Dopo oltre un quarto di secolo, il mercato civico di Sant’Elia abbassa definitivamente le serrande. Aperto l’8 dicembre 1998, era stato per anni un presidio di socialità e commercio, punto di incontro per residenti e commercianti di uno dei quartieri popolari più simbolici di Cagliari.
Negli ultimi tempi il mercato aveva perso progressivamente linfa vitale, fino a restare attivo con soli tre concessionari: due di loro hanno deciso di chiudere i box per sempre, mentre il terzo si trasferirà al mercato civico de Is Bingias a Pirri. La chiusura segna così la fine di una storia fatta di voci, profumi e quotidianità che per oltre vent’anni ha accompagnato la comunità.
L’addio al mercato ha suscitato amarezza e riflessione. «Oggi sono stato al mercato di Sant’Elia, è il suo ultimo giorno. Ho visto un mercato che chiude, che muore. O chiude tutta la città?» commenta Enrico Lobina, ex consigliere comunale e attivista cagliaritano. «Per tante cose non mi piace come è cambiata Cagliari e come sta cambiando. Di sicuro è una città non per chi ci abita e per chi ci vuole venire a vivere ed è una lavoratrice, un lavoratore, una giovane o un giovane. Però ci vedremo al prossimo bar che apre al centro, dove una birra costa 8 euro!»
Il mercato di Sant’Elia non era soltanto un luogo di acquisti: rappresentava una parte della memoria collettiva del quartiere, un microcosmo dove si intrecciavano storie di famiglie, piccole economie locali e relazioni di vicinato. La sua chiusura non è solo la fine di una struttura, ma un segnale più ampio del cambiamento urbanistico e sociale che attraversa Cagliari, sempre più segnata dal contrasto tra la spinta turistica e le necessità quotidiane dei residenti.
Ora resta la domanda: cosa succederà agli spazi lasciati vuoti? E soprattutto, quale futuro per i quartieri popolari, in una città che sembra trasformarsi sempre più in vetrina turistica, a scapito dei luoghi della vita quotidiana?