamar. Negli ultimi giorni, tra una pennellata e l’altra, si sono impegnati a decorare e valorizzare le pareti delle case nel centro storico di Villagrande, attraverso la realizzazione di murales simbolici commissionati dall’Associazione Amistade.

Entrambi patiti per la pittura, spiegano che nel loro caso «è proprio una passione di famiglia!»

Quando è iniziata la vostra passione per l’arte pittorica?

«Io iniziai a dipingere nel 1972 e ho potuto apprendere molto dai miei colleghi stranieri, mio fratello Augusto invece un po’ più tardi nel 1975 e ha perfino incominciato a seguire dei corsi artistici» afferma Antioco. «Abbiamo lavorato in tanti paesi, circa una trentina, sia stranieri per esempio in Germania che italiani come Modena e soprattutto in Sardegna (Orgosolo, Tiesi, Oliana), infatti il nostro primo murales lo realizzammo nel 1975 proprio a Villamar» raccontano orgogliosamente.

Come è cambiato l’interesse pittorico nel tempo?

«Io e mio fratello passammo dall’impegno politico a quello artistico, però ci interessiamo non soltanto dei murales di protesta ma  anche di quelli che mirano al solo decoro urbano e rappresentano immagini astratte che non hanno nessun legame con la politica» dice Antioco Cotza. «Ora io mi occupo prevalentemente di soggetti storici, dell’ economia agricola, della civiltà contadina durante l’epoca dei giudicati in Sardegna» prosegue.

Perché avete scelto proprio i murales?

«A parer mio, il murales è sempre esistito! Ma non solo in Sardegna, molto rilevante infatti è stato il suo riproporsi in Messico, dove i palazzi istituzionali furono decorati da queste opere d’arte. Il murales nasce come elemento di arredo urbano ed estetizzante, ma a volte assume un carattere di protesta e racchiude importanti significati, e poi si evolve fino a diventare street art, specialmente nei Paesi esteri».

Qual è tuttora l’importanza di queste opere?              

«Bisogna ammettere che molti i giovani di oggi non sono tanto interessati ai murales e quindi non prestano l’attenzione necessaria» spiega con rammarico il signor Antioco. «Si deve però puntare sul fatto che i murales sono una vera e propria attrazione caratteristica per i turisti, valorizzano le case arricchendole di significato e portando lustro al paese» afferma con convinzione.

Da cosa si trae l’ispirazione?

«L’ispirazione nasce da una discussione e un confronto, sulle idee del tema da proporre sulla realizzazione, tra noi pittori e i proprietari della parete che sono gli stessi che poi finanziano il nostro lavoro e le spese per le attrezzature».

Qual è il significato dei murales che state realizzando?

«Grazie al gruppo Amistade, ho avuto l’opportunità di restaurare un murales risalente al 1979, in uno sono raffigurati degli uomini in fila uno dietro l’altro e nonostante sia antico, rappresenta dei temi ancora attuali come la decrescenza dei paesi, la riduzione della popolazione specialmente nei piccoli centri, l’immigrazione, lo sfruttamento, la povertà, la mancanza d’iniziativa» racconta Antioco Cotza.

«Nell’ altro murales figura in rosso il sole dell’avvenire, del futuro ormai distrutto e senza speranze, l’uomo simboleggia tutta l’umanità, stretta dalle catene dello sfruttamento, della dittatura e dalle antiche politiche coloniali, di cui la Sardegna fu molto spesso un obiettivo e l’ombra dietro l’uomo inginocchiato, ha appunto la forma della regione. La lingua e la realtà sarda sono molto importanti e dovrebbero essere istituzionalizzate e riconosciute come mezzo di comunicazione con le persone del luogo».

«Infine il murales di cui si occupa mio fratello Augusto, rappresenta il Sardus Pater, ovvero quasi un re – pastore. Probabilmente questa figura fu importata durante il periodo punico -sardo, poiché precedentemente erano adorate delle divinità femminili. Il pater è circondato da dei caproni che sono il simbolo della forza e della virilità» conclude Antioco Cotza.

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 Antioco Cotza 6  

 

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