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12 febbraio, Giornata Mondiale contro l’uso dei bambini soldato. La terribile storia di Pablo

Il 12 febbraio è la Giornata Mondiale contro l’uso dei bambini soldato. Le Nazioni Unite hanno identificato 14 paesi dove è ancora presente un massiccio arruolamento di bambini soldato: Afghanistan, Colombia, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Iraq, Mali, Myanmar, Nigeria, Filippine, Somalia, Sud Sudan, Siria e Yemen. Non esiste una statistica ufficiale – è un fenomeno volutamente nascosto – ma, secondo le stime sono più di 30mila gli arruolamenti documentati a partire dal 2012.  Solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più diffuso. In tutto il mondo, si stima che 1 bambino su 6 sia toccato da un conflitto. E il numero di quelli costretti ad andare in guerra è in aumento.

Ecco la storia del piccolo Pablo, due anni nelle mani delle milizie in Congo. “Ero molto giovane. E un giorno stavo tornando dai campi con mamma e papà e siamo stati presi in un’imboscata da un gruppo armato chiamato “Mayi-Mayi”. Hanno minacciato i miei genitori, li hanno picchiati. E mi hanno portato via nella foresta”. Nella Repubblica Democratica del Congo, i bambini sono spesso usati come scudi umani durante il conflitto. “I momenti più difficili erano durante i combattimenti, quando dovevamo andare a combattere”, continua il giovane. “Ma era anche molto difficile trovare qualcosa da mangiare, trovare un posto per dormire. E c’era un vero problema per quanto riguarda l’assistenza medica. Non c’era assistenza. Se ti ammalavi, non potevi andare all’ospedale. Dovevi trovare cose nella foresta che ti potessero curare”.

Pablo ha avuto la fortuna di avere una seconda possibilità: è riuscito a entrare in un programma di riabilitazione in cui ha imparato a fare il falegname. Ma con il numero di conflitti in aumento, si stima che centinaia di migliaia di bambini rimarranno bloccati in un ciclo infinito di violenza. Senza via d’uscita.

 

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