ogliastra.vistanet.it

Moda. Intervista a Carolina Emme, designer di Loceri

Svolgere un lavoro con passione è una fortuna che non tutti hanno. Ma è anche vero che spesso il nostro cammino è segnato da doverose scelte e assunzioni di responsabilità. È il caso di Carolina Emme ( Carolina Angius), giovane designer emergente. Classe 1989, è cresciuta a Loceri e ha poi studiato e fatto esperienza a Milano presso l’Istituto di Moda Burgo e in vari atelier per imparare l’arte del taglio e del cucito.

 

Da dove nasce la passione per la moda?

 

Ho memoria di me bambina, in quei caldi, lunghi pomeriggi estivi, che passavo giornate intere a disegnare, colorare e progettare abiti per le “signorine”, come le chiamavo. Con l’adolescenza è subentrata un po’ di confusione: la nostra provincia non offre molte “occasioni” a livello artistico, così ho ripiegato su un buon liceo, nella speranza di poter fare altro in seguito. La fortuna è stata dalla mia solo all’ultimo momento: stavo per partire per Padova per studiare giornalismo quando mia mamma trovò un’Accademia di moda a Cagliari che permetteva di seguire le lezioni lì e poi finire a Milano. E allora via! Partita per fare la stilista!

 

Cosa ti ha convinto fino in fondo a prendere questa strada e soprattutto a scegliere quest’Accademia?

 

In Sardegna c’è scarsità di scelta e anche di qualità, ma allo stesso tempo andare fuori dall’isola è molto dispendioso: le università private sono un salasso e la vita nelle grandi città molto costosa. Se ho tenuto duro, lo devo a mia madre e alla mia cocciutaggine. Sono ancora convinta di aver fatto la scelta giusta, per fortuna! Sono fermamente convinta di voler fare la stilista e di continuare a creare abiti per le mie amate signorine!

 

Oggi si può fare strada in questo settore? L’Italia si è sempre distinta nella moda: è ancora così? Che ruolo e garanzie hanno i giovani in questo? 

 

Nessuna garanzia. Indubbiamente è una roulette: sei un artista, come tale dovrai farti strada. Bisogna avere, oltre al talento, anche una bella dose di fortuna. Sarò molto franca: per emergere in questo settore, ci vogliono anche tanti soldi, oltre alle qualità. Oppure, qualcuno che investe su di te avendo le risorse a disposizione. L’Italia è ancora una tra le più grandi nazioni della moda, ma i giovani non sono assolutamente agevolati. Siamo costretti ad espatriare o a fare doppi lavori per fare ciò che amiamo e contemporaneamente riuscire a pagare le bollette.

 

Credi che i giovani sardi abbiano ancora il mito del posto fisso?

 

Forse si, ma non posso biasimarli. Siamo stati allevati con latte, biscotti  e il mantra “Se ti laurei avrai poi un posto di lavoro in banca”. Ormai non è più così: chiunque può fare qualunque cosa con il proprio mestiere e venire rispettato per questo. Noi giovani oggi abbiamo una grande cosa: la libertà di scegliere di fare ciò che ci piace, seguendo le nostre vocazioni. Non è vero che se non hai il titolo di Dottore non farai mai niente nella vita. Andatelo a dire a Coco Chanel, a Gordon Ramsey, a Salvatore de Riso. Quindi sì, penso che bisogna avere un po’ di coraggio ed essere risoluti nelle proprie scelte, senza lasciarsi trasportare dal flusso, o dai pareri. So che non è facile ma se si crede nel proprio sogno, nelle proprie capacità…si è già fatto metà del lavoro.

 

Torniamo alla moda. A che livello è questo settore in Sardegna? 

 

Il livello? Non c’è una cultura di fondo e inoltre, ci ostiniamo a non volerla capire o apprendere. Qui la figura dello stilista o quella del sarto, sono la stessa. C’è una tale confusione sulle professioni di questo ambiente che, molte volte, ti viene voglia di mollare tutto e fare altro. Qualcosa si muove in Sardegna, questo sì, ma per ora è sempre una piccola cerchia di persone. Siamo pochi, ma piano piano spero si diventi sempre più.

 

Che obiettivi ti poni come stilista?

 

Parlare di obiettivi mi pare pretenzioso, visto che ancora non sono una stilista full time. Ma una sorta di mission la ho. Come marchio vorrei riuscire ad affermarmi come alternativa di qualità alla filosofia delle grandi catene low cost, dove non sempre il prezzo è così basso come vogliono farci credere, e dove raramente si ha un prodotto di buona fattura e durevole nel tempo. Vorrei riportare nella quotidianità delle donne la praticità e la bellezza dei tagli semplici, attraverso tessuti di prima scelta interamente naturali o comunque con una grossa percentuale di tessuti naturali, oltre l’80%, come minimo.

 

A quale target di rivolgi?

 

Mi rivolgo ad una donna giovane, anche giovanissima, che voglia apparire contemporanea, senza perdere la propria vena romantica e femminile, che desidera esaltare la propria fisicità, a prescindere dalla sua taglia. Un altro mio punto fermo del marchio sono i dettagli: anche il capo più semplice può essere impreziosito da un solo bottone, purché sia selezionatissimo e assolutamente originale.

 

Sogno nel cassetto?

 

Aprire un Atelier tutto mio: piccolo, vintage, accogliente, dove poter campare della mia arte, senza troppe pretese. Continuare a fare ciò che amo in serenità, senza nemmeno troppi sogni di gloria come li avevo fino a poco tempo fa. Se viene la fama ben venga, altrimenti andrà bene lo stesso. In realtà, vorrei anche avere una famiglia oltre ad una carriera.

 

Per conoscere il tuo lavoro, dove possiamo trovarti?

 

Exit mobile version