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Sapore di Sardegna, di mistero e di magia: intervista alla scrittrice Vanessa Roggeri

Vanessa Roggeri, scrittrice cagliaritana trentanovenne, ha all’attivo due romanzi.

Ne “Il cuore selvatico del ginepro” (2013, Garzanti) e “Fiore di fulmine” (2015, Garzanti) si sente la Sardegna, quella antica che profuma di leggende da raccontare davanti al fuoco d’inverno, di credenze che si incollano alla pelle e al cuore e che appaiono più vere che mai quando niente rischiara il cielo. Nora, protagonista di “Fiore di Fulmine”, è una bidemortos. Ianetta, protagonista di “Il cuore selvatico del ginepro”, è considerata un mostro, una coga. La Roggeri ama profondamente quest’isola – che definisce coriacea e aspra, fiera e indomita – e in essa ambienta le sue trame. Tesse le sue storie con minuziosa precisione, con perizia. Ci mescola la fantasia. La lettura si trasforma in bisogno – compulsivo, urgente –, mentre la trama si infittisce.

“Il cuore selvatico del ginepro”, suo primo romanzo, ha ottenuto un discreto successo, successo che si è ripresentato con “Fiore di fulmine”. Cosa prova quando scopre l’amore dei lettori per ciò che ha creato?

Dico sempre che il vero cambiamento avvenuto nella mia vita dacché sono riuscita a realizzare il sogno di pubblicare i miei libri sono, e rimarranno sempre, i lettori. Senza i lettori lo scrittore non esisterebbe, i libri non esisterebbero. Il libro esiste nel momento in cui un lettore lo legge. È una forma creativa che alla stessa maniera della danza, della recitazione o del canto, ha necessità di un suo pubblico per avere pienamente senso. È uno scambio vicendevole, quello che avviene tra lettore e scrittore, fatto di emozioni e brandelli di vita condivisa. I miei lettori sono straordinari, riescono a stupirmi ogni giorno con messaggi e parole carichi di originalità e sentimento.

Come nasce la passione per la scrittura? La Vanessa Roggeri bambina sognava di mettere nero su bianco la sua fantasia?

Da bambina amavo tanto disegnare, soprattutto animali e paesaggi. La mia fantasia trovava il giusto sfogo in questa forma creativa. La passione per la scrittura è nata durante l’adolescenza, intorno ai sedici anni, sull’onda emotiva data dalla lettura. I libri che amavo continuavano a vivere nella mia testa anche dopo l’ultima pagina. È iniziata così e ben presto sono passata dall’emulazione degli autori più amati, al trovare personaggi miei e al saperli raccontare con voce personale. In mezzo c’è tantissimo lavoro, costanza e dedizione nei confronti di una passione che è stata fin da principio il mio progetto di vita.

Cosa le dà l’ispirazione per un nuovo libro?

Non posso definirlo con precisione. In principio c’è un’idea, che può nascere in qualsiasi momento stimolata da un fattore qualsiasi. Poi, nel tempo, è come se si accendesse una serie di clic nel cervello, di connessioni imponderabili e da un momento all’altro la trama può fiorire quasi completa. I misteri della creazione non sono facilmente spiegabili con la logica. Di solito non agisco mai sull’onda dell’entusiasmo. L’idea deve avere una profondità diversa, più complessa, per prendermi e spingermi a volerne fare un libro.

È stato difficile scrivere ambientando le storie nel lontano passato?

Scrivere una storia ambientata in un periodo che non si è vissuto è una grande sfida. Occorre essere scrupolosi, coerenti, convincenti. Per questo è necessario il dovuto studio e la totale immedesimazione con lo spirito di un’epoca ormai andata. Non direi che per me è stato difficile, anzi è un’inclinazione naturale. Rispetto a un’ambientazione contemporanea, laddove tutto è conosciuto poiché da noi vissuto direttamente, quella storica, con le sue zone d’ombra, offre infiniti spunti di fascino e suggestione.

Descrive, con dovizia di particolari, riti e credenze. Dove recupera i dettagli riguardo queste pratiche antiche?

Le fonti delle mie ricerche sono state sia di tipo documentale che testimonianze dirette. Anche se può sembrare di conoscere un argomento o un determinato aspetto della vita, non sarà comunque sufficiente per scriverci un libro. Ad esempio, ho sempre sentito raccontare storie di cogas, fanno parte della mia infanzia e quindi della mia vita, ma è stato comunque necessario sviscerare l’argomento, comprenderlo dal punto di vista storico, religioso e antropologico, scoprire quanto rimane oggi in Sardegna di questa leggenda antichissima. Recuperare informazioni utili a volte non è semplice, ma non è forse questo il bello della ricerca?

La Sardegna con i suoi antichi misteri è sempre il fulcro dei suoi libri. Ci può raccontare riguardo l’amore per questa isola e per la magia che si annida nelle vecchie credenze tramandate di padre in figlio?

L’amore che mi lega alla Sardegna credo traspaia in modo inequivocabile dai romanzi che ho scritto. È un amore che cerca di rimanere immutato anche davanti alle tante ombre che si annidano nella mia terra e che alla fine riesce a trovare in queste motivo per rafforzarsi. Io sono quella che sono perché sono sarda, perché la tradizione, gli usi e i costumi, la lingua dei miei avi ha forgiato il mio spirito e il mio sistema di pensiero. Raccontare la Sardegna in modo sincero e onesto non sarà mai superfluo.

Tutto ruota, nei suoi libri, intorno alle figure femminili. Donne forti ma anche sfortunate, colpite da un oscuro destino, dal fato che le rende diverse. Cosa sente di dirci, riguardo le protagoniste dei suoi romanzi?

Sono protagoniste che sanno essere vere e proprie eroine perché non hanno paura di ammettere timori e debolezze. La loro forza non è scontata, piuttosto è una qualità che intendono dimostrare strada facendo, pagina dopo pagina. Partono dal fondo, da un’esistenza che sembra predestinata, ma proprio per questo la risalita fino alla vetta è una conquista tanto sofferta quanto meritata. La vita non fa sconti a nessuno, si cade ma la vera forza sta nel sapersi risollevare. Nora, Lucia e Ianetta, le mie protagoniste, sono a mio avviso un esempio di come l’essere umano sa trovare in sé la forza di riscattarsi dalle proprie origini e con determinazione costruirsi un’esistenza migliore.

Quando inizia a scrivere, ha già in mente il finale o la conclusione arriva mano a mano che la scrittura procede?

Per me scrivere un libro è un po’ come costruire un castello: se non segui un progetto che dalle fondamenta ti porti al tetto non riuscirai a concludere la tua creazione. Ci vuole metodo e il metodo nasce dall’esperienza; è l’esperienza che imbriglia l’ispirazione, o il talento, e gli permette di esprimere al massimo le sue potenzialità. Quando scrivo so dove la storia mi condurrà; ciò che non so è il come ci arriverò ed è proprio questa imprevedibilità che amo più di ogni altra cosa.

I suoi libri veicolano un messaggio? Se sì, quale?

Una storia non nasce mai fine a se stessa. Nasce perché vuoi raccontare un’idea, una visione o un concetto che è dentro di te e preme per essere comunicato al mondo. Non è qualcosa che puoi programmare e la storia non è un pretesto per affrontare il tema sociale del momento. Per me non funziona così. Diciamo che avere la storia e accorgersi che veicola certi temi importanti è un tutt’uno. Nei miei romanzi è contenuto più di un messaggio. Forse quello che più ho a cuore è il tema del diverso, dell’emarginato che riconosce in sé i propri punti deboli e sa tramutarli attraverso un processo di crescita in punti di forza, in proprie specialità e unicità.

Quali sono i suoi riferimenti letterari?

Posso dire che i riferimenti letterari sono cambiati a seconda del periodo della vita che stavo attraversando. I grandi maestri li ho trovati nella letteratura italiana, così come in quella inglese, americana, russa, e naturalmente sarda. Ogni libro che ho letto, bello o brutto che fosse, ha saputo impartirmi una lezione. Amo tutti i generi letterari, ma solitamente i miei riferimenti non sono gli autori, bensì i libri e ognuno per un motivo diverso: Jane Eyre, L’isola di Arturo, Il Gattopardo, L’esclusa, Delitto e castigo, Il giovane Holden, Canne al vento, Giro di vite, Villette, La ragazza con l’orecchino di perla… (la lista è lunga).

Leggeremo presto qualcosa di nuovo?

Sì, è in arrivo il mio terzo romanzo. Con questo romanzo ho voluto raccontare qualcosa che nessun altro ha mai raccontato. Fino ad ora è stata la mia sfida più grande.

La domanda che non ho fatto…

Le è piaciuta l’intervista? Sì, immensamente.

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