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A teatro “Il corpo delle donne” racconta le loro storie. Riflessioni sulla violenza di genere

Il corpo delle donne è il titolo della rappresentazione teatrale, portata in scena al teatro San Francesco di Tortolì il 25 novembre 2016, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e messa in scena dall’Associazione Rossolevante in collaborazione con il Centro Antiviolenza Mai Più Violate di Tortolì. Un’iniziativa nata dalla volontà di dar voce, anche se simbolicamente, alle donne uccise dall’uomo che avrebbe dovuto amarle.

Il teatro è parso il contesto più idoneo per condividere con la comunità ogliastrina un fenomeno – quello della violenza di genere – che occorre prevenire e contrastare con un’educazione che assicuri un ascolto amorevole, attento e sincero nei confronti della figura femminile.
Lo spettacolo teatrale, andato in scena sei volte, ha coinvolto gli spettatori, in modo diretto e concreto nella conoscenza di un fenomeno sociale che ancora fatica a essere riconosciuto e compreso emotivamente.

Il corpo delle donne, in primo piano, a rendere pubblica una memoria che, solo a posteriori, si è voluta ascoltare e legittimare “per comprenderne la fragilità… l’immensa tristezza… la paura di far rumore in tanto dolore… il rispetto per la sofferenza”come riferiscono alcune delle attrici. Nella condivisione si creano empatia e desiderio di liberare queste emozioni, attraverso un gesto simbolico ma riparatore “restituirle almeno la voce…” e ritrovare una solidarietà femminile fino a quel momento assente. “Su quel palco c’era tutta la rabbia, la rassegnazione, l’ingenuità, l’impotenza, la volubilità, l’illusione, la paura”. Parole che portano l’attenzione alle emozioni, alle percezioni, con le quali le donne rappresentate si sono relazionate nel corso della loro esistenza: solitudine, sofferenza, rinuncia, abbandono, amore per la vita.

Voci che hanno urlato, prima fiduciose poi scoraggiate, ripetutamente, la loro paura e il loro dolore; lentamente affievolite, fino al silenzio imposto con la forza. Storie di aiuto negato, di risposte tardive, di indifferenza sociale e familiare.
Perché il corpo? Perché comunica, sempre, in ogni istante, a completamento e integrazione della parola; silenzioso; oltre la volontà cosciente, come gesto, istintivo e spontaneo. Appartiene al tempo, ne è funzione. Preserva le esperienze vissute. Cambia, si trasforma, racconta ciò che vive: pensieri, emozioni, bisogni. Non rinnega il passato e non occulta il presente. Sensibile e cosciente. Eppure… spesso non ne abbiamo un buon contatto, ne siamo realmente consapevoli.
Un corpo violato parla di offese e aggressioni tanto fisiche quanto psicologiche, perché è un tutt’uno, una simbiosi, tra aspetti biologici e mentali.
Anche questo, in qualche modo, ha voluto raccontare lo spettacolo teatrale, nell’avvicinare e rendere partecipe il pubblico al fenomeno della violenza di genere. Un corpo che, narrando la vita delle donne uccise, sollecitasse emozioni, sensazioni e riflessioni in coloro che assistevano. «Mi ha colpito la sensibilità espressa nel raccontare storie cariche di pathos. Ricordo, infatti, che, nonostante la sala fosse gremita, gli spettatori erano in silenzio. Bisogna ringraziare le attrici e i registi Juri Piroddi e Sergio Cadeddu, abili protagonisti nel trasmettere la trasversalità della violenza di genere. Una bellissima rappresentazione. Ritengo che bisogna continuare a lavorare con particolare determinazione, sia da un punto di vista sociale che politico», afferma il sindaco Massimo Cannas.
Le operatrici del Centro Antiviolenza ringraziano i registi e le donne che, nel ruolo di attrici, hanno sperimentato e condiviso cosa sente e come vive colei che è vittima di violenza. Un compito difficile, ma assolto con grande sensibilità. Un impegno umano che ha coinvolto la comunità in un gesto di solidarietà, accoglienza e ascolto e grazie al quale numerose persone hanno potuto conoscere e contattare il centro.
Conclude il regista Sergio Cadeddu: «Credo che la violenza di genere debba essere affrontata con una campagna di sensibilizzazione costante promossa in primo luogo da tutti i soggetti istituzionali e soprattutto dalla scuola, investendo risorse e ricorrendo a modalità che rendano attive (e non parlo solo del teatro) le persone di qualsiasi età e fascia sociale coinvolte. La virtù, come diceva Aristotele, deve essere vissuta, come un abito che a furia di indossarlo ci fa sentire a nostro agio. Così, rimuovere la violenza, è possibile quando in ogni nostra azione, anche quella che ci sembra del tutto insignificante, non se ne annida nessuna traccia».

Anna Lisa Lai, Paola Diana.

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