Il Crogiuolo, in seno alla rassegna teatrale “La memoria, la parola” presenta sabato 11 aprile alle 21 presso l’Arco Studio lo spettacolo “Il sogno di una cosa. Quarant’anni dopo, Pasolini”.
Nella notte del 2 novembre 1975, quasi quattro decenni fa, si consumava il tragico epilogo della vita di Pier Paolo Pasolini: viene ucciso vicino a Ostia, in circostanze mai del tutto chiarite, probabilmente da uno dei “ragazzi di vita” che era solito frequentare, senza farne mistero. Si interrompe così, a 53 anni, il viaggio di uno degli intellettuali italiani più importanti, seppure discusso e controverso, del secolo scorso, e fra i più multiformi: poeta, romanziere, critico, polemista, autore teatrale, sceneggiatore e regista cinematografico.
Il Crogiuolo vuole ricordarlo, senza retorica alcuna, con una conferenza-spettacolo: “Il sogno di una cosa. Quarant’anni dopo, Pasolini”, che evoca nel titolo il primo romanzo dello scrittore bolognese. A curare e condurre la serata, secondo appuntamento della rassegna “La memoria, la parola, sabato 11 aprile, ore 21, all’Arco Studio di via portoscalas 17, Cagliari, Massimiliano Messina, giornalista e scrittore, con le letture di Mario Faticoni. “Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo”, disse Alberto Moravia nell’orazione funebre per l’amico Pier Paolo.
E a essere ricordato è, soprattutto, proprio il Pasolini poeta, da “Poesie a Casarsa”, in friulano (Casarsa era il paese di origine della amatissima madre), a “La meglio gioventù”, da “Le ceneri di Gramsci” a “Trasumanar e organizzar” (la poesia di impegno civile). I versi pasoliniani – con alcune “perle” rare – fanno da fil rouge, per insertare nella serata anche i suoi romanzi (“…abbiamo perduto anche un romanziere. Il romanziere delle borgate, il romanziere dei ragazzi di vita, della vita violenta…”, ancora Moravia); i suoi film (…abbiamo perso un regista che tutti conoscono… fu la lezione del cinema migliore europeo…”), gli “Scritti corsari” (…abbiamo perduto un saggista… aveva un’attenzione per i problemi sociali del suo paese, per lo sviluppo di questo paese…”). “Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe esser sacro”. Queste parole Moravia le fece scorrere quasi quarant’anni fa: era il 5 novembre del 1975. Era un’altra Italia, nel bene e nel male, quella che PPP, comunque, non avrebbe voluto. Come, ancor di più e decisamente, quella di oggi.