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(VIDEO) Ai giovani non piacciono gli antichi mestieri? Falso! La storia di Manolo

«Quando avevo 14 anni, per caso ho visto un signore anziano del mio paese, seduto sulla porta di casa -racconta Manolo- stava intrecciando un cestino, con mai esperte e movimenti rapidi. Sono rimasto incantato. Gli ho chiesto se poteva insegnare anche a me quei gesti e così dal giorno dopo, ho cominciato a intrecciare e non mi sono più fermato». Manolo è un bel ragazzo di 32 anni, gonnese, che mentre chiacchiera muove le mani rapide sui filamenti di piante lunghi e sottili, li piega, li rifila, li avvolge, li attorciglia con gesti veloci e ripetuti e in pochi minuti si comincia a intravedere la forma che assumerà il cesto.

«Ci sono cesti di tantissime forme, che cambiano a seconda della loro funzione – spiega Manolo– e ogni paese ha il suo tipico cesto legato al genere di attività che vi si svolge: a San Gavino, per esempio il cesto tipico è quello a cupola che serve per raccogliere lo zafferano, nei paesi in cui si produce l’uva si trovano le ceste ampie e robuste con i doppi manici che hanno un fondo particolare perché un tempo si trasportavano poggiati sulla testa, dalle mie parti si chiamano “Cadinusu”. I cesti un po’ più piccoli con un solo manico sono fatti per la raccolta dei funghi o delle olive, poi ci sono quelli larghi e bassi per conservare le patate o ancora quelli per trasportare il pesce tipici delle zone di mare». Manolo li riproduce tutti
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Un aspetto molto importante dell’arte, perché davvero chiamarlo hobby è riduttivo, di realizzare i cestini è determinato dalla scelta dei materiali. Tutti rigorosamente locali e mediterranei, niente bambù, scelti accuratamente per colore e dimensione, ma soprattutto raccolti nel periodo giusto: «i materiali più comuni sono l’olivastro e la canna di fiume -spiega ancora il giovane cestinaio- ma nel tempo ho sperimentato altri tipi di legno, con elasticità e tonalità differenti. Il segreto perché una cesta duri a lungo e raccogliere la legna nel periodo giusto, le canne si prendono a febbraio l’olivastro ad agosto. Il legno è una cosa viva, se la cogli nel periodo corretto non verrà attaccata dalle muffe o da altri agenti che la decompongono».

Se la scelta dei materiali è frutto di studio e di anni di esperienza, le forme e i colori Manolo li sceglie in base a ciò che gli suggeriscono la sua fantasia e la sua creatività. Man mano che comincia a intrecciare si lascia ispirare dai materiali, ma non lavora a caso. Anche sulla scelta degli oggetti c’è un ragionamento preciso. La richiesta si concentra in determinati periodi dell’anno, nel periodo dei funghi tutti chiedono quel tipo di cestino, a settembre i cesti per l’uva, mentre in alcuni periodi non c’è richiesta. Nelle stagioni in cui cala la richiesta Manolo prepara lampade, abatjour e altri complementi d’arredo da vendere alle sagre e alle feste paesane, pensando ai gusti delle possibili clienti.

Il giovane gonnese per ora deve accontentarsi di fare l’artigiano nel tempo libero, perché lavora come magazziniere a Villacidro: «A casa ho un laboratorio, mi piacerebbe molto aprirlo al pubblico e vivere di questo bellissimo mestiere, ma per il momento non è possibile – si rammarica Manolo- purtroppo non è abbastanza remunerativo, perché la maggior parte delle persone non ha la capacità di attribuire il vero valore al lavoro che c’è dietro ogni cestino a partire dalla ricerca e raccolta delle materie prime». Questo è un po’il problema di tutti gli artigiani, in parte dovuto anche a chi si improvvisa e dopo un breve corso si cimenta nella realizzazione di cestini che inevitabilmente, essendo realizzati da persone prive della necessaria esperienza, risulteranno fatti non a regola d’arte e dureranno pochissimo. Il guaio è che la scarsa qualità si vede e spesso chi si improvvisa e non lavora per passione, tende a proporre prezzi nettamente più bassi. La maggior parte dei possibili acquirenti guarda più al prezzo che alla qualità, ma in questo modo si svilisce il lavoro dei veri artigiani. Anche se Manolo non deve temere la concorrenza, viste le sue competenze. L’anno scorso ha realizzato in 4 giorni di intenso lavoro, un enorme cestino dal diametro di 110 centimetri, esposto alla Sagra del Miele di Montevecchio e venduto praticamente subito: «ho in mente di farne uno ancora più grande – promette il ragazzo- ma quando mi cambio la macchina, perché in quella che ho adesso non riuscirei a trasportarlo». Chi volesse ammirare le opere di questo coraggioso e intraprendente ragazzo, potrà trovarlo il 28 e 29 luglio a Fluminimaggiore, alla Sagra “Arrogus de Bidda”. Manolo crea cestini anche su misura: «la richiesta più complicata? Una ragazza ha acquistato una cesta per lo zafferano che io avevo realizzato usando tante qualità di legno per renderlo variopinto. Dopo qualche tempo me ne ha chiesti altri tre, identici ma di tre dimensioni diverse in scala. È stato faticosissimo, perché i miei cestini sono pezzi unici, sono fatti con materiali naturali, ricreare le stesse sfumature è quasi impossibile, ma ci sono riuscito».

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