Se nell’immaginario collettivo il mirto è per eccellenza la bevanda dei fine pasto dei lunghi pranzi sardi, per Ignazio Locci è una diversa maniera di fare impresa. Sciroppo, composta e semifreddo di mirto, tutti rigorosamente analcolici, sono i prodotti del lavoro nel mirteto nella località “Sa Spadula” a Jerzu.
Gli impieghi fuori dalla Sardegna, dalla Lombardia al Trentino, impegnano per nove lunghi anni Ignazio Locci, che racconta “sono partito con l’idea di tornare e dalle mie esperienze ho imparato ad allontanare tutti i pregiudizi”. Così Ignazio nella sua isola torna davvero, nel 2003, svolgendo diversi lavori nei villaggi turistici.
Nel 2013 l’idea del mirteto. «Vengo da un contesto di viticoltori» racconta Locci «ho imparato a lavorare la terra e ho deciso di sfruttare il mirto a modo mio». In poco meno di un ettaro Ignazio Locci pianta 1021 mirti, nel 2015 nasce l’azienda agricola nella quale si possono contare oggi circa 1700 piantine. Tra i risultati più esaltanti ottenuti da Ignazio Locci c’è sicuramente la produzione di miele di mirto. «Ci vuole tanta pazienza nel mio lavoro» racconta «ma attraverso alcuni accorgimenti ho capito come far produrre il nettare al mirto» e «ho confezionato 12 chilogrammi di miele, una novità assoluta» conclude.
Ed è proprio questo amore per la natura che ci circonda il messaggio che Ignazio vuole far passare e tra i più saggi ascoltatori ha trovato i bambini.
“Mangio mirto e campo cent’anni” è lo slogan scelto per “Mirteto84”, con la consapevolezza di voler tornare alle tradizioni del passato e alla semplicità della vita di quelli che oggi sono i centenari.