C’era un’epoca in cui il colle di Bonaria non era solo un punto panoramico sulla città, ma il silenzioso trampolino da cui gli aragonesi scrutavano la Cagliari pisana, arroccata nel suo indomito Castel di Castro — l’attuale Castello. Proprio lì, dove oggi svetta il santuario mariano, gli spagnoli avevano piantato la loro roccaforte. Una fortezza del Trecento che il tempo, implacabile, ha sgretolato, lasciando spazio alla Basilica, alla sua cupola e alla maestosa scalinata che tutti conoscono.
Quasi tutti, però. Perché c’è un sopravvissuto silenzioso che continua a vegliare sul colle: una torre campanaria, nascosta come un segreto troppo prezioso per mostrarsi ai passanti distratti. È l’ultimo frammento del Castello di Bon Ayre, il quartier generale dell’assedio aragonese. Un pezzo di Medioevo rimasto in piedi per testardaggine o per destino.
Di quella fortificazione, oggi, restano solo briciole di pietra — abbastanza, però, da fermare nel 2014 il progetto della villa che Patrick Head, storico protagonista della Formula 1, voleva costruire tra via Milano e via Taranto. Un ritrovamento inatteso che trasformò un cantiere in una battaglia legale.
La torre, ora, appare monca e difficilmente visibile dall’esterno, se non da qualche angolo ben preciso nei pressi di via Caboni. Sta lì, riparata dall’ombra della Basilica e del convento dei mercedari, come un guardiano dimenticato che continua a raccontare — a chi sa cercarla — la sua storia di assedi, rovine e resistenza.

