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Sulle ronde anti-elemosina. Il parere dello psicologo

elemosina immagine simbolo

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Crea un coro di proteste l’iniziativa del parroco della chiesa di San Paolo a Cagliari, di istituire un nucleo di vigilanza anti-elemosina.

Da un lato chi si appella alle questioni caritatevoli di principio teme minacciosi retaggi squadristi appartenenti al passato, dall’altra chi è stato testimone di ciò che avviene quotidianamente fuori e dentro la chiesa, parla con cognizione di causa. Queste due fazioni schierate a favore o contro il provvedimento preso dal parroco, dovrebbero trovare un punto di incontro. E quale miglior punto se non appellarsi al rispetto della religiosità di chi è credente? Racconterò due vicende, una delle quali vede come protagonista la chiesa stessa di San Paolo, episodi che hanno a che vedere col pluralismo, il multiculturalismo e il rispetto.

Recandomi in chiesa di primo mattino, trovai il portone aperto e un insolito vociare all’interno. Entrai, e mi vennero incontro degli zingari che prontamente mi assediarono chiedendomi soldi. Da una rapida occhiata in giro notai altri cinque che si aggiravano tra i banchi e la navata centrale, chiacchierando tra di loro ad alta voce. A una prima impressione non mi parve fossero entrati per pregare.

Un’altra volta durante una celebrazione notai la presenza di un questuante dentro la chiesa ad assistere la messa. Per conto suo in silenzio, guardava le persone attorno, ma quasi sul finire della messa si accostò alle persone che aveva più vicine e iniziò a chiedere soldi con una certa insistenza.

In un’altra area geografica, quando entrai in una moschea a Istanbul, all’ingresso l’ispezione sul semplice vestiario fu molto rigorosa: delle pronte donne musulmane chiedevano di coprire braccia, gambe, capelli di visitatori in tenuta da mare, in modo che fossero conformi alle regole del posto. Non vidi scene come quelle sopra descritte dentro la moschea, e penso che nessuno ne vedrà mai.

Il confine dell’accettare chi viene da situazioni o culture differenti dalle nostre, viene valicato quando chi chiede l’elemosina smette di rispettare il credente e i nostri luoghi di culto. Il Vaticano è trincerato dietro alte mura e piantonato da guardie svizzere, a prova di questuanti o malintenzionati: certo, è la sede di un capo spirituale nonché un Capo di Stato, ma la sacralità, per chi ci crede, è la stessa della cappella del più povero villaggio africano. E come tale va rispettata, a meno di non rendere certi luoghi meno religiosi di altri.

 

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