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Marilena Lionetti, una sarda in giro per il mondo: «Continuerò a viaggiare. Ma tornerò sempre da te, mia amata Sardegna»

Marilena Lionetti

Marilena Lionetti

A cura di Massimiliano Perlato

Ci sono persone che viaggiano per vedere il mondo e altre che viaggiano per conoscersi. Marilena Lionetti appartiene alla seconda categoria. Psicologa clinica e specializzanda in psicoterapia a orientamento psicoanalitico, interprete LIS e anima nomade, Marilena è una donna nata dall’incontro di due terre forti e poetiche — la Sardegna e la Puglia — ma cresciuta a Milano, dove ha imparato la velocità e il distacco. Dentro di sé, però, non ha mai smesso di sentire il richiamo della lentezza, del silenzio e dell’essenzialità dell’isola che chiama “casa”.

Per lei, viaggiare è un atto d’amore, un modo per entrare in contatto con la parte più autentica dell’altro, per leggere il linguaggio invisibile dell’umanità. Ogni luogo visitato è diventato un capitolo del suo viaggio interiore, un tassello della sua evoluzione personale.

Il primo grande viaggio di Marilena è stato in India, un Paese che, dice, le ha “cambiato la vita”. Tra contrasti estremi, povertà e luce, ha imparato che la spiritualità non è fuga dal mondo, ma presenza totale, anche di fronte al dolore. «L’India — racconta — ti costringe a chiederti cosa sia davvero essenziale.»

Il Kenya, invece, è diventato per lei un grande amore. Per cinque anni vi ha lavorato come volontaria laica, tornando ogni volta con il cuore pieno e un po’ ferito. «Lì ho imparato a spogliarmi del superfluo, a riconoscere la ricchezza nelle cose semplici. L’Africa ti accoglie, ti abbraccia, ti abita.»
Mama Afrika le ha insegnato la gratitudine, la condivisione, il valore della lentezza. Le ha mostrato che la ricchezza non si misura in beni, ma in sguardi e gesti.

In Brasile, Marilena ha scoperto l’energia contagiosa della gente, la musica come battito vitale, la generosità spontanea. «Una famiglia mi aprì la porta di casa come se mi aspettasse — ricorda —. Ho capito che la generosità non dipende da quanto si ha, ma da quanto si è disposti a condividere.»

Il Messico l’ha stregata con i suoi contrasti e la sua spiritualità colorata. Nella chiesa di San Juan Chamula, dove antichi riti maya convivono con simboli cristiani, Marilena ha assistito a un rituale che le ha mostrato la profondità con cui quel popolo vive il sacro. «Lì ho imparato che la vita, per essere piena, deve saper danzare anche con la morte.»

La Giamaica le ha insegnato che la gioia può essere una forma di spiritualità. Tra reggae, filosofia rastafariana e lentezza consapevole, ha riscoperto il valore del vivere con poco, rispettando la natura e la libertà. Davanti alla tomba di Bob Marley, cantando con ragazzi locali, ha sentito la musica trasformarsi in preghiera.

Negli Stati Uniti ha incontrato i paradossi della modernità: la libertà come promessa e la solitudine come prezzo. Da New York a San Francisco, da Las Vegas a Los Angeles, ha visto come la ricerca dell’immagine conviva con il desiderio di autenticità. «È un Paese che ti fa specchiare in ciò che mostri e in ciò che nascondi.»

Il Marocco, profumato di spezie e vento, è stato una sorpresa. Nei volti delle persone, nei mercati e nel deserto del Sahara, Marilena ha trovato un senso di casa. «Seduta accanto al fuoco, sotto il cielo stellato, ho sentito la pace di chi sa di essere parte di qualcosa di immenso.»

Bosnia e Serbia le hanno svelato la bellezza della resilienza. Sarajevo e Belgrado, terre di ferite e rinascite, le hanno insegnato che la malinconia non è tristezza, ma consapevolezza. «Sono Paesi che continuano a credere nell’alba anche dopo la notte.»

In Thailandia ha viaggiato da sola, imparando la fiducia e l’ascolto. In Giappone, invece, ha trovato la perfezione dei gesti, la disciplina del sentire e, inaspettatamente, l’amore. È lì che ha incontrato Plinio, il suo compagno di vita, un legame nato tra le luci di Shinjuku e divenuto radice tra Puglia e Sardegna.

Tra tutti i luoghi visitati, uno solo può chiamare casa: la Sardegna. È l’isola dei legami veri, delle notti d’estate passate a parlare in strada, dei profumi di mirto e pane caldo. «La Sardegna — dice — è la mia geografia interiore: il punto da cui parto e a cui, inevitabilmente, ritorno.»
Nelle sue parole c’è la nostalgia dell’isola, ma anche la gratitudine di chi ha imparato che partire non significa fuggire, e che ogni viaggio, per quanto lontano, ha senso solo se ti riporta alle tue radici.

Marilena Lionetti è l’immagine di una generazione di sardi cosmopoliti: anime in movimento, con il mare negli occhi e la terra nel cuore. Viaggia per conoscere il mondo, ma porta sempre con sé il profumo del mirto e il vento del maestrale. Perché, come scrive lei stessa, “tornerò sempre da te, mia amata Sardegna.”

Marilena Lionetti

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